«Potrebbe essere / converrebbe che» + ?
Moderatore: Cruscanti
«Potrebbe essere / converrebbe che» + ?
Ciao a tutti, vorrei sapere quale tra queste frasi è corretta:
Potrebbe essere che sia/fosse accaduto qualcosa.
Converrebbe che sia/fosse come dici tu.
Potrebbe essere che sia/fosse accaduto qualcosa.
Converrebbe che sia/fosse come dici tu.
Ho sempre saputo che il condizionale presente si comporta come il presente indicativo ai fini della consecutio; quindi via libera al congiuntivo presente nella subordinata (sia). È però vero che nel primo esempio la reggente con "potrebbe" tollera anche il congiuntivo imperfetto.
Attendiamo comunque pareri più autorevoli...
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- Animo Grato
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- Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11
Io direi potrebbe essere che sia accaduto qualcosa (in assenza di contesto; il potrebbe essere che fosse accaduto riesco a immaginarlo - come ipotesi abbastanza astratta - solo come un "passato del passato") e converrebbe che fosse. Ma è pur vero che, da quando ho scoperto che si può dire vorrei che sia, molte mie granitiche convinzioni si sono incrinate...
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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- Francesco94
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- Iscritto in data: lun, 15 ott 2018 13:06
- Località: Roma, Italia
Concordo con Animo Grato sui tempi verbali delle subordinate scelti.
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La norma di alcuni decenni fa affermava che dopo il condizionale presente, se seguìto dal congiuntivo, quest'ultimo dovesse essere concordato al tempo imperfetto (anche con riferimento al presente).
«Penserei che ti stessi sbagliando» (riferimento al presente).
Oggidì, il congiuntivo imperfetto - se riferito al presente - è ammesso solo dopo i verbi indicante desiderio e/o volontà:
«Vorrei che tu fossi qui»
«Vorrei che tu facessi una cosa per me»
Dunque, non comprendo come sia possibile il congiuntivo presente posposto ad un condizionale presente d'un verbo come "volere" o "desiderare".
Il Treccani - con mia somma sorpresa - è cauto nell'esporsi con una regola precisa; difatti usa avverbi come "spesso" e verbi come "prevalere", facendo intendere che ambedue consecutio tempora sono ammesse.
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Nonostante il mio orecchio "giovane", trovo incorretto l'uso del congiuntivo presente dopo un verbo 'di desiderio'.Ma è pur vero che, da quando ho scoperto che si può dire vorrei che sia, molte mie granitiche convinzioni si sono incrinate...
La norma di alcuni decenni fa affermava che dopo il condizionale presente, se seguìto dal congiuntivo, quest'ultimo dovesse essere concordato al tempo imperfetto (anche con riferimento al presente).
«Penserei che ti stessi sbagliando» (riferimento al presente).
Oggidì, il congiuntivo imperfetto - se riferito al presente - è ammesso solo dopo i verbi indicante desiderio e/o volontà:
«Vorrei che tu fossi qui»
«Vorrei che tu facessi una cosa per me»
Dunque, non comprendo come sia possibile il congiuntivo presente posposto ad un condizionale presente d'un verbo come "volere" o "desiderare".
Il Treccani - con mia somma sorpresa - è cauto nell'esporsi con una regola precisa; difatti usa avverbi come "spesso" e verbi come "prevalere", facendo intendere che ambedue consecutio tempora sono ammesse.
Legga qui. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Francesco94
- Interventi: 100
- Iscritto in data: lun, 15 ott 2018 13:06
- Località: Roma, Italia
La ringrazio molto, Marco, per il collegamento ipertestuale fornitomi per maggior chiarezza sull'uso del congiuntivo presente in una subordinata posposta ad un condizionale presente.
Difatti, ammetto che quegli esempi sono corretti ed usati; tuttavia, ciò che è più significante è il fatto che le due costruzioni hanno un significato distinto a secondo dell'enfasi che il parlante vuole mettere sull'azione (il desiderio e/o la volontà) - dettaglio a cui non avevo fatto caso fino ad ora.
Oltretutto, il Treccani fa le stesse considerazioni del Professore Serianni usando - infatti - avverbi di frequenza, lasciando intendere che ambedue le costruzioni sono corrette e non da proscrivere.
Francesco
Difatti, ammetto che quegli esempi sono corretti ed usati; tuttavia, ciò che è più significante è il fatto che le due costruzioni hanno un significato distinto a secondo dell'enfasi che il parlante vuole mettere sull'azione (il desiderio e/o la volontà) - dettaglio a cui non avevo fatto caso fino ad ora.
Oltretutto, il Treccani fa le stesse considerazioni del Professore Serianni usando - infatti - avverbi di frequenza, lasciando intendere che ambedue le costruzioni sono corrette e non da proscrivere.
Francesco
- Animo Grato
- Interventi: 1384
- Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11
Perdoni il fuori tema, ma non posso fare a meno di osservare che:Francesco94 ha scritto:[A]mbedue consecutio tempora sono ammesse.
1) dopo ambedue in funzione aggettivale è obbligatorio l'articolo: ambedue le mani;
2) la consecutio temporum è un sistema, quindi non ci sono due, tre, quattro, "enne" "consecutio temporum, ma solo due, tre, quattro, n casi specifici di concordanza;
3) in italiano l'espressione consecutio temporum è, ragionevolmente, invariabile. In latino il suo plurale non è *consecutio tempora ma, semmai, consecutiones temporum.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
- Francesco94
- Interventi: 100
- Iscritto in data: lun, 15 ott 2018 13:06
- Località: Roma, Italia
Gentile Animo Grato,
La ringrazio per avermi fatto notare le mie distrazioni. Le faccio notare che:
1) Errore di digitazione. Non è stato volontario. Ambedue è sinonimo di «entrambi/e».
Per avvalorare ciò che ho scritto poc'anzi, La rimando all'intervento successivo di questa discussione:
2) Ciò che volevo scrivere era che ambedue le costruzioni - correlazioni dei tempi - sono ammesse.
3) Errore di digitazione. Ho letto (anche se molto raramente) che si può anche dire «consecutio temporis»; dunque, non volevo pluralizzare il termine dato che so benissimo che è invariabile. Mi rendo conto ora che «consecutio temporis» non è corretto. Si dice «consecutio temporum».
Cordialmente.
La ringrazio per avermi fatto notare le mie distrazioni. Le faccio notare che:
1) Errore di digitazione. Non è stato volontario. Ambedue è sinonimo di «entrambi/e».
Per avvalorare ciò che ho scritto poc'anzi, La rimando all'intervento successivo di questa discussione:
[...] lasciando intendere che ambedue le costruzioni sono corrette e non da proscrivere.
2) Ciò che volevo scrivere era che ambedue le costruzioni - correlazioni dei tempi - sono ammesse.
3) Errore di digitazione. Ho letto (anche se molto raramente) che si può anche dire «consecutio temporis»; dunque, non volevo pluralizzare il termine dato che so benissimo che è invariabile. Mi rendo conto ora che «consecutio temporis» non è corretto. Si dice «consecutio temporum».
Cordialmente.
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