«Dal nome (di)» o «a nome»?
Moderatore: Cruscanti
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«Dal nome (di)» o «a nome»?
Salve,
“una bella ragazza dal nome Francesca” ,
“una bella ragazza dal nome di Francesca” o
“una bella ragazza a nome Francesca”?
Vi ringrazio per l’attenzione e attendo le vostre opinioni.
Alla prossima domanda…
[/b]
“una bella ragazza dal nome Francesca” ,
“una bella ragazza dal nome di Francesca” o
“una bella ragazza a nome Francesca”?
Vi ringrazio per l’attenzione e attendo le vostre opinioni.
Alla prossima domanda…
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- Francesco94
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- Località: Roma, Italia
I puristi biasimavano il tipo a nome Giovanni, prefererendo a esso di nome Giovanni. È invece nell’uso sin dalla fine del Trecento; non v’è quindi ragione di proscriverlo. E la doppia possibilità, con di e a, può tornare utile in certi contesti per evitare ripetizioni ravvicinate della stessa preposizione.
ESEMPI
«Rimase di Giovanni di Bartolo una fanciulla femmina a nome Andriuola...» (Moretti, Ricordi)
«C’era una volta un mercante di Livorno, padre di tre figlie a nome Assunta, Carolina e Bellinda.» (Calvino, Fiabe italiane)
ESEMPI
«Rimase di Giovanni di Bartolo una fanciulla femmina a nome Andriuola...» (Moretti, Ricordi)
«C’era una volta un mercante di Livorno, padre di tre figlie a nome Assunta, Carolina e Bellinda.» (Calvino, Fiabe italiane)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Francesco94
- Interventi: 100
- Iscritto in data: lun, 15 ott 2018 13:06
- Località: Roma, Italia
Forse non userei neanche di nome nel parlato informale. Non so, ma non mi suonerebbe molto spontaneo un enunciato del tipo Ieri ho incontrato una ragazza di nome Giovanna... Si direbbe, credo, piú probabilmente, Ieri ho incontrato una ragazza... si chiama Giovanna.
La variante a nome è senza dubbio piú letteraria, ma non certo antiquata.
La variante a nome è senza dubbio piú letteraria, ma non certo antiquata.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Gentile Marco, grazie della risposta. Le chiedo se ci fu una replica a questi interventi di un mezzo secolo fa:
evitare le espressioni un uomo a nome Mario, una donna a nome Teresa;meglio un uomo di nome Mario, che si chiama Mario, una donna di nome Teresa (Gianni Cesana, I 3000 più comuni errori di italiano)
Comunque, un forumista di nome slurp97 non riuscirei a scriverlo (un saluto ai cretesi).Altri, aggravando l'erróre, dicono: un tale a nome Giovanni, una donna a nome Terèsa, e sim.; invéce dovrà dirsi: un tale di nome Giovanni, una donna di nome Terèsa. (Aldo Gabrielli, Dizionario linguistico moderno: guida pratica per scrivere e parlar bene)
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
Si tratta dei cosiddetti errori fantasma. Gli stessi puristi condannavano anche, tra l’altro, due volte al giorno, pasta al sugo, insieme a, ecc., secondo un’errata concezione della grammatica e della lingua, perché alla grammatica preesiste la lingua e la grammatica ne è – o ne dovrebbe essere – la codificazione in base al suo miglior uso. Applicando, invece, il metodo per cosí dire cartesiano, si crede di seguire la logica e di essere nel vero; ma è un falso vero.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Già, val più la pratica della grammatica. Ma se gli stessi grammatici tra di loro non sono concordi sul miglior uso?
Io ad esempio vorrei conoscere i nomi di chi si firma a nome slurp97 o toppogigio. Si può?
Grazie ancora.
Io ad esempio vorrei conoscere i nomi di chi si firma a nome slurp97 o toppogigio. Si può?
Grazie ancora.
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
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