Dizionari della lingua italiana
Moderatore: Cruscanti
Dizionari della lingua italiana
Propongo qui una mia personale valutazione dei dizionari italiani al fine di «guidare» chi, indeciso, approdasse a queste plaghe. Non possiedo l’ultima versione di tutti, e indico tra parentesi l’edizione cui fo riferimento; senza data le edizioni finora uniche o, nel caso del Dardano, senz’indicazione della data (!). Ogni commento sarà gradito.
Battaglia (1961-2003)
Dizionario storico della nostra lingua, in ventun volumi piú un supplemento (e l’indice degli autori), costituisce un monumento della lessicografia italiana. Permette di seguire la storia d’ogni singola parola attraverso le doviziose citazioni letterarie. È particolarmente minuziosa la cura nelle definizioni, che danno conto dell’ampio ventaglio semantico d’ogni vocabolo. Acquistabile, a un prezzo pari al valore dell’opera, presso le agenzie UTET.
Dardano (?)
Preciso, per gli stranieri che ci seguono, che si pronuncia Dàrdano. Un vocabolario di taglio tradizionale, dal lemmario ricco, ma senza tratto distintivo. L’esemplificazione non è abbondante, ma soddisfacente. Direi che l’interesse di questo dizionario risiede negli articoli linguistici, inserti di notevole fattura e interesse.
De Agostini (già Sàndron) (1990)
Forse l’ultimo dizionario a avvertire il consultatore sulla norma, è un’opera pregevole e precisa, con una buona esemplificazione e degli inserti (riquadri) che spiegano le differenze tra sinonimi (per es. inabile/inetto, invenzione/scoperta, caparbio/cocciuto/irremovibile/ostinato/pervicace/testardo). Magari non registra l’ultima americanata, ma per l’italiano è accuratissimo.
De Felice-Duro (1993)
Il mio professore (dovrei dire Maestro) lo definiva «il frutto migliore della lessicografia italiana dei nostri tempi». Considerarlo solo l’editio minor del Treccani sarebbe ingiusto: è un’opera mirabile, dall’esemplificazione abbondante, e dalle definizioni non solo accurate ma anche provviste di calibrate indicazioni sull’àmbito d’uso. Per l’ampia trattazione delle voci, il lemmario è però (e per forza) piú ridotto rispetto alla media dei vocabolari monovolume.
De Mauro (2000)
Offre una trattazione oculata dell’uso e dà ampio spazio alle polirematiche, ossia sintagmi fissi, sequenze non alterabili (come limite di guardia, per es.) alla fine della trattazione d’una voce. È senza dubbio il dizionario monovolume piú ricco di lemmi. Da rimproverare il lassismo nei confronti degli errori piú diffusi: non è questo, secondo me, il ruolo d’un vocabolario. Consultabile in linea (senza l’etimologia e altre cose). Riduzione del GRADIT in sei volumi e un supplemento, che contiene soprattutto parole forestiere.
Devoto-Oli (2004-2005)
Leggendario per le sue definizioni quasi letterarie, quest’edizione non vien meno alla tradizione se non in piccole cose, come gli scarsi rimandi dai forestierismi agli equivalenti italiani e nell’omettere alcune indicazioni di pronuncia (del che mi meraviglio: clamorosa l’omissione di [io] centellíno a favore dell’unico, e forviante, [io] centèllino). Rimane comunque un eccellente dizionario. La versione in due volumi registra termini scientifici che non si trovano altrove.
DIR (Dizionario Italiano Ragionato)
Questo è particolare. Registra le parole per famiglie. Per esempio, sotto il lemma principale imprevedere, trovate raggruppati (con relativa trattazione) imprevedibile, imprevedibilità, imprevedibilmente, impreveduto, imprevidente, imprevidenza, imprevisto, improvido, improvvidamente, improvvidenza, improvvido, improvvisamente. Interessanti le definizioni dei termini piú propriamente culturali.
Gabrielli (1989, edizione in due volumi; diversa quella, postuma, monovolume)
L’ho detto e ridetto: l’ultimo dizionario normativo, purtroppo ora difficilmente reperibile sul mercato. Preziose le informazioni sulle reggenze, e assolutamente straordinaria per dovizia l’esemplificazione, quasi sempre d’autore. Il dizionario per chi vuole risposte certe.
Garzanti (1987)
Da allora a oggi rimane un dizionario buono (meglio prima, però). C’è poco da dire, anche perché è consultabile in linea (mediante registrazione gratuita) e ognuno se ne può fare un giudizio. Dispiace solo che al rigore scientifico debbano cedere le necessità commerciali legate alla registrazione strombazzantemente pubblicizzata di quelle voci americane che tutti conoscono o fingono di conoscere.
Palazzi (1986)
Di stampo puristico, dalle definizioni scarne e dalla scarsa esemplificazione, ha tuttavia il pregio d’un apparato sinonimico e antonimico fra i migliori. Non so nulla dell’ultima edizione.
Sabatini-Coletti (1997)
Il dizionario che ho consigliato a molti. È particolarmente curato per quanto riguarda le reggenze verbali e le congiunzioni testuali. Buona l’esemplificazione e anche le note fuori testo in fin di voce. Per quel che vale la mia opinione, lo raccomando.
Zingarelli (1986)
Già lo dissi: i dizionari sono come i ristoranti, se cambia il cuoco cambia tutto. Lo Zingarelli fu il mio primo vocabolario e non posso dimenticarlo. L’undicesima edizione è bellissima anche per le trascrizioni fonetiche di Piero Fiorelli, che dà qualche variante. Non so quanto valga lo Zingarelli 2006.
Tirando le somme, oltre ai vocabolari consultabili in rete, mi sento di poter affermare che ogni amante della lingua dovrebbe possedere almeno uno dei dizionari non disponibili in rete gratuitamente. Solo il confronto e il gusto condurranno l’utente alla propria individuale scelta espressiva.
Ma di là da queste considerazioni va sottolineata una cosa: i dizionari e i loro utenti hanno visioni diverse del ruolo che esso ha da svolgere. Per i lessicografi, si tratta di «fotografare» la realtà linguistica; per gli utenti, si tratta, invece, di «affidarsi all’autorità del dizionario», che sancisce o condanna. Tra questi due estremi sarebbe auspicabile una via di mezzo: il raccomandare questo o quello. Se la libertà assoluta può anche essere un bene, una guida spassionata, per quei pochi che ogni tanto aprono un vocabolario, non può certo essere un male.
Battaglia (1961-2003)
Dizionario storico della nostra lingua, in ventun volumi piú un supplemento (e l’indice degli autori), costituisce un monumento della lessicografia italiana. Permette di seguire la storia d’ogni singola parola attraverso le doviziose citazioni letterarie. È particolarmente minuziosa la cura nelle definizioni, che danno conto dell’ampio ventaglio semantico d’ogni vocabolo. Acquistabile, a un prezzo pari al valore dell’opera, presso le agenzie UTET.
Dardano (?)
Preciso, per gli stranieri che ci seguono, che si pronuncia Dàrdano. Un vocabolario di taglio tradizionale, dal lemmario ricco, ma senza tratto distintivo. L’esemplificazione non è abbondante, ma soddisfacente. Direi che l’interesse di questo dizionario risiede negli articoli linguistici, inserti di notevole fattura e interesse.
De Agostini (già Sàndron) (1990)
Forse l’ultimo dizionario a avvertire il consultatore sulla norma, è un’opera pregevole e precisa, con una buona esemplificazione e degli inserti (riquadri) che spiegano le differenze tra sinonimi (per es. inabile/inetto, invenzione/scoperta, caparbio/cocciuto/irremovibile/ostinato/pervicace/testardo). Magari non registra l’ultima americanata, ma per l’italiano è accuratissimo.
De Felice-Duro (1993)
Il mio professore (dovrei dire Maestro) lo definiva «il frutto migliore della lessicografia italiana dei nostri tempi». Considerarlo solo l’editio minor del Treccani sarebbe ingiusto: è un’opera mirabile, dall’esemplificazione abbondante, e dalle definizioni non solo accurate ma anche provviste di calibrate indicazioni sull’àmbito d’uso. Per l’ampia trattazione delle voci, il lemmario è però (e per forza) piú ridotto rispetto alla media dei vocabolari monovolume.
De Mauro (2000)
Offre una trattazione oculata dell’uso e dà ampio spazio alle polirematiche, ossia sintagmi fissi, sequenze non alterabili (come limite di guardia, per es.) alla fine della trattazione d’una voce. È senza dubbio il dizionario monovolume piú ricco di lemmi. Da rimproverare il lassismo nei confronti degli errori piú diffusi: non è questo, secondo me, il ruolo d’un vocabolario. Consultabile in linea (senza l’etimologia e altre cose). Riduzione del GRADIT in sei volumi e un supplemento, che contiene soprattutto parole forestiere.
Devoto-Oli (2004-2005)
Leggendario per le sue definizioni quasi letterarie, quest’edizione non vien meno alla tradizione se non in piccole cose, come gli scarsi rimandi dai forestierismi agli equivalenti italiani e nell’omettere alcune indicazioni di pronuncia (del che mi meraviglio: clamorosa l’omissione di [io] centellíno a favore dell’unico, e forviante, [io] centèllino). Rimane comunque un eccellente dizionario. La versione in due volumi registra termini scientifici che non si trovano altrove.
DIR (Dizionario Italiano Ragionato)
Questo è particolare. Registra le parole per famiglie. Per esempio, sotto il lemma principale imprevedere, trovate raggruppati (con relativa trattazione) imprevedibile, imprevedibilità, imprevedibilmente, impreveduto, imprevidente, imprevidenza, imprevisto, improvido, improvvidamente, improvvidenza, improvvido, improvvisamente. Interessanti le definizioni dei termini piú propriamente culturali.
Gabrielli (1989, edizione in due volumi; diversa quella, postuma, monovolume)
L’ho detto e ridetto: l’ultimo dizionario normativo, purtroppo ora difficilmente reperibile sul mercato. Preziose le informazioni sulle reggenze, e assolutamente straordinaria per dovizia l’esemplificazione, quasi sempre d’autore. Il dizionario per chi vuole risposte certe.
Garzanti (1987)
Da allora a oggi rimane un dizionario buono (meglio prima, però). C’è poco da dire, anche perché è consultabile in linea (mediante registrazione gratuita) e ognuno se ne può fare un giudizio. Dispiace solo che al rigore scientifico debbano cedere le necessità commerciali legate alla registrazione strombazzantemente pubblicizzata di quelle voci americane che tutti conoscono o fingono di conoscere.
Palazzi (1986)
Di stampo puristico, dalle definizioni scarne e dalla scarsa esemplificazione, ha tuttavia il pregio d’un apparato sinonimico e antonimico fra i migliori. Non so nulla dell’ultima edizione.
Sabatini-Coletti (1997)
Il dizionario che ho consigliato a molti. È particolarmente curato per quanto riguarda le reggenze verbali e le congiunzioni testuali. Buona l’esemplificazione e anche le note fuori testo in fin di voce. Per quel che vale la mia opinione, lo raccomando.
Zingarelli (1986)
Già lo dissi: i dizionari sono come i ristoranti, se cambia il cuoco cambia tutto. Lo Zingarelli fu il mio primo vocabolario e non posso dimenticarlo. L’undicesima edizione è bellissima anche per le trascrizioni fonetiche di Piero Fiorelli, che dà qualche variante. Non so quanto valga lo Zingarelli 2006.
Tirando le somme, oltre ai vocabolari consultabili in rete, mi sento di poter affermare che ogni amante della lingua dovrebbe possedere almeno uno dei dizionari non disponibili in rete gratuitamente. Solo il confronto e il gusto condurranno l’utente alla propria individuale scelta espressiva.
Ma di là da queste considerazioni va sottolineata una cosa: i dizionari e i loro utenti hanno visioni diverse del ruolo che esso ha da svolgere. Per i lessicografi, si tratta di «fotografare» la realtà linguistica; per gli utenti, si tratta, invece, di «affidarsi all’autorità del dizionario», che sancisce o condanna. Tra questi due estremi sarebbe auspicabile una via di mezzo: il raccomandare questo o quello. Se la libertà assoluta può anche essere un bene, una guida spassionata, per quei pochi che ogni tanto aprono un vocabolario, non può certo essere un male.
- Freelancer
- Interventi: 1930
- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
Re: Dizionari della lingua italiana
A questo proposito, Marco, dato che lei conosce bene l'inglese le segnalo un libro che ho appena cominciato a leggere, Language & Human Nature, di Mark Halpern, che, come scrive nella presentazione Jacques Barzun, "...is, to the best of my knowledge, the first thorough discussion of the pros and cons of this debate [between prescriptivists and descriptivists]".Marco1971 ha scritto:Ma di là da queste considerazioni va sottolineata una cosa: i dizionari e i loro utenti hanno visioni diverse del ruolo che esso ha da svolgere. Per i lessicografi, si tratta di «fotografare» la realtà linguistica; per gli utenti, si tratta, invece, di «affidarsi all’autorità del dizionario», che sancisce o condanna. Tra questi due estremi sarebbe auspicabile una via di mezzo: il raccomandare questo o quello. Se la libertà assoluta può anche essere un bene, una guida spassionata, per quei pochi che ogni tanto aprono un vocabolario, non può certo essere un male.
Infatti ho appena inziato la sezione sui dizionari, a proposito dei quali Halpern svolge considerazioni molto simili a quelle da lei qui esposte.
C’è qualcosa di paradossale: la persona comune consulta il dizionario per ottenere una risposta al proprio dubbio (ortografico, ortoepico, grammaticale) e il dizionario, il piú delle volte, non lo soddisfà (anche ammettendo che la persona sappia come utilizzarlo; non mi crederete, ma io ho avuto anche docenti incapaci di servirsi del dizionario!), perché al consultatore offre spesso e volentieri solo uno specchio. 
Idealmente, a parer mio, dovremmo descrivere sí l’uso, ma segnalare anche quali sono le forme preferibili e quelle da evitare. Diversamente, come può l’utente meno preparato che confida nel dizionario formarsi la propria coscienza linguistica?

Idealmente, a parer mio, dovremmo descrivere sí l’uso, ma segnalare anche quali sono le forme preferibili e quelle da evitare. Diversamente, come può l’utente meno preparato che confida nel dizionario formarsi la propria coscienza linguistica?
Be', insomma, non è vero che siano del tutto inutili. In genere le persone consultano il vocabolario per conoscere la reggenze o la grafia o il plurale di parole comuni: per questo, vanno tutti bene.
Certo, dare qualche indicazione un po' piú precisa anche nei (pur minoritari) casi non inequivocabili sarebbe opportuno.
Certo, dare qualche indicazione un po' piú precisa anche nei (pur minoritari) casi non inequivocabili sarebbe opportuno.

Ho forse detto che sono «del tutto inutili»?Federico ha scritto:Be', insomma, non è vero che siano del tutto inutili.
Chi apre il Devoto-Oli alla voce appropriare non viene informato della reggenza piú corretta appropriarsi qualcosa (è segnalata solo quella, maggioritaria, con di). Il De Mauro registra sopratutto (con una sola t) come semplice variante di soprattutto, senz’avvertire che è forma errata. Il Garzanti dà due plurali di valigia, valigie e valige, senza specificare che la seconda è grafia meno raccomandabile. Bastino questi tre esempi a dimostrare che non tutti i dizionari «vanno bene», almeno per chi tiene a una certa proprietà.Federico ha scritto:In genere le persone consultano il vocabolario per conoscere la reggenze o la grafia o il plurale di parole comuni: per questo, vanno tutti bene.
Poco ci mancava, almeno a quanto avevo (fra)inteso.Marco1971 ha scritto:Ho forse detto che sono «del tutto inutili»?
Sí, certo, concordo pienamente; dico solo che si usa il vocabolario anche per dubbi molto piú banali, che generalmente vengono perfettamente risolti.Marco1971 ha scritto:Bastino questi tre esempi a dimostrare che non tutti i dizionari «vanno bene», almeno per chi tiene a una certa proprietà
Anche perché la massima parte dei parlanti (e per la buona parte dei possessori di vocabolari) ha delle per cosí dire "deficienze linguistiche" tali che un sopratutto, un appropriarsi di o un valige appaiono francamente trascurabili...

Ah, ho dimenticato di farle i complimenti e ringraziarla per questa utilissima guida ai dizionari, che sicuramente mi tornerà molto utile.
E' verissimo Marco. Pochi giorni orsono ho guardato proprio le parole valigia e ciliegia ed ho notato che non dà "valige" come errore.
Cercavo di capire perchè adesso si trovi sempre più spesso "provincie" e pensavo che il lontano ricordo che avevo di quella regoletta delle due lettere prima della "i" non fosse giusto.
In effetti comunque, siccome io uso il vocabolario per togliermi dei dubbi, molto spesso resto insoddisfatto sia per le spiegazioni, sia per la difficoltà di consultazione. Che sollievo saper che non sono l'unico ad avere qualche problema...
Che serva un vocabolario : Italiano/Dizionario - Dizionario/Italiano ?
Cordialità.
Cercavo di capire perchè adesso si trovi sempre più spesso "provincie" e pensavo che il lontano ricordo che avevo di quella regoletta delle due lettere prima della "i" non fosse giusto.
In effetti comunque, siccome io uso il vocabolario per togliermi dei dubbi, molto spesso resto insoddisfatto sia per le spiegazioni, sia per la difficoltà di consultazione. Che sollievo saper che non sono l'unico ad avere qualche problema...
Che serva un vocabolario : Italiano/Dizionario - Dizionario/Italiano ?
Cordialità.
...un pellegrino dagli occhi grifagni
il qual sorride a non so che Gentucca.
il qual sorride a non so che Gentucca.
Di nulla.Federico ha scritto:Ah, ho dimenticato di farle i complimenti e ringraziarla per questa utilissima guida ai dizionari, che sicuramente mi tornerà molto utile.

Per provincie e simili, rimando a un mio vecchio intervento nelle chiuse stanze della Crusca.Fabio48 ha scritto:Cercavo di capire perchè adesso si trovi sempre più spesso "provincie" e pensavo che il lontano ricordo che avevo di quella regoletta delle due lettere prima della "i" non fosse giusto.

Ma infatti lei Fabio è uno di quegli «italiani che badano anche alle sottigliezze della lingua», come dice Marco; in quanto stimerebbe la popolazione che ha una sensibilità e conoscenza linguistica inferiore alla sua? 95, 98% ?Fabio48 ha scritto:Che sollievo saper che non sono l'unico ad avere qualche problema...
Su provincie (grazie, Marco, per il rimando), non ho notato una frequenza maggiore del solito; nel già citato DPEF (scritto evidentemente a piú mani), ad esempio, avevo trovato entrambe le grafie.
Caspita Federico.
Non credevo di far parte di una minoranza così esigua.
Se fosse proprio così... bè, ne sarei piuttosto fiero e mi sento ancora più gratificato dal fatto che questo apprezzamento venga da un forum come questo.
Grazie. Grazie davvero.
Non credevo di far parte di una minoranza così esigua.
Se fosse proprio così... bè, ne sarei piuttosto fiero e mi sento ancora più gratificato dal fatto che questo apprezzamento venga da un forum come questo.
Grazie. Grazie davvero.
...un pellegrino dagli occhi grifagni
il qual sorride a non so che Gentucca.
il qual sorride a non so che Gentucca.
Se considera che si stimano in decine di milioni i "semianalfabeti" in Italia e i laureati saranno il 20% e anche di questi la maggior parte non conosce l'italiano... ridurrei la minoranza di cui lei fa parte forse anche all'1%. Che son comunque 600.000 persone, però! Qui siamo in 100.Fabio48 ha scritto:Caspita Federico.
Non credevo di far parte di una minoranza così esigua.

Pare che le case editrici abbiano deciso di liberare spazio nei magazzini buttando fuori i vecchi dizionari: si veda ad esempio le vendite a metà prezzo in IBS.it.
Per chi abita a Milano, poi, segnalo che nella libreria di via Dante è possibile acquistare (fra l'altro):
il Gabrielli monovolume a 15€;
il Devoto-Oli 2002-2003 con CD a 25€;
il Garzanti 2004 a 30€;
il De Agostini a 13€.
Per chi abita a Milano, poi, segnalo che nella libreria di via Dante è possibile acquistare (fra l'altro):
il Gabrielli monovolume a 15€;
il Devoto-Oli 2002-2003 con CD a 25€;
il Garzanti 2004 a 30€;
il De Agostini a 13€.
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 2 ospiti