Sushi, yoga e burka neppure allora.Ferdinand Bardamu ha scritto: ven, 25 ott 2019 12:34 Se con forestierismo intendiamo qualunque parola proveniente da una lingua europea moderna, allora climax non è un forestierismo.
I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
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I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
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I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
C’è differenza tra una lingua moderna, europea o no (comunque il veicolo d’introduzione di forestierismi di lingue estraeuropee è solitamente l’inglese), e le due lingue classiche alla base della nostra cultura e del nostro lessico.
Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
Sul piano storico ha ragione Lei (e sono d'accordo sul fatto che latinismi e grecismi - in quest'ordine - siano prioritariamente più tollerabili), ma fonotatticamente sono comunque forestierismi.Ferdinand Bardamu ha scritto: ven, 25 ott 2019 18:21 C’è differenza tra una lingua moderna, europea o no (comunque il veicolo d’introduzione di forestierismi di lingue estraeuropee è solitamente l’inglese), e le due lingue classiche alla base della nostra cultura e del nostro lessico.
Ha fatto bene ad aprire il filone.
Ultima modifica di G.B. in data sab, 26 ott 2019 16:03, modificato 1 volta in totale.
G.B.
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Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
Senza dubbio. Tant’è che, per esempio, fòro è meglio di forum e curricolo è meglio di curriculum.
Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
Dal momento che fonotatticamente sono comunque forestierismi, come vi regolate con la pronuncia? La ricostruita (restituta) la ritenete troppo affettata o ritenete abbia senso in ragione di ciò, per marcare l'estraneità alla fonotassi italiana?
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Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
L’impiego della pronuncia restaurata non ha ragion d’essere se non come divertimento personale o tentativo d’una rievocazione storica.
È cosí piana e naturale e lontana da ogni ombra di affettazione, che i Toscani mi pare, pel pochissimo che ho potuto osservare parlando con alcuni, che favellino molto piú affettato, e i Romani senza paragone.
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Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
Ma, soprattutto, alcuni di questi latinismi sono di epoca medievale o comunque tarda, per cui la pronuncia restituta non ha alcun senso.
Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
Concordo, la domanda l'ho posta perché ci sono tentativi di metodo Ørberg anche nei licei nostrani (in Germania è già più frequente), che di suo non prevederebbe necessariamente quella pronuncia, per le ovvie ragioni dette da Infarinato, eppure quei rari professori in grado (speriamo) di tentarlo nelle nostre scuole adottano fieramente quella pronuncia: https://www.academia.edu/33188690/Metod ... _vademecum
in cui si legge addirittura:
in cui si legge addirittura:
Laddove, come al Fermi, è attivo tale percorso liceale, infatti, è risultato fondamentale optare per la pronuncia restituta e non mettere al corrente i ragazzi del tipo di metodologia usata, dato che non esistono classi analoghe dove si opera diversamente.
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Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
Che poi bisogna vedere se codesti docenti sono veramente in grado di rendere non solo la quantità vocalica o altre banalità come la pronuncia sempre velare di c e g, la pronuncia semiconsonantica di u V (da scriversi sempre cosí!) etc., ma anche sottigliezze quali la nasalizzazione in ‑m, ‑nf‑, ‑ns(-), la pronuncia genuinamente labiovelare di qu, la pronuncia «peculiare» del nesso gn, la sottile differenza di qualità vocalica che si accompagna alle differenze di quantità… 

Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
Non necessariamente per marcare l'estraneità alla fonotassi italiana. Questione, per esempio, di rigore scientifico.✺✺✺ ha scritto: ven, 05 lug 2024 10:33 Dal momento che fonotatticamente sono comunque forestierismi, come vi regolate con la pronuncia? La ricostruita (restituta) la ritenete troppo affettata o ritenete abbia senso in ragione di ciò, per marcare l'estraneità alla fonotassi italiana?
G.B.
Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
Esemplificando?G.B. ha scritto: ven, 05 lug 2024 13:15Non necessariamente per marcare l'estraneità alla fonotassi italiana. Questione, per esempio, di rigore scientifico.
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Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
Non credo che serva rigore scientifico per pronunciare rara avis o ex aequo…G.B. ha scritto: ven, 05 lug 2024 13:15 Non necessariamente per marcare l'estraneità alla fonotassi italiana. Questione di rigore scientifico.
Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
Nel mio personale modo di vedere la cosa, bisogna perlomeno ambire a una pronuncia quanto piú accurata (almeno ammettere che non si è accurati), tenendo conto di tutte le variabili. È certamente piú comodo sottrarsi allo studio dell’Allen e del Canepari, ma non per questo dev’essere la via migliore. Poi io parlo soprattutto (ma non esclusivamente) di un contesto didattico (universitario o liceale) o accademico, non dell’uso comune.
Dipende, appunto. Essendo locuzioni latine, sono entrambe passibili di «restaurazione»/«ricostruzione». Non deve passare l'idea che restaurare/ricostruire significhi solo «riportare alla pronuncia latina classica».Ferdinand Bardamu ha scritto: ven, 05 lug 2024 14:39 Non credo che serva rigore scientifico per pronunciare rara avis o ex aequo…
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Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
Qui si parla però non di latino, ma di latinismi, di locuzioni o parole latine usate in enunciati italiani. A che pro cercare di restaurare o ricostruire una pronuncia in questo contesto linguistico? Che cosa dovremmo restaurare o ricostruire in rara avis, ex aequo?G.B. ha scritto: ven, 05 lug 2024 15:18 Dipende, appunto. Essendo locuzioni latine, sono entrambe passibili di «restaurazione»/«ricostruzione». Non deve passare l'idea che restaurare/ricostruire significhi solo «riportare alla pronuncia latina classica».
Re: I grecismi e i latinismi sono forestierismi?
Nessuno ha parlato di «dovere». Se mai trapela, da codeste domande, il non dovere. Immagino allora che i motivi per cui non si dovrebbe siano gli stessi dell’inglese: «il ridicolo o comunque la rottura dell’armonia dell’enunciazione». Ebbene, quali sono i benefici a fronte di tali costi (ammesso che il primo sia un costo fisso, che non è vero, e il secondo sia un costo, giacché uno potrebbe obiettare che la «rottura dell’armonia», chiarito che cosa sia, sia, invece, una ricchezza)? Se non altro, non fare uso di forestierismi:Ferdinand Bardamu ha scritto: ven, 05 lug 2024 15:57Qui si parla però non di latino, ma di latinismi, di locuzioni o parole latine usate in enunciati italiani. A che pro cercare di restaurare o ricostruire una pronuncia in questo contesto linguistico? Che cosa dovremmo restaurare o ricostruire in rara avis, ex aequo?G.B. ha scritto: ven, 05 lug 2024 15:18 Dipende, appunto. Essendo locuzioni latine, sono entrambe passibili di «restaurazione»/«ricostruzione». Non deve passare l'idea che restaurare/ricostruire significhi solo «riportare alla pronuncia latina classica».
Dunque, fuor di cèlia, la domanda sarà: qual è il beneficio di «citare»? Per esempio, la specificità: nel caso di rāră ăvĭs, si tratta di una citazione da Giovenale. Volendo richiamarne il contesto, o mirando a determinate connotazioni, potrò usare la pronuncia letteraria latina imperiale.Infarinato ha scritto: dom, 19 feb 2006 19:51 Un forestierismo crudo che non presenti [nemmeno] adattamento fonologico non è un forestierismo, ma, per dirla col Castellani, una «citazione», ovvero una parola straniera citata in un contesto italiano (1).
Per quanto mi riguarda, tutto dipende da che cosa si vuole fare. Poi se si fa male è un altro discorso: si tratterà di «latinismi» e non di «citazioni».
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(1) Mi scuso con Infarinato se ho appropriato due volte le sue parole. Non era per tirarlo in mezzo, ma mi occorreva concisione.
G.B.
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