«Pèsca» e «pésca»
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«Pèsca» e «pésca»
Da come leggo nel mio dizionario "Garzanti", il significato della parola "pesca" cambia a seconda, oltre che della frase o del contesto in cui viene impiegata, anche a seconda di come essa viene pronunciata: se infatti con l'accento grave significa "il frutto del pesco", con l'accento acuto invece significa "il pescare". Ebbene, poiché per molti meridionali risulta difficile e vocalmente snaturato pronunciare il vocabolo "pesca" con l'accento grave, se pronunciato con quello acuto è da considerarsi realmente errore di dizione o vi può benissimo sussistere l'attenuante delle origini meridionali di chi parla?
- Ferdinand Bardamu
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Re: «Pèsca» e «pésca»
A dire il vero, la mancata distinzione nella pronuncia di pesca non è propria soltanto del Meridione. Io dico /ˈpeska/ sia per il frutto sia per l’attività; credo che l’indistinzione si trovi anche in Lombardia, Piemonte e, in breve, in tutto il Settentrione.
È un «errore di dizione» —ma direi piuttosto una caratteristica di certe pronunce locali— che non dà àdito a fraintendimenti, essendo i due designati piuttosto differenti. Nel parlato quotidiano non vedo perché correggersi, se una delle due pronunce, con l’«aperta» o la «chiusa», non viene naturale. Per quanto mi riguarda, è una differenza di pronuncia che farei rispettare rigorosamente soltanto a doppiatori, annunciatori e giornalisti radiotelevisivi.
Un piccolo appunto: la parola non ha «accenti», gravi o acuti che siano, ma è pronunciata o con la vocale anteriore medio-alta (o «chiusa», come in vedi) o con la vocale anteriore semi-bassa (o «aperta», come in bello).
È un «errore di dizione» —ma direi piuttosto una caratteristica di certe pronunce locali— che non dà àdito a fraintendimenti, essendo i due designati piuttosto differenti. Nel parlato quotidiano non vedo perché correggersi, se una delle due pronunce, con l’«aperta» o la «chiusa», non viene naturale. Per quanto mi riguarda, è una differenza di pronuncia che farei rispettare rigorosamente soltanto a doppiatori, annunciatori e giornalisti radiotelevisivi.
Un piccolo appunto: la parola non ha «accenti», gravi o acuti che siano, ma è pronunciata o con la vocale anteriore medio-alta (o «chiusa», come in vedi) o con la vocale anteriore semi-bassa (o «aperta», come in bello).
Re: «Pèsca» e «pésca»
Sì, infatti ho notato che i conduttori televisivi sono più rigorosi in merito.
Re: «Pèsca» e «pésca»
Evidentemente, condivido il suo ben articolato intervento. È un peccato che "la gente" s'interroghi ben poco sul proprio linguaggio e sui "misteri" che esso comporta. Rimanendo a livelli molto superficiali. Certamente "pèsca" implica una "formazione" un po' particolare, ma tutti - "al nord" - pronunciamo con timbro aperto tutto quanto concerne la "Pèrsia" e gli aggettivi da essa derivati. Pur senza consapevolezza della banale connessione etimologica:Ferdinand Bardamu ha scritto: gio, 07 mag 2020 15:29 A dire il vero, la mancata distinzione nella pronuncia di pesca non è propria soltanto del Meridione. Io dico /ˈpeska/ sia per il frutto sia per l’attività; credo che l’indistinzione si trovi anche in Lombardia, Piemonte e, in breve, in tutto il Settentrione.
È un «errore di dizione» —ma direi piuttosto una caratteristica di certe pronunce locali— che non dà àdito a fraintendimenti, essendo i due designati piuttosto differenti. Nel parlato quotidiano non vedo perché correggersi, se una delle due pronunce, con l’«aperta» o la «chiusa», non viene naturale. Per quanto mi riguarda, è una differenza di pronuncia che farei rispettare rigorosamente soltanto a doppiatori, annunciatori e giornalisti radiotelevisivi.
Un piccolo appunto: la parola non ha «accenti», gravi o acuti che siano, ma è pronunciata o con la vocale anteriore medio-alta (o «chiusa», come in vedi) o con la vocale anteriore semi-bassa (o «aperta», come in bello).
https://en.wiktionary.org/wiki/pesca#Latin
Tra i "misteri" ci sono le varietà locali d'italiano effettivamente parlato. Che spesso risentono d'ipercorrezioni o d'influenze che non sono affatto semplicemente "locali". Né risultano - assai spesso - agevolmente determinabili.
Perché frequentemente non risultano direttamente collegate col sostrato dialettale. Mi limiterò a un solo esempio, ma frequentissimamente - "al nord" - la pronuncia, nei dialetti locali, di "pèsca" risulta aperta. Salvo, poi, "chiudersi" nell'italiano locale. Ad es., a Genova - e, più in generale, in Liguria - tutto quanto concerne la "Pèrsia" ha - in dialetto - pronuncia aperta. Consapevole e inconsapevole. Relativamente al frutto si dice "in pèrsegu" - dai "moderni" italianizzato in " 'na pèrsega" -, che sarebbe "in (mei) pèrsegu" = una mela della "Pèrsia". Spesso i frutti, non potendo essere "neutri", assumono in Liguria la morfologia maschile. E "pèrsa" - "pèrsega" in altri ambiti della regione linguistica - è la "maggiorana". Femminile in quanto "erba" anche in Liguria. Che, in questo caso, potrebbe essere "persiana" non tanto per la provenienza, quanto per la vividezza del colore dei fiori.
Includo la pagina dell'A.I.S. relativa per mostrare la diffusione delle pronunce tradizionali settentrionali aperte
- intendo dire che non è soltanto una mia impressione personale di "viaggiatore nordico" -:
https://www3.pd.istc.cnr.it/navigais-web/
- in realtà, occorre inserire la voce "pesco" o "pesca" nello spazio libero in alto -
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Re: «Pèsca» e «pésca»
Nell'italiano milanese sono entrambe «pèsca».
È difficile trovare una regola unica per tutto il Nord.
È difficile trovare una regola unica per tutto il Nord.
Re: «Pèsca» e «pésca»
A me napoletano esce estremamente forzato "pesca" con la "e" aperta. Quindi desisto e lo pronuncio sempre con la "e" chiusa 

Re: «Pèsca» e «pésca»
1) Certo, come pure nel caso dell'albero e anche in "pazzèsco"!valerio_vanni ha scritto: gio, 07 mag 2020 22:34 Nell'italiano milanese sono entrambe «pèsca».
È difficile trovare una regola unica per tutto il Nord.

Per chi fosse interessato inserisco un riferimento a una breve trattazione relativa all'italiano di Milano, che conferma anche la "neutralizzazione" - caratterizzata da timbro aperto - riferita:
http://www.treccani.it/enciclopedia/ita ... Italiano)/
2) Certo, è impossibile - né potrebbe avere senso - aspettarsi un comportamento uniforme. E la realtà lo conferma.
In questo caso specifico, sembrerebbe che l'italiano di Milano tratti allo stesso modo una stessa struttura di sillaba indipendentemente dai rispettivi etimi. Ma è difficile dirlo, perché - a differenza della pronuncia dell'italiano neutro in merito alla quale esistono numerosissimi studi che la pongono in relazione all'evoluzione storica della lingua a partire dal livello etimologico e ne indagano le "eccezioni" - per quanto riguarda le pronunce locali dell'italiano esistono soltanto brevi trattazioni a carattere prevalentemente descrittivo.
D'altronde, il "mondo della comunicazione" si avvale, a volte, delle "pronunce locali" come se potessero rappresentare caratteristiche di particolare "qualità" dei prodotti proposti.
In questo caso l'apertura di "e" - soltanto perché si tratta di sillaba "chiusa" (in conformità alla "norma locale") - e la pronuncia - non corretta (in tutti i sensi del termine!) - del fonema "r" da parte del bambino possono addirittura rendere non immediata la comprensione (soprattutto se si ascolta soltanto) anche per un pubblico "nordico":
https://www.youtube.com/watch?v=UD2lrwht6rk
P.S.: se effettivamente la pronuncia che si ascolta non fosse il risultato di apprendimento da "piccolo attore", un bambino che non fosse capace di articolare diversamente - nel cavo orale - il fonema /r/ e possedesse soltanto la realizzazione "estremamente ingombrante" - per la stessa comprensibilità dei suoi enunciati - che è stata registrata andrebbe accompagnato da un logopedista. Tenendo in considerazione anche l'importanza - particolarmente nell'età della crescita - di una corretta articolazione dei suoni nello sviluppo di adeguate capacità di relazione.
Ultima modifica di Ligure in data ven, 08 mag 2020 11:04, modificato 1 volta in totale.
Re: «Pèsca» e «pésca»
In questa parte d'Italia, vi è una chiara differenza di pronuncia fra pèsca (il frutto) e pésca (l'attività); lo stesso dicasi per accétta (scure) ed egli accètta (verbo); bòtte (percosse) e bótte (recipiente) con la o chiusa, e così via. Credo che queste pronunce rispecchino quelle dell'italiano standard, riportate nei varî dizionarî. .
Aggiungerei anche un altro paio di esempî piuttosto elementari in cui l'apertura o la chiusura della o e della e sembra essere fondamentale: è (verbo) ed e (congiunzione); ho (verbo) ed o (congiunzione).
Aggiungerei anche un altro paio di esempî piuttosto elementari in cui l'apertura o la chiusura della o e della e sembra essere fondamentale: è (verbo) ed e (congiunzione); ho (verbo) ed o (congiunzione).
Ultima modifica di olaszinho in data sab, 09 mag 2020 8:29, modificato 4 volte in totale.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.
Re: «Pèsca» e «pésca»
Invece passare dalla "e" aperta a quella chiusa sembra venire più naturale: ad esempio, nel caso del vocabolo "méttere" e suoi verbi derivati, chi si è abituato a pronunciarvi la "e" aperta può facilmente correggersi pronunciandola chiusa, come deve essere.
- Ferdinand Bardamu
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Re: «Pèsca» e «pésca»
È ancor piú curioso alla luce del fatto che pèsca, almeno nel mio dialetto veneto, è pèrsego. Ipotizzo che (sempre limitatamente al veneto) il sostantivo deverbale pésca, presente in entrambe le lingue, abbia funto da modello di pronuncia anche per il frutto, che invece in dialetto ha una forma diversa dall’italiano. La differenziazione della pronuncia non si è resa necessaria, data l’improbabilità di equivoci tra i due designati.Ligure ha scritto: gio, 07 mag 2020 18:13Certamente "pèsca" implica una "formazione" un po' particolare, ma tutti - "al nord" - pronunciamo con timbro aperto tutto quanto concerne la "Pèrsia" e gli aggettivi da essa derivati. Pur senza consapevolezza della banale connessione etimologica[.]
Re: «Pèsca» e «pésca»
Qui da me, invece, in dialetto napoletano pèsca è pèrseca (plurale pèrseche), con la "s" foneticamente tendente verso la "z" 

Re: «Pèsca» e «pésca»
Sí, se pure non mi risulta che gli autori abbiano espressamente trattato l'argomento, sono abbastanza convinto che l'acquisizione del termine italiano si sia svolta come lei ipotizza. E penserei pure a una possibile generalizzazione del suo ragionamento. Cioè, ad es., Milano avrebbe "pèsca" non tanto perché la voce dialettale locale abbia "è" - altrimenti, quasi tutte le pronunce locali settentrionali avrebbero "pèsca", come mostra l'A.I.S. (ma così non è) - quanto perché a Milano la pesca dei pesci era già "pèsca".Ferdinand Bardamu ha scritto: sab, 09 mag 2020 13:50È ancor piú curioso alla luce del fatto che pèsca, almeno nel mio dialetto veneto, è pèrsego. Ipotizzo che (sempre limitatamente al veneto) il sostantivo deverbale pésca, presente in entrambe le lingue, abbia funto da modello di pronuncia anche per il frutto, che invece in dialetto ha una forma diversa dall’italiano. La differenziazione della pronuncia non si è resa necessaria, data l’improbabilità di equivoci tra i due designati.Ligure ha scritto: gio, 07 mag 2020 18:13Certamente "pèsca" implica una "formazione" un po' particolare, ma tutti - "al nord" - pronunciamo con timbro aperto tutto quanto concerne la "Pèrsia" e gli aggettivi da essa derivati. Pur senza consapevolezza della banale connessione etimologica[.]
Mentre nel caso di "pesca" dei pesci si può ritenere che l'adeguamento col dialetto vi sia (stato). Ad es., a Milano il pesce è "pès" et c..
Ultima modifica di Ligure in data sab, 09 mag 2020 14:53, modificato 2 volte in totale.
Re: «Pèsca» e «pésca»
Praticamente in dialetto la "e" aperta mi riesce mentre in italiano no. Infatti Pèrseca, simile a Pèrsia per l'appunto, lo pronuncio perfettamente.
- Millermann
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Re: «Pèsca» e «pésca»
In ogni caso, sostenere che «i meridionali» pronuncino la «e» (o la «o») in un certo modo è impossibile: occorre prima distinguere tra le regioni in cui è in uso il vocalismo italo-romanzo (come Campania e Puglia) e quelle in cui ritroviamo il vocalismo siciliano o pentavocalico (Calabria e Sicilia).
Qui non esiste la distinzione tra le vocali [semi]chiuse e [semi]aperte, e abbiamo, nel caso della «e», un'unica vocale semiaperta, la cui apertura non è però uguale dappertutto, e può variare da aperta (come si sente spesso in Sicilia) a intermedia (come nella mia zona).
Ne avevamo parlato approfonditamente qui.
Per tornare al tema, nel mio dialetto la pesca è maschile, come in ligure: príëssicu /'priəssicu/ (che diventa femminile per l'influenza dell'italiano: príëssica), con metatesi (per>pre).
Invece «[io] pesco» si dice [ji'] piscu. Dunque, in questo come in altri casi, il dialetto conserva la distinzione fra il suono semiaperto (dittongo /iə/) e quello semichiuso (/i/), che però convergono entrambi, in italiano regionale, su un'unica vocale.
Qui non esiste la distinzione tra le vocali [semi]chiuse e [semi]aperte, e abbiamo, nel caso della «e», un'unica vocale semiaperta, la cui apertura non è però uguale dappertutto, e può variare da aperta (come si sente spesso in Sicilia) a intermedia (come nella mia zona).
Ne avevamo parlato approfonditamente qui.

Per tornare al tema, nel mio dialetto la pesca è maschile, come in ligure: príëssicu /'priəssicu/ (che diventa femminile per l'influenza dell'italiano: príëssica), con metatesi (per>pre).
Invece «[io] pesco» si dice [ji'] piscu. Dunque, in questo come in altri casi, il dialetto conserva la distinzione fra il suono semiaperto (dittongo /iə/) e quello semichiuso (/i/), che però convergono entrambi, in italiano regionale, su un'unica vocale.

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