
«Litchi»
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«Litchi»
Giustamente il nostro G. M., nel suo dizionarietto, riporta il sinonimo nefelio per l'albero da frutto e propone l'adattamento licci, ignorando però che tale adattamento è registrato già dal Garzanti. 

- Millermann
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Re: «Litchi»
In realtà esiste anche un altro adattamento, forse piú corretto e comune, che è lici.
In effetti, il suono rafforzato della c non si giustifica per una serie di motivi:
il nome inglese è lychee (pronuncia US: /ˈliːˌtʃiː/; UK: /ˈlaɪˌtʃiː/);
quello spagnolo è lichi;
quello francese litchi.
In esperanto, poi, s'è coniato Liĉio, e liĉiarbo per l'albero.
Evidentemente, in tutte le lingue la pronuncia è scempia. Perché mai noi dovremmo dire «licci»?
Sembra un'errata analisi del termine francese (ripreso pari pari dal nome scientifico) come se fosse inglese, con un raddoppiamento (tch) inesistente!
Tra l'altro, licci ha già un altro significato in italiano (plurale di liccio, una parte del telaio).
P.S. Vedo che il DiPI, a differenza del Treccani, dà giustamente la pronuncia scempia.
In effetti, il suono rafforzato della c non si giustifica per una serie di motivi:
il nome inglese è lychee (pronuncia US: /ˈliːˌtʃiː/; UK: /ˈlaɪˌtʃiː/);
quello spagnolo è lichi;
quello francese litchi.
In esperanto, poi, s'è coniato Liĉio, e liĉiarbo per l'albero.

Evidentemente, in tutte le lingue la pronuncia è scempia. Perché mai noi dovremmo dire «licci»?

Sembra un'errata analisi del termine francese (ripreso pari pari dal nome scientifico) come se fosse inglese, con un raddoppiamento (tch) inesistente!
Tra l'altro, licci ha già un altro significato in italiano (plurale di liccio, una parte del telaio).

P.S. Vedo che il DiPI, a differenza del Treccani, dà giustamente la pronuncia scempia.

In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
Re: «Litchi»
Non ricordo se gliel'ho già detto, ma comunque lo ripeto: lei per me è una piccola miniera d'oro!Daphnókomos ha scritto: dom, 05 lug 2020 15:10 Giustamente il nostro G. M., nel suo dizionarietto, riporta il sinonimo nefelio per l'albero da frutto e propone l'adattamento licci, ignorando però che tale adattamento è registrato già dal Garzanti.![]()

In questo caso io non ho una particolare preferenza per una forma o per l'altra, e la mia scelta si era basata appunto principalmente sull'indicazione del Treccani.Millermann ha scritto: dom, 05 lug 2020 18:44 In realtà esiste anche un altro adattamento, forse piú corretto e comune, che è lici. [...]
Mi sembra che qui il confronto con le altre lingue purtroppo ci aiuti poco:
• in spagnolo /ʧ/ non si raddoppia (e in generale si raddoppiano solo certe consonanti in casi particolari), quindi il fatto che sia scempia non ci fornisce un'indicazione; nell'adattamento dallo spagnolo, nei secoli scorsi, tendenzialmente si sarebbe usata la doppia;
• in francese (correggetemi se sbaglio) penso sia la stessa cosa, in questo caso (cioè non c'è un'opposizione tra doppia e scempia);
• in esperanto di norma le doppie si usano solo nell'incontro tra elementi compositivi (es. mallonge 'brevemente, in poco tempo', da mal- 'non' + longe 'in lungo, per lungo tempo'), ma non in una parola "semplice" (le eccezioni sono decisamente rare: l'unica che conosco* è finno), quindi anche questo non ci fornisce un'indicazione;
• l'unico forse è l'inglese, che avendo l'allungamento vocalico (o due vocali) prima della /ʧ/ può portarci a imitarlo foneticamente, [ˈliːʧi] (ma qui nel fòro sono stato criticato per badare agli aspetti fonetici negli adattamenti

Guardando i dizionari, trovo:
• per licci (del tutto adattato, o solo come pronuncia), i già citati Treccani e Garzanti, poi il Devoto-Oli, il Battaglia (che dà anche un antico licie) e Sapere (e anche l'Olivetti, anche se non lo stimo particolarmente

• per lici (solo come pronuncia), unicamente il DiPI.
[*PS (23.6.2022). A distanza di un paio d'anni, avendo studiato un po' l'esperanto, posso precisare che finno non è l'unico caso e ci sono altri termini con una doppia all'interno di radice (anche nel Fondamento zamenofiano, es. Ŝillero 'Schiller') ma sono comunque molto rari; al momento restano ai margini della fonotassi e non di rado tendendo a oscillare con forme più esperante senza la doppia (es. Buddo ~ Budao ~ Budho 'Budda', villo ~ vilao 'villa').]
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