Salve,
sono nuovo in questo sito. Spero di trovare tante persone con cui disquisire...
Comunque sia, mi piacerebbe alquanto che voi faceste un articolo analitico sulla proposizione con il verbo all'infinito preceduto dalla preposizione "da": come ad esempio "Questo esercizio è da fare entro martedì", "Anna perse lo sciroppo da bere quotidianamente", "Franco aveva da forbire tutta la casa" oppure "mi sembra un concetto invero difficile da comprendere…". In particolare, avrei un dubbio: nel dizionario Zanichelli, cercando la preposizione "da", viene scritto a proposito di questo costrutto che "da" introduce una proposizione finale; mentre altrove - come su Treccani: https://www.treccani.it/enciclopedia/pr ... aliana%29/ - si trova che la preposizione "da" introduce in questo caso una proposizione relativa. Mi piacerebbe altresì capire quali funzioni e quali valori abbia effettivamente il costrutto "da + infinito", ma anche nello specifico "essere da + infinito", “esserci da + infinito”, "avere da + infinito" e "aggettivo (come "difficile, troppo") da + infinito" o altre varianti, e le loro differenze. Avrei altre perplessità: questa costruzione “da + infinito” può essere tranquillamente intercambiabile con “a + infinito” in tutti i casi sopraccitati senza alcuna variazione -oltreché di registro-? Infine, il mio ultimo dubbio è: perché si adopera talora il si passivante/impersonale -quale dei due?- nel costrutto “da + infinito” o nella sua variante letteraria “a + infinito”? A mio parere si tratta di un pleonasmo perocché questi due costrutti tengono già una forma passiva: “Ci sono tre carote da pelare”=”Ci sono tre carote che debbono esser pelate”. Per quanto mi concerne, adunque, le frasi come: “Questo è in realtà difficile a farsi”, “Ci sono troppi documenti da affrontarsi”, “La filosofia è a esplicarsi a tutti” o “La materia da prepararsi è la seguente” sono equivalenti a “Questo è in realtà difficile a fare”, “Ci sono documenti da affrontarsi”, “La filosofia è a esplicare a tutti” e “La materia da preparare è la seguente” dal punto di vista semantico o grammaticale. Credo pure che le preposizioni “da” siano assolutamente intercambiabili con le preposizioni “a” e viceversa. Sto pigliando degli abbagliamenti o è effettivamente così, oppure in alcuni casi si può/deve adoperare il si passivante per determinate ragioni e in altri casi no? Grazie in anticipo per l’attenzione, sarei lieto di ricevere una risposta da periti come voi. Cordiali saluti.
«Da» + infinito
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Re: «Da» + infinito
Argomento vastissimo, cui sono dedicati interi paragrafi (= pagine e pagine) della GGIC (Grande Grammatica Italiana di Consultazione, a cura di Lorenzo Renzi, Giampaolo Salvi e Anna Cardinaletti, 3 voll., «Il Mulino», Bologna 1988–1995), cui la rimando senz’altro.
Se qualcuno dei frequentatori di questa piazza vuole tentare una risposta in questa sede, è libero di farlo. Altrimenti, consiglio all’autore del quesito di riformularlo spezzandolo in vari filoni, dedicati ciascuno a uno specifico sottoquesito.
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Re: «Da» + infinito
Andrebbe benissimo pure se qualcheduno volesse dare una delucidazione a un unico quesito. Scrivendo, non mi sono reso conto dell'effettiva vastezza del mio dubbio.
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Re: «Da» + infinito
Mi potrebbe ella dire 've io posso consultare il "GGIC" online?Infarinato ha scritto: lun, 28 dic 2020 19:33 Argomento vastissimo, cui sono dedicati interi paragrafi (= pagine e pagine) della GGIC (Grande Grammatica Italiana di Consultazione, a cura di Lorenzo Renzi, Giampaolo Salvi e Anna Cardinaletti, 3 voll., «Il Mulino», Bologna 1988–1995), cui la rimando senz’altro.
Re: «Da» + infinito
Non è consultabile in linea, né tantomeno online. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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