Valore espistemico del futuro anteriore
Moderatore: Cruscanti
-
- Interventi: 179
- Iscritto in data: mar, 14 ago 2018 18:33
Valore espistemico del futuro anteriore
Buonasera al forum!
"Chissà che cosa aveva/avesse pensato, quando avrà iniziato a sospettare che non avrei partecipato alla sua iniziativa."
È un esempio corretto di futuro anteriore con valore epistemico?
Grazie a coloro che vorranno discutere il filone.
"Chissà che cosa aveva/avesse pensato, quando avrà iniziato a sospettare che non avrei partecipato alla sua iniziativa."
È un esempio corretto di futuro anteriore con valore epistemico?
Grazie a coloro che vorranno discutere il filone.
Re: Valore espistemico del futuro anteriore
No, perché il valore epistemico del futuro anteriore non è in genere compatibile con una congiunzione temporale. Si vedano gli esempi qui (sezione 2.3).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
-
- Interventi: 179
- Iscritto in data: mar, 14 ago 2018 18:33
Re: Valore espistemico del futuro anteriore
La ringrazio, signor Marco, per la sua puntuale e precisa replica.
Appurato che l'esempio presentato non può essere ricondotto al valore epistemico del futuro anteriore, mi permetto di domandarle se la costruzione, nel complesso, mostra inesattezze.
Grazie e scusi se l'ho disturbata direttamente.
Appurato che l'esempio presentato non può essere ricondotto al valore epistemico del futuro anteriore, mi permetto di domandarle se la costruzione, nel complesso, mostra inesattezze.
Grazie e scusi se l'ho disturbata direttamente.
Re: Valore espistemico del futuro anteriore
L’unica formulazione grammaticale ch’io veda è: Chissà che cosa penserà/farà, quando avrà iniziato a sospettare che non avrei partecipato alla sua iniziativa.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
-
- Interventi: 179
- Iscritto in data: mar, 14 ago 2018 18:33
Re: Valore espistemico del futuro anteriore
La sua riformulazione è certamente corretta, ma non si adatta alla situazione che ho provato (magari con qualche tentennamento sintattico) a rendere.
Chissà che cosa avesse/aveva pensato (un anno fa), quando avrà sospettato (non è detto che sia avvenuto) che (in futuro) non avrei partecipato alla sua iniziativa.
Nel suo esempio, se non erro, la dimensione dell'anteriorità rispetto all'enunciazione è esclusa.
Chissà che cosa avesse/aveva pensato (un anno fa), quando avrà sospettato (non è detto che sia avvenuto) che (in futuro) non avrei partecipato alla sua iniziativa.
Nel suo esempio, se non erro, la dimensione dell'anteriorità rispetto all'enunciazione è esclusa.
- Millermann
- Interventi: 1720
- Iscritto in data: ven, 26 giu 2015 19:21
- Località: Riviera dei Cedri
Re: Valore espistemico del futuro anteriore
Qui «avrà sospettato che...» significa «forse/chissà se ha sospettato che...». Dunque io riscriverei la frase cosí:Trevigiana ha scritto: sab, 02 gen 2021 22:25 Chissà che cosa avesse/aveva pensato (un anno fa), quando avrà sospettato (non è detto che sia avvenuto) che (in futuro) non avrei partecipato alla sua iniziativa.
Chissà che cosa avrà pensato, se ha / qualora abbia sospettato che non avrei partecipato alla sua iniziativa.
O anche, piú semplicemente:
Chissà che cosa avrà pensato, sospettando che non avrei partecipato alla sua iniziativa.
Che ne... pensa?

In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
Re: Valore espistemico del futuro anteriore
In tal caso bisogna usare il passato remoto o il passato prossimo: Chissà che cosa aveva/avesse pensato, quando iniziò / ha iniziato a sospettare che non avrei partecipato alla sua iniziativa.Trevigiana ha scritto: sab, 02 gen 2021 22:25 La sua riformulazione è certamente corretta, ma non si adatta alla situazione che ho provato (magari con qualche tentennamento sintattico) a rendere.
Chissà che cosa avesse/aveva pensato (un anno fa), quando avrà sospettato (non è detto che sia avvenuto) che (in futuro) non avrei partecipato alla sua iniziativa.
Nel suo esempio, se non erro, la dimensione dell'anteriorità rispetto all'enunciazione è esclusa.
In una proposizione temporale, il futuro anteriore (e il futuro semplice) non può avere valore epistemico.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
-
- Interventi: 179
- Iscritto in data: mar, 14 ago 2018 18:33
Re: Valore espistemico del futuro anteriore
Grazie a Millermann e a Marco per gli utilissimi suggerimenti. Buona notte e buon anno.
-
- Interventi: 354
- Iscritto in data: sab, 05 set 2020 17:08
Re: Valore espistemico del futuro anteriore
Praticamente è un'interrogativa indiretta introdotta da chissà.
Ho da capire (almeno io) se l'interrogazione principale verta sull'anteriorità e perfettività (che cosa aveva pensato?), visto il tempo da lei scelto, oppure è un dubbio su un'azione controfattuale (che cosa avrebbe pensato quando/se... ?).
Dando per buona la prima, io la sbroglierei così:
chissà = mi domando che cosa aveva/avesse pensato quando aveva sospettato che non avrei partecipato alla sua iniziativa.
Lasciando il suo piucchepperfetto, il quando (temporale) mi sembra introdurre un'azione coincidente.
Oppure (seconda opzione) interpretando il quando come ipotetico-temporale e lasciando intatte le relazioni temporali messe da lei tra parentesi, ne scaturirebbe:
Chissà = mi domando che cosa aveva/avesse pensato quando = nel caso in cui avesse sospettato che non avrei partecipato alla sua iniziativa.
Ma, sinceramente, è un periodo che stride, perché l'ipotesi, che non si è avverata, cozza col verbo storico principale. Sarebbe più naturale un chissà che cosa avrebbe pensato se....
Ho da capire (almeno io) se l'interrogazione principale verta sull'anteriorità e perfettività (che cosa aveva pensato?), visto il tempo da lei scelto, oppure è un dubbio su un'azione controfattuale (che cosa avrebbe pensato quando/se... ?).
Dando per buona la prima, io la sbroglierei così:
chissà = mi domando che cosa aveva/avesse pensato quando aveva sospettato che non avrei partecipato alla sua iniziativa.
Lasciando il suo piucchepperfetto, il quando (temporale) mi sembra introdurre un'azione coincidente.
Oppure (seconda opzione) interpretando il quando come ipotetico-temporale e lasciando intatte le relazioni temporali messe da lei tra parentesi, ne scaturirebbe:
Chissà = mi domando che cosa aveva/avesse pensato quando = nel caso in cui avesse sospettato che non avrei partecipato alla sua iniziativa.
Ma, sinceramente, è un periodo che stride, perché l'ipotesi, che non si è avverata, cozza col verbo storico principale. Sarebbe più naturale un chissà che cosa avrebbe pensato se....
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Google [Bot] e 4 ospiti