Agli esempi di Marco riportati qui vorrei aggiungere alcuni brani di Fede e bellezza del Tommaseo (1852), per porre una domanda riguardante la punteggiatura.
Rispose cordialmente la povera vecchia, _ venissi[.]
Quando mio cugino lo seppe, venne con le lacrime agli occhi a pregar me, _ rimanessi[.]
Permisi _ venisse: e la famiglia dov’ero, acconsentiva.
Bisognava ripregarla _ venisse; e Maria, sì per amore di lei, sì per riguardo di sé, la forzava a venire con loro le poche volte ch’uscivano.
Negli ultimi due esempi la virgola a separare le due proposizioni non c’è; mi chiedo quindi che funzione possa avere nel primo e nel secondo.
Omissione del «che» e virgola tra reggente e subordinata
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
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Re: Omissione del «che» e virgola tra reggente e subordinata
Forse nei primi due esempi è omesso ché, per cui la virgola separa la reggente dalla proposizione finale.
Re: Omissione del «che» e virgola tra reggente e subordinata
Nel leggere i pochi passi del romanzo dove sono presenti le due frasi denunciate da Ferdinand Bardamu, ci sono quattro occorrenze:
Non mi sembrano proposizioni finali. Nelle prime due occorrenze le virgole sono piú che giustificate, essendoci degli incisi. Nelle altre due - segnalate da Ferdinand - la questione sulla virgola sussiste.Intesi: sentii il dover mio; scrissi a una sorella di mio padre, vecchia e povera, ch’era in Aiaccio, __ mi raccettasse (di raccettarmi/che mi raccettasse), __ mi facesse da madre (di farmi da madre/che mi facesse da madre): non le sarei a carico, lavorerei; se del lavoro non potessi, anderei a servire: ma mi levasse di Pisa. Rispose cordialmente la povera vecchia, __ venissi (che venissi/di venire); la mi mandava la benedizione di mio padre (ch’era morto nella fede de’ padri suoi): mi mandava pochi franchi ch’ella aveva potuto mettere insieme. E si scusava come di colpa, del non potere di più. Scrisse insieme a mio zio, richiedendomi. Egli, come gli uomini di mondo sanno, voll’escirne a onore, e propose d’accompagnarmi. Quando mio cugino lo seppe, venne con le lacrime agli occhi a pregar me, __ rimanessi (pregarmi che rimanessi/di rimanere): io mi sedetti di faccia a lui ritto in piedi; e lo guardavo, e non gli potevo rispondere, perché le mie parole sentivo dentro piene di pianto.
Re: Omissione del «che» e virgola tra reggente e subordinata
La disamina del contesto in cui sono inserite le frasi proposte mi induce a rivedere parzialmente il mio precedente parere.
Nel primo caso, mi sembra si sia in presenza di una proposizione indipendente con valore concessivo (venissi pure), sicché ben si giustifica l’impiego della virgola. (L’uso del congiuntivo esclude che si tratti di un’oggettiva).
Nel secondo, ricorre indubbiamente una proposizione finale: venne [...] a pregar me, [che/ché] rimanessi (vds. il Treccani, sub 1, e il GDLI).
Nel primo caso, mi sembra si sia in presenza di una proposizione indipendente con valore concessivo (venissi pure), sicché ben si giustifica l’impiego della virgola. (L’uso del congiuntivo esclude che si tratti di un’oggettiva).
Nel secondo, ricorre indubbiamente una proposizione finale: venne [...] a pregar me, [che/ché] rimanessi (vds. il Treccani, sub 1, e il GDLI).
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