Bue ha scritto:Chi mi dice che nel megaverso non siano possibili implosioni o esplosioni piu` grandi?
Il concetto di eventuale "massima implosione" non implica che l'implosione possa essere soltanto una.
Bue ha scritto:Inoltre, come faceva notare Infarinato, l'espressione big bang ha una connotazione semischerzosa e quasi infantile, che "massima esplosione" non renderebbe.
Perché dobbiamo renderla? Qui subentra anche un fattore culturale e di tradizione linguistica, che poggia molto sull'uso in italiano di parole di derivazione latina, anche nei concetti più elementari. Questa logica all'inverso, nelle traduzioni verso l'inglese, non viene adottata in molti casi.
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
Bue ha scritto:Chi mi dice che nel megaverso non siano possibili implosioni o esplosioni piu` grandi?
Il concetto di eventuale "massima implosione" non implica che l'implosione possa essere soltanto una.
Forse non mi sono spiegato. In fisica se dico "massimo" significa il "piu` grande" sempre, non significa "grandissimo". Certo, in matematica ci sono i massimi relativi, ma in ogni caso "massimo" implica una comparazione. Parlare di "massima implosione" per un fisico significa che si sta comparando l'implosione in questione con (tutte le) altre, e non e` questo il caso del big crunch (che, per inciso, non e` un "fenomeno" - se si verifichera` tra decine di miliardi di anni, sara` impossibile che ci sia qualcuno a osservarlo, come nessuno ha osservato il big bang - ma un'ipotesi sul futuro del nostro universo osservabile, prevista da certe teorie sotto certe condizioni).
Risultato del tentativo: bocciati gran cozzo e gran botto. Al massimo "grande compressione" come traduzione la prima volta di big crunch, da usare invece in inglese le volte successive.
Prima che vi scagliate contro la sciatteria dei tempi moderni bla bla, vi comunico che la casa editrice è Adelphi, non esattamente la più sciatta.
A questo punto, a che serve tradurre? La gente si legga i trattati scientifici in inglese.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
il punto è che, come mi fa notare il revisore, "non è Joyce". E' un libro in cui la parte rilevante sono i concetti, già piuttosto ardui. Metterci innovazioni linguistiche è considerato fuori luogo.
Sarei d’accordo se si trattasse d’introdurre termini « strani », ma francamente questi sono intuitivi e trasparentissimi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
A qualcuno non pare troppo esotico il grande botto, certo alternato a big bang.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Anni fa partecipai ad un concorso di poesia dialettale e, al fine di dimostrare che il dialetto può esprimere contenuti poetici moderni, scrissi una poesia sul big bang, sull'origine dell'universo. La traduzione del termine inglese che ho usato corrisponde perfettamente a grande botto: u gran crepu.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Io ci ho provato. Non sono stati accettati ne' gran cozzo, ne' gran botto, ne' "assieme" per ensemble, ne' "inestricabilita`" per entanglement, sulla scorta del fatto che i termini sono gia` stati usati in quasi tutte le pubblicazioni precedenti della casa editrice (Adelphi) e, trattandosi di termini scientifici, e` piu` importante evitare la confusione.
A riprova che queste (codeste) battaglie contro i mulini a vento ahinoi(voi) sono destinate a nascere e morire dentro queste eburnee nicchie virtuali.
Similmente al boato supersonico, proposto per il corrispettivo forestierismo, per il Big Bang non sarebbe preferibile il Gran Boato piuttosto che il Gran Botto, che mi pare poco adatto per un linguaggio scientifico?
Big bang è un’espressione che non ha nulla di scientifico perché indica un qualcosa che non avrebbe fatto il minimo rumore (anche se avrebbe dato vita all’intero Universo). Questo dimostra come gli anglofoni siano più elastici di noi nell’adottare parole semanticamente inesatte a contesti scientifici che richiederebbero in teoria grande precisione.