«Würstel»
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«Würstel»
Possibile che a nessuno sia venuto di tradurre Würstel con il suo vero nome italiano, ovvero 'salsicciotto'? Il termine è infatti il diminutivo del tedesco Wurst, letteralmente 'salsiccia'. Il salsicciotto viennese è solo un tipo, altri sono i salsicciotti della Slesia, quelli bavaresi ecc..
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Re: Würstel
That’s a very good point…Carnby ha scritto:Possibile che a nessuno sia venuto di tradurre Würstel con il suo vero nome italiano, ovvero 'salsicciotto'?

Re: Würstel
E purtroppo questa è la prima obiezione con cui gli esotismodipendenti inconfessati sono soliti demolire le proposte fatte loro.Infarinato ha scritto:L’unica obiezione è che, forse, è un po’ troppo generico…
Non che abbiano tutti i torti, del resto: salsicciotto non mi farebbe mai pensare prima di tutto a un würstel, anche perché quell'-otto mi porta a pensare a un tipo di salsiccia piú grassoccia e tozza (e italiana) dei würstel (comuni).
E vuristello non evoca, appunto, il termine tedesco? E che cosa poteva evocare, nel 1521, un termine come lanzichenecco?Carnby ha scritto:Già. Ma la sua probabilità di successo è inferiore all'1%. Per imporsi, un termine deve essere evocativo.Marco1971 ha scritto:E vuristello fila liscio che è un piacere.
Bah, mi permetta di dubitarne: non aveva detto lei stesso che la mancanza di una terminologia uniforme è un gran danno per il lessico tecnologico italiano? Perché non vale lo stesso in altri campi?
Considerato che siamo quattro gatti, forse sarebbe meglio diffondere un'alternativa sola. Anche se una vale l'altra se serve a sensibilizzare le persone, che è la cosa piú importante.
Considerato che siamo quattro gatti, forse sarebbe meglio diffondere un'alternativa sola. Anche se una vale l'altra se serve a sensibilizzare le persone, che è la cosa piú importante.
La nostra lista non ha, come ben sappiamo, alcun valore ufficiale. Con la proposta di diverse soluzioni, chi la consulta e capisce che ognuno ha la sua parte d’influsso sull’uso con un po’ meno timidezza e maggior ardire, sceglierà quella forma che piú gli garba. Il consenso si formerebbe allora con la maggioranza.
Nel caso specifico, si potrebbe parlare di due diversi tipi di adattamento: viúste sarebbe rustico (ma formalmente perfetto); vuristello sarebbe un adattamento di tipo piú letterario.
Nel caso specifico, si potrebbe parlare di due diversi tipi di adattamento: viúste sarebbe rustico (ma formalmente perfetto); vuristello sarebbe un adattamento di tipo piú letterario.
Resto alquanto perplesso ad osservare questo dibattito su un adattamento di un termine che già presenta un valido equivalente italiano... perché? Ebbene, spiegatemi quale aspetto negativo di viennese (tra l'altro largamente utilizzato in culinaria) vi esorta a ricercare una seconda alternativa per il barbarico Würstel!Marco1971 ha scritto:Nel caso specifico, si potrebbe parlare di due diversi tipi di adattamento: viúste sarebbe rustico (ma formalmente perfetto); vuristello sarebbe un adattamento di tipo piú letterario.
Vorrei far notare che "viennese" non è del tutto esatto come parola italiana per indicare i würstel dato che ci sono non solo i Wiener ma anche i Frankfurter. Tra l'altro in tedesco i würstel si chiamano... Würstchen. Si tratta quindi di uno pseudoforestierismo, arrivato in Italia probabilmente dai dialetti altoatesini (di tipo bavarese-austriaco).
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Il tedesco Wurst ("salume", di cui Würstel è il diminutivo) è già stato adattato nel senese in buristo. A questi punti mi domando se si possa proporre un buristello o buristino, come più vi piace.Marco1971 ha scritto:Ecco un caso tipico in cui secondo me non si deve tradurre ma adattare. Io ne farei vuristello.
S’è finalmente convinto…Carnby ha scritto:Il tedesco Wurst ("salume", di cui Würstel è il diminutivo) è già stato adattato nel senese in buristo. A questi punti mi domando se si possa proporre un buristello o buristino, come più vi piace.Marco1971 ha scritto:Ecco un caso tipico in cui secondo me non si deve tradurre ma adattare. Io ne farei vuristello.

Non c’è nulla da ridire sulla forma buristello, se non che, rispetto a vuristello, suona – almeno a me – come un po’ piú popolareggiante (come bociare in confronto a vociare, bocío/vocío, ecc.). Per me va bene qualsiasi forma pienamente italiana, tra vuristello, buristello e buristino (che però ci allontana un po’ dal senso del vero e proprio adattamento, che è di mantenere la vicinanza fonica) s’imporrà nell’uso.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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