«Gli ho sentito dire»
Moderatore: Cruscanti
«Gli ho sentito dire»
GLI HO SENTITO DIRE.
È una costruzione corretta?
grazie !
È una costruzione corretta?
grazie !
Sí, è corretta. Eccone due esempi letterari (al passato remoto):
Ma tanta è però la forza del bello e del vero, che la gente stessa che al principio quando il mio zio ripatriò, si burlava del di lui toscaneggiare, dopo alcun tempo avvistisi poi ch’egli veramente parlava una lingua, ed essi smozzicavano un barbaro gergo, tutti poi a prova favellando con lui andavano anch’essi balbettando il loro toscano; e massimamente quei tanti signori, che volevano rabberciare un poco le loro case e farle assomigliar dei palazzi: opere futili in cui gratuitamente per amicizia quell’ottimo uomo buttava la metà del suo tempo compiacendo ad altrui, e spiacendo, come gli sentii dire tante volte, a sé stesso ed all’arte. (Alfieri, Vita, Epoca 2, cap. 3)
Ma, a un certo punto, lo vidi fermare in mezzo alla via vegliata lugubremente dai fanali e gli sentii dir forte nel silenzio della notte: – Scusa, e come so io del monte, dell’albero, del mare? (Pirandello, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, quaderno 1, 3)
Ma tanta è però la forza del bello e del vero, che la gente stessa che al principio quando il mio zio ripatriò, si burlava del di lui toscaneggiare, dopo alcun tempo avvistisi poi ch’egli veramente parlava una lingua, ed essi smozzicavano un barbaro gergo, tutti poi a prova favellando con lui andavano anch’essi balbettando il loro toscano; e massimamente quei tanti signori, che volevano rabberciare un poco le loro case e farle assomigliar dei palazzi: opere futili in cui gratuitamente per amicizia quell’ottimo uomo buttava la metà del suo tempo compiacendo ad altrui, e spiacendo, come gli sentii dire tante volte, a sé stesso ed all’arte. (Alfieri, Vita, Epoca 2, cap. 3)
Ma, a un certo punto, lo vidi fermare in mezzo alla via vegliata lugubremente dai fanali e gli sentii dir forte nel silenzio della notte: – Scusa, e come so io del monte, dell’albero, del mare? (Pirandello, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, quaderno 1, 3)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Il costrutto con gli sembra possibile solo se l’infinito dipendente dal verbo di percezione ha un complemento oggetto (o una proposizione oggettiva):
(1 a) L’ho sentito cantare. / L’ho visto mangiare.
(1 b) *Gli ho sentito cantare. / *Gli ho visto mangiare.
(2 a) L’ho sentito cantare un’aria famosa. / L’ho visto mangiare la spuma di salmone.
(2 b) Gli ho sentito cantare un’aria famosa. / Gli ho visto mangiare la spuma di salmone.
Mi piacerebbe sapere se percepite una sfumatura tra le frasi (2 a) e (2 b); e se sí, quale. Poi vi dirò che differenza avverto io.
(1 a) L’ho sentito cantare. / L’ho visto mangiare.
(1 b) *Gli ho sentito cantare. / *Gli ho visto mangiare.
(2 a) L’ho sentito cantare un’aria famosa. / L’ho visto mangiare la spuma di salmone.
(2 b) Gli ho sentito cantare un’aria famosa. / Gli ho visto mangiare la spuma di salmone.
Mi piacerebbe sapere se percepite una sfumatura tra le frasi (2 a) e (2 b); e se sí, quale. Poi vi dirò che differenza avverto io.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Grazie! 
Il mio sentimento è simile a quello di CarloB. Secondo me, le frasi (2 a) esprimono un’osservazione neutra, non connotata; mentre le frasi (2 b) sottolineerebbero la soggettività del locutore, ad esempio la rarità dell’evento, lo stupore, ecc., insomma un coinvolgimento emotivo maggiore.

Il mio sentimento è simile a quello di CarloB. Secondo me, le frasi (2 a) esprimono un’osservazione neutra, non connotata; mentre le frasi (2 b) sottolineerebbero la soggettività del locutore, ad esempio la rarità dell’evento, lo stupore, ecc., insomma un coinvolgimento emotivo maggiore.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
[…] come gli sentii dire tante volte […]
Vittorione forse non lo sente in questo senso. Certo, quot homines…
Il fatto che poi – come ha spiegato in principio Marco – tale costruzione sia lecita solo se seguita da un oggetto diretto farebbe pensare che in questo modo si voglia dare maggior risalto al complemento, forse.
Vittorione forse non lo sente in questo senso. Certo, quot homines…
Il fatto che poi – come ha spiegato in principio Marco – tale costruzione sia lecita solo se seguita da un oggetto diretto farebbe pensare che in questo modo si voglia dare maggior risalto al complemento, forse.

Certo, la rarità o l’abitudine (parlavo in maniera piú generica di ‘soggettività’, dando due esempi possibili), ma vedrei comunque una percezione per cosí dire intimistica.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Quest’esempio di De Amicis (Sull’Oceano, «Domani!», 4) sembra confermare l’ipotesi di un maggior coinvolgimento: mi sembra che la possibile sostituzione di gli con lo suggerisca un’osservazione meno attenta e compartecipe:
Io l’osservai per un pezzo dal palco di comando, e non gli vidi né mover collo, né piegar costa, né sviar gli occhi, se non per la durata d’un attimo, dalla ragazza, la quale stava seduta al posto solito, facendo la calza, accanto al piccolo fratello, ritta sul suo bel torso di vergine sana e robusta, più bianca, più pulita, più fresca che mai.
Io l’osservai per un pezzo dal palco di comando, e non gli vidi né mover collo, né piegar costa, né sviar gli occhi, se non per la durata d’un attimo, dalla ragazza, la quale stava seduta al posto solito, facendo la calza, accanto al piccolo fratello, ritta sul suo bel torso di vergine sana e robusta, più bianca, più pulita, più fresca che mai.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re:
In frasi come "gliene sento parlare" o "ne sento parlare a lui/sento parlarne a lui" mi pare che ci sia intercambiabilità fra "lo" e "gli", nonostante non ci sia un complemento oggetto, no?Marco1971 ha scritto: sab, 16 feb 2008 21:36 Il costrutto con gli sembra possibile solo se l’infinito dipendente dal verbo di percezione ha un complemento oggetto (o una proposizione oggettiva)
Penso che si potrebbe riformulare le stesse frasi in questo modo, e non cambierebbe nulla, cioè:
- Lo sento parlarne.
- Sento lui parlarne.
- Ne sento parlare lui.
- Sento parlarne lui.
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Re: «Gli ho sentito dire»
Ho qualche perplessità sulla terza frase, mentre le altre mi sembrano ben formate.
Re: «Gli ho sentito dire»
Intende forse Ne sento parlare lui?
Sull’Enciclopedia dell’Italiano Treccani avevo visto questo esempio:
in quel teatro, ci ho visto andare Giorgio.
Sull’Enciclopedia dell’Italiano Treccani avevo visto questo esempio:
in quel teatro, ci ho visto andare Giorgio.
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Re: «Gli ho sentito dire»
Sí, intendevo quella frase.
Effettivamente, mi pare che l'esempio segni un punto a favore della correttezza del costrutto.
Effettivamente, mi pare che l'esempio segni un punto a favore della correttezza del costrutto.
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Re: «Gli ho sentito dire»
Per me sono tutte frasi abbastanza innaturali (lege: marginali, ancorché sintatticamente corrette) tranne proprio la terza (ne sento parlare lui) e l’originaria gliene sento parlare. D’altra parte, l’uso tradizionale predilige la risalita dei clitici. 

Re: «Gli ho sentito dire»
Sul fatto che siano grammaticalmente corrette siamo d'accordo, quindi?
Resta però la questione che fa da tema per questo filone, ossia che "gli", nei costrutti di questo tipo, è ammesso solo in presenza di transitivi, cosa che il verbo "parlare" non è.
Resta però la questione che fa da tema per questo filone, ossia che "gli", nei costrutti di questo tipo, è ammesso solo in presenza di transitivi, cosa che il verbo "parlare" non è.
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