Nel Gabrielli è registrato l'adattamento espadrille /espadri̍lle/, femminile plurale.espadrilles ‹espadrìi̯› s. f. pl., fr. [alteraz. di un prec. espardilles, dal provenz. espardilhos, der. del provenz. ant. espart «sparto», della cui fibra erano fatte originariamente le suole]. – Tipo di scarpe estive da donna e da uomo, di tela robusta, sfoderate, con suola di corda intrecciata, generalm. prive di tacco. Per estens., scarpe femminili estive analoghe alle precedenti ma con zeppa più o meno alta e con due nastri, o stringhe, che vengono legati intorno alle caviglie. ◆ In Italia è molto comune la forma pseudo-spagn. espadrillas ‹espadrìl’as›, arbitrariamente coniata in base a una supposta origine spagnola di questo tipo di calzatura, o al fatto che anche la Spagna ne ha una notevole produzione ed esportazione (ma in Spagna sono chiamate alpargatas, parola che ha tuttavia uso più ampio, in quanto indica qualsiasi tipo di scarpe leggere con suola di corda).
Nel GDLI c'è spardiglia:
Il grafico di Ngram Viewer. Dopo oscillazioni minori, la crescita sostanziale, al momento sempre più rapida, ha inizio circa nel decennio 1970–80.Spardìglia, sf. Tosc. Scarpa di uso marinaresco confezionata con tela di vele e suola di corda catramata.
Viani, 19-345: Ravvolti i torsi valorosi nei camiciotti celesti, con su ’l capo i berretti baschi, alla vita le sciarpe laccate di Marsiglia, con i calzoni di panno, le spardiglie di Barcellona, irruppero nella taverna.
= Voce versiliese, dal fr. ant. espardille (o espardillo, nella zona dei Pirenei), deriv. dal provenz. espart ‘manufatto di sparto’ (con riferimento alla suola); cfr. anche fr. espadrille.
In Rete si trova anche spartine per indicare scarpe più o meno simili. Il termine è registrato dal deprecato Olivetti (ma lo segnalo perché è l'unico
