Riporto la nota di Zoppetti:hub /hʌb ‖ in it. hab/
s.ingl. (pl. hubs), in it. s.m., invar.
1 In una rete informatica, dispositivo che collega i vari client al server, raccogliendo i cavi provenienti dai diversi computer.
2 Aeroporto internazionale di transito, cui fanno capo numerose rotte aeree e che raccoglie la maggior parte del traffico di un dato paese.
E anche quella di Valle (aggiustamento tipografico mio):hub 1) in italiano è un grande aeroporto internazionale che funziona da scalo per le destinazioni secondarie, dunque è uno snodo aeroportuale, e per esteso un grande aeroporto, l’aeroporto principale, di raccordo. 2) In informatica è invece un dispositivo che connette più elaboratori tra loro, quindi una centralina.
Oltre ai due significati registrati ora uno ora entrambi dai dizionari (che per il momento mi sembrano appartenere ad àmbiti specifici, e quindi non sono frequenti nel linguaggio comune), osservo molto di più diffondersi un uso "pigliatutto" del primo dei significati indicati da Valle, per cui il termine viene usato per intendere in modo generico "centro di servizi", "punto nevralgico", e soprattutto, mi pare, "luogo di arrivi e partenze di molte cose o persone". Si potrebbe rendere con snodo?HUB, VOCE VERSATILE MA SUPERFLUA
Venerdì scorso il consultorio Spagnolo Urgente, nel ‘consiglio del giorno’, ha richiamato l’attenzione sui tre significati della voce inglese hub (nella pronuncia, con acca aspirata seguita dalla vocale a). A quanto pare il vocabolario mediatico iberico comincia a usare hub in tutti e tre i significati. Stanno entrando di soppiatto in spagnolo. Ma la guardia di frontiera ha detto “alto”.
In lingua inglese, stando al Merriam Webster, il senso più antico di hub è “centro di un oggetto circolare”. Gli altri significati, che a noi interessano, sono un prolungamento del precedente, comparsi in tempi moderni.
hub, nel senso di “centro di un’attività”, è in spagnolo punto neurálgico, nodo, eccetera. Anche in italiano va bene punto nevralgico. Vanno bene anche cuore, fulcro, nucleo, punto centrale. Va bene, come nella lingua sorella, nodo (“punto d'intersezione o di confluenza di vie di comunicazione”, Sabatini-Coletti). Si noti che è un uso metaforico.
Hub, nel senso di “aeroporto principale”, è in spagnolo aeropuerto principal o central, intercambiador, punto de conexión. In italiano sarebbe raccordo, svincolo, punto di connessione, aeroporto centrale o principale, eccetera.
Hub, in accezione informatica, vuol dire “dispositivo centrale che mette in connessione, nella stessa rete, molteplici calcolatori”. In spagnolo sarebbe concentrador. In italiano può essere centralina, come propone Zoppetti, oppure, sulla scia della sorella, accentratore, centralizzatore.
Non è difficile ridare vita alle vecchie parole. Per pescarle ci si può buttare nell’immenso oceano del dizionario storico del Battaglia, ora in linea. Le parole non si lasciano addomesticare facilmente; cambiano senso in continuazione, a seconda della volontà dei parlanti. Ma l’abbagliante forza dell’anglicismo ci induce a dimenticare il patrimonio di una lingua straordinariamente ricca, l’italiano.
Un aneddoto. Spesso parliamo di poca trasparenza dei forestierismi. Io questo lo incontrai la prima volta qualche anno fa, quando dovevo ritirare un pacco alle poste, e lessi che dovevo «recarmi all'hub». Non avevo mai sentito la parola e rimasi decisamente spiazzato.

Oggi il termine sembra diventato la normalità.