Credo in questo foro tutti siano d’accordo nel considerare come dannosi alla lingua italiana i forestierismi crudi e non quelli adattati che invece ne rappresentano un arricchimento; tuttavia il termine “forestierismo crudo” non è adatto a descrivere efficacemente l’oggetto in questione perché a mio modo di vedere l’ordine pone prima l’attenzione su “forestierismo” e poi su “crudo”.
Tale piccola distinzione è sufficiente per creare confusione al punto che ho visto gente non riuscire a distinguere la differenza tra drone e chat pensando che, essendo entrambi anglismi, io li contrastassi ugualmente. È per tale ragione che propongo il termine crudismo per indicare proprio tutta quella categoria di parole che intuitivamente si percepiscono come non italiane.
Seguendo questa logica dunque è necessario solo specificare la lingua per riferirsi a una sottocategoria dell’insieme totale dei crudismi cosicché “crudismi inglesi” indicano gli originali anglismi crudi e così via; si noti come adesso l’attenzione è posta prima sul crudismo e poi sulla lingua a rimacare che non sono i forestierismi in sé che danno fastidio ma solo quelli non adattati/tradotti.
Ma come si può identificare un crudismo in modo preciso e non esclusivamente intuitivo e quindi altamente soggettivo? A questa domanda si può rispondere definendo il concetto di nucleo: è l’insieme delle caratteristiche che rende una lingua tale e che qualora ritoccate la cambiano radicalmente. Ad esempio la mia (banale) interpretazione del nucleo italiano è la seguente:
- Corrispondenza pronuncia-scrittura rispetto alla fonologia italiana: come si scrive si pronuncia.
- Terminazione in vocale per una qualsiasi parola al di fuori delle eccezioni invariabili come coniugazioni, preposizioni o articoli.
Dunque tutte le parole che non soddisfano queste caratteristiche si indicano come crudismi mentre tutte le altre si potrebbero indicare azzardando cottismi (riprendendo la coppia crudo-cotto), ma dato che i “cottismi” sono di poco interesse in questa discussione lo è anche questo termine che quindi risulta superfluo seppur divertente da coniare.
A questo punto si possono caratterizzare anche le persone che promuovono il mantenimento del nucleo. Ho letto in giro molte proposte e la più diffusa è certamente “purista strutturale” di Arrigo Castellani; tuttavia come per “forestierismo crudo” non mi piace l’ordine che pone innanzitutto l’attenzione su “purista” e poi su “strutturale”; infatti dato che tutte le lingue si influenzano l’un l’altra trovo il concetto di “purezza” come fuorviante, oltre che a ricordare mentalità ottocentesche e fasciste che credo sia meglio evitare il più possibile.
Pertanto perché non scartare “purista” e concentrarsi su “strutturale”? Infatti presa la desinenza -ista si ottiene strutturalista; tale termine trasmette perfettamente l’idea fondante ovvero quella di mantenere una determinata struttura permettendo comunque un’evoluzione a patto che non venga modificato il nucleo (quest’ultimo termine potrebbe a sua volta essere ribattezzato come “struttura” ricollegandosi pienamente a strutturalista).
P.S. Sono in dubbio se questo filone debba appartenere alla sezione Forestierismi, Lessico e Sematica oppure anche Generale; lascio ai moderatori la scelta di spostarlo altrove se necessario.