Invece, avverbio o congiunzione?
Moderatore: Cruscanti
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- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Invece, avverbio o congiunzione?
Riporto un quesito posto al titolare della rubrica di lingua di un giornale online. Con una mia annotazione.
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Invece
Complimenti per la sua rubrica, che seguo sempre con grande curiosità ed interesse. Un'amica mi ha chiesto aiuto per i compiti delle vacanze della sua bambina ed io non so che pesci prendere. Si tratta della parola "invece". E' un avverbio come penso io (anche se non saprei dire che tipo di avverbio è, e forse lei può aiutarmi....) o si tratta di una congiunzione, come sostiene l'insegnante della bambina? Mi potrebbe dare la sua opinione relativamente alle seguenti frasi. “Il mio cavallo è nero, il suo invece è bianco”. “Io mangio la carne, invece tu mangi il pesce”, “Io vado a scuola, ma tu invece vai a lavorare”.
Sergio – Faenza
“Invece” è una congiunzione: e tale rimane in tutte le frasi da lei segnalate.
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Gentile Professore,
sono spiacente ma devo dissentire sia da Lei sia dall' insegnante della bambina del lettore Sergio di Faenza.
Invece è un avverbio, non una congiunzione (che cosa "congiunge"?). In tutte le frasi segnalate dal lettore "invece" è un avverbio con il significato di "al contrario": "Il mio cavallo è nero, il suo invece (al contrario) è bianco".
Fausto Raso
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Invece
Complimenti per la sua rubrica, che seguo sempre con grande curiosità ed interesse. Un'amica mi ha chiesto aiuto per i compiti delle vacanze della sua bambina ed io non so che pesci prendere. Si tratta della parola "invece". E' un avverbio come penso io (anche se non saprei dire che tipo di avverbio è, e forse lei può aiutarmi....) o si tratta di una congiunzione, come sostiene l'insegnante della bambina? Mi potrebbe dare la sua opinione relativamente alle seguenti frasi. “Il mio cavallo è nero, il suo invece è bianco”. “Io mangio la carne, invece tu mangi il pesce”, “Io vado a scuola, ma tu invece vai a lavorare”.
Sergio – Faenza
“Invece” è una congiunzione: e tale rimane in tutte le frasi da lei segnalate.
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Gentile Professore,
sono spiacente ma devo dissentire sia da Lei sia dall' insegnante della bambina del lettore Sergio di Faenza.
Invece è un avverbio, non una congiunzione (che cosa "congiunge"?). In tutte le frasi segnalate dal lettore "invece" è un avverbio con il significato di "al contrario": "Il mio cavallo è nero, il suo invece (al contrario) è bianco".
Fausto Raso
Benché molti dizionari lo definiscano un avverbio, invece sarebbe piú esattamente una congiunzione testuale:
In linea non istà bene? 
P.S. Caro Fausto, ma anche lei dice online?Il Sabatini-Coletti ha scritto:Invece insieme con perciò, dunque, quindi, tuttavia, intanto, infatti, piuttosto (in alcuni usi) e altre, è tra le piú tipiche cong. testuali, che collegano blocchi di discorso, senza integrarsi nella struttura sintattica della frase che introducono.


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Oltre alla gran parte dei dizionari, molte grammatiche (tra cui Gabrielli, Ceppellini, Pittàno) riportano invece solo come avverbio.
Il Sabatini-Coletti - Lei mi dice - lo classificano come congiunzione testuale.
Sarebbe piú giusto, allora, inquadrarlo tra le locuzioni prepositive avversative: io mangio, tu, invece, digiuni.
Cosa ne pensa?
Mi conforta anche "Sapere.it" di cui allego il copi/incolla
(anche in véce), avv. [sec. XIV; latino invĭcem, a vicenda, alternativamente].
1) Al contrario: speravo che mi aiutasse, invece mi ha abbandonato.
2) In sostituzione, al posto, con la prep. di: ci andrai tu invece di lui; invece di ascoltarmi, rideva. Seguito da agg. poss. è più frequente con grafia divisa: parlerò in vece vostra.
Il Sabatini-Coletti - Lei mi dice - lo classificano come congiunzione testuale.
Sarebbe piú giusto, allora, inquadrarlo tra le locuzioni prepositive avversative: io mangio, tu, invece, digiuni.
Cosa ne pensa?
Mi conforta anche "Sapere.it" di cui allego il copi/incolla
(anche in véce), avv. [sec. XIV; latino invĭcem, a vicenda, alternativamente].
1) Al contrario: speravo che mi aiutasse, invece mi ha abbandonato.
2) In sostituzione, al posto, con la prep. di: ci andrai tu invece di lui; invece di ascoltarmi, rideva. Seguito da agg. poss. è più frequente con grafia divisa: parlerò in vece vostra.
Ultima modifica di Fausto Raso in data sab, 23 set 2006 4:14, modificato 1 volta in totale.
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- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Stenderei qui un rapido codicillo, sull'argomento.
Classificare «invece» attraverso la categoria grammaticale dell'«avverbio» non costituirebbe in sé un errore. Il nome «avverbio» comporta un ordinario fraintendimento: non è soltanto il modificatore del «verbo», e la sua funzione ha esteso (da sempre) i propri dominî su altri componenti della frase. Se a questo aggiungiamo che è possibile qualificare gli «avverbi» anche tramite un criterio «testuale», ecco che ci avviciniamo alla categoria proposta dal Sabatini-Coletti, secondo la quale «invece» sarebbe appunto una 'congiunzione' perché stabilisce una 'relazione' tra diverse sequenze testuali (la pertinenza «avverbiale», qui sovrapponibile a quella «congiunzionale», investirebbe un'intera porzione di testo, stabilendo, per quel che ci riguarda, un rapporto 'oppositivo' con un'altra porzione testuale: «[io vado a scuola] ma tu invece [vai a lavorare]», riscrivibile più correttamente, ché la punteggiatura ha il suo valore: «io vado a scuola, ma tu, invece, vai a lavorare»; in «io mangio la carne, invece tu mangi il pesce», «invece» non modifica il verbo «mangiare», ma il contenuto dell'intera proposizione, ora 'congiunto' in opposizione a quello di una seconda frase – e qui, allora, si potrebbe parlare anche di «avverbio frasale» – etc.): sicché «invece» condividerebbe il medesimo valore di un «dunque» («congiunzione» senz'altro, ma anche «congiunzione testuale», o, se si vuole, «avverbio testuale») etc.
Dunque, non sarebbe fuori luogo servirsi dell'etichetta di «avverbio»; bisognerebbe solo aver ben chiaro quale significato attribuirvi.
Classificare «invece» attraverso la categoria grammaticale dell'«avverbio» non costituirebbe in sé un errore. Il nome «avverbio» comporta un ordinario fraintendimento: non è soltanto il modificatore del «verbo», e la sua funzione ha esteso (da sempre) i propri dominî su altri componenti della frase. Se a questo aggiungiamo che è possibile qualificare gli «avverbi» anche tramite un criterio «testuale», ecco che ci avviciniamo alla categoria proposta dal Sabatini-Coletti, secondo la quale «invece» sarebbe appunto una 'congiunzione' perché stabilisce una 'relazione' tra diverse sequenze testuali (la pertinenza «avverbiale», qui sovrapponibile a quella «congiunzionale», investirebbe un'intera porzione di testo, stabilendo, per quel che ci riguarda, un rapporto 'oppositivo' con un'altra porzione testuale: «[io vado a scuola] ma tu invece [vai a lavorare]», riscrivibile più correttamente, ché la punteggiatura ha il suo valore: «io vado a scuola, ma tu, invece, vai a lavorare»; in «io mangio la carne, invece tu mangi il pesce», «invece» non modifica il verbo «mangiare», ma il contenuto dell'intera proposizione, ora 'congiunto' in opposizione a quello di una seconda frase – e qui, allora, si potrebbe parlare anche di «avverbio frasale» – etc.): sicché «invece» condividerebbe il medesimo valore di un «dunque» («congiunzione» senz'altro, ma anche «congiunzione testuale», o, se si vuole, «avverbio testuale») etc.
Dunque, non sarebbe fuori luogo servirsi dell'etichetta di «avverbio»; bisognerebbe solo aver ben chiaro quale significato attribuirvi.
Dipende però anche dagli scopi che ci si prefigge; se ci si vuole chiarire la sintassi, sarà forse meglio sottolineare il suo valore di congiunzione, piuttosto che il modo in cui tale funzione è assolta (cioè modificando il valore di un'intera proposizione).Ladim ha scritto:Dunque, non sarebbe fuori luogo servirsi dell'etichetta di «avverbio»; bisognerebbe solo aver ben chiaro quale significato attribuirvi.
P.s.: a cosa dobbiamo il piacere di leggere con accresciuta frequenza i suoi preziosi interventi?
«Modo» e «valore» (per ripetere le Sue parole), qui, sarebbero due facce di una stessa medaglia (insomma, non si possono disgiungere), e la difficoltà d'intuire la funzione di un «connettivo testuale» (giusto per usare una definizione 'neutra') risiede appunto nella sua polivalenza, che a volte si estende oltre il seminato sintattico fino ad abbracciare la realtà pragmatica del linguaggio.
In ultimo, 'sottolineare' solo il «valore» (trascurando il «modo») equivarrebbe a non adottare consapevolmente la prospettiva testuale...
Naturalmente, la ringrazio per il gentile post scriptum.
In ultimo, 'sottolineare' solo il «valore» (trascurando il «modo») equivarrebbe a non adottare consapevolmente la prospettiva testuale...
Naturalmente, la ringrazio per il gentile post scriptum.
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