«Name dropping»

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Teo
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«Name dropping»

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Vorrei segnalare la locuzione inglese «name dropping», letta nel recente romanzo La ricreazione è finita, di Dario Ferrari (Palermo, Sellerio, 2023):
«Quando ad Anne Laflêche ho parlato del progetto sulle traduzioni di Gadda, mi ha guardato con due occhi così. Un altro po’ e mi faceva ‘maître de conf’ ad honorem. Mi fa: “Ma lei si rende conto che per un lavoro del genere occorre una conoscenza perfetta non solo dell’italiano, ma anche di tutte le altre lingue che prende in considerazione?”. Non per vantarmi, ma secondo me non sono in molti a poterlo fare». «Non per vantarti», dico io. Lui mi considera appena, ma sono convinto che Tea sorrida. «Così le ho mostrato gli studi preliminari, e il lavoro sul primo capitolo del Pasticciaccio che ho fatto insieme a Jean-Paul Manganaro già da solo varrebbe la pubblicazione. E poi sto collaborando attivamente con Carlos Gumpert e Homero de Andrade. Purtroppo William Weaver e Toni Kienlechner sono morti, ma anche sulle loro traduzioni ho trovato materiale interessantissimo». Pier Paolo è uno dei massimi cultori viventi dell’antica e terribile arte del name dropping. «Pensa te», dico.
A mio parere l'anglicismo può essere reso benissimo da una locuzione italiana più articolata, come "vantare amicizie altolocate". Il Picchi-Hoepli traduce: "il menzionare casualmente nomi importanti, come se si fosse amici di tali persone, al fine di impressionare l’interlocutore". Nessun dizionario dell'uso registra il sintagma, ma il repertorio dei neologismi della Treccani gli dedica una scheda:
https://www.treccani.it/vocabolario/nam ... ogismi%29/

name-dropping
Neologismi (2020)

(name dropping) loc. s.le m. Il nominare come per caso, durante una conversazione, personaggi famosi o importanti, con cui si dà ad intendere di essere in rapporti d’amicizia o intimità, al fine di impressionare l’interlocutore. ♦ Da questo angolo visuale, uno dei tratti tipici dello snobismo è quello che in inglese si chiama name-dropping: il far cadere, durante una conversazione, nomi di celebrità con cui si sottintende un rapporto di amicizia, di intrinsechezza, che spesso non esiste. (Alfredo Todisco, Corriere della sera, 15 gennaio 1965, p. 3) • Il libro, di per sé ben poco eccezionale, rimanda in maniera un po' smaccata e spesso ripetitiva a Sette anni in Tibet, citandone, a volte con scarsa e noiosa ineleganza, numerosi stralci, senza disdegnare qua e là polemiche di sapore vagamente accademico, e ricorrendo a quella tecnica che gli angloamericani chiamano del name-dropping: il rimando a nomi importanti e noti che dovrebbero farsi garanti della rilevanza, esistenziale o scientifica che sia, degli avvenimenti raccontati. E non è un caso che uno dei primi nomi «buttati lì» per distinguersi da quanti negli anni più recenti hanno scoperto in sé stessi una passione diretta o mediata per una delle zone più misteriose del mondo sia quello di Sven Hedin, il celebre esploratore norvegese nato nel 1865, che i nostri padri hanno a suo tempo apprezzato grazie alle pagine di Piero Trevisani, Sven Hedin nel Tibet inesplorato, pubblicato nel remotissimo 1933 dalla Paravia di Torino. (Ruggero Bianchi, Stampa, 8 ottobre 1998, TuttoLibri, p. 7) • Cambogia sta percorrendo tutte le tappe obbligate per un musicista indipendente italiano: un primo album nel 2014 diffuso solo in formato audiocassetta, contenente il singolo Quando c’era Maradona; un nuovo album in uscita a dicembre – ma già molto chiacchierato – dal titolo “La sottrazione della gioia” (Il mare non è niente di speciale sarà contenuta nel disco). Per completare il quadro, la barba abbondante e il continuo name dropping di intellettuali/registi appartenenti a un nostalgico passato recente costituiscono la cifra stilistica del cantautore indie – di lui come di altre decine di cantautori, invero. (Alberto Motta, Wired.it, 26 settembre 2016, Musica) • Romani anche Carl Brave e Franco 126, e non periferici (126 sono gli scalini che da Trastevere salgono al Gianicolo). Artisti del rimorchio ragazze e ammazzare il tempo aggiornando le mitologie trasteverine del «Roma nun fa la stupida stasera». Favoloso il name-dropping di oggetti e luoghi nei loro versi: «Mi finisco questo scolo di Punk-Ipa/ e sto all’Anagnina co una signorina/ ma lei non si fida, che regazzina/ è nervosa parla gioca a fa la diva». (Alberto Piccinini, La Repubblica, 13 ottobre 2017).

Dall’ingl. name-dropping, propriam. ‘il lasciar cadere giù (dropping) un nome (name)’.
Teo Orlando
Avatara utente
G. M.
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Re: «Name dropping»

Intervento di G. M. »

Neologismi Treccani ha scritto:Il nominare come per caso, durante una conversazione, personaggi famosi o importanti, con cui si dà ad intendere di essere in rapporti d’amicizia o intimità, al fine di impressionare l’interlocutore.
Ho incontrato il termine qualche volta ma l'avevo inteso in modo più ampio: non solo, come nella citazione della Stampa lì riportata, «il rimando a nomi importanti e noti che dovrebbero farsi garanti della rilevanza, esistenziale o scientifica che sia, degli avvenimenti raccontati», ma, in una discussione o discorso, anche il rimando a nomi che, citandoli con disinvoltura come se tutti li conoscessero, si vogliono far passare per importanti e noti, sapendo benissimo che gl'interlocutori invece magari non li hanno mai nemmeno sentiti nominare, e cercando così di apparire, per contrasto, preparati, competenti e disinvolti sull'argomento.

Quindi, in sintesi, non solo impressionare con nomi noti, ma anche e più con nomi ignoti.
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