Quello che non capisco è quanto suesposto da Marco nei casi in cui il punto compare all'interno della parola.
Nel caso di gent.mo e spett.le il punto serve a indicare la fine d’una sillaba;
Moderatore: Cruscanti
In gent.mo e spett.le (e in altri casi di abbreviazione) il punto indica... appunto la caduta delle sillabe interne:methao_donor ha scritto:Nel caso di gent.mo e spett.le il punto serve a indicare la fine d’una sillaba;
E alla pagina precedente scrive:Si fa a meno del punto in dr e cfr se si considerano tali abbreviature come riduzioni-contrazioni rispettivamente della parola tronca dottor e del latino confer «confronta». Se si scrive, come è pure d’abitudine, dr. e cfr. con il punto abbreviativo finale, vuol dire che si contraggono in un gruppo consonantico […] i termini dottore e confronta.
Anche in fine di abbreviazione il punto può indicare una contrazione (ca. «circa»).
A me sembra che, se una regola vogliamo consigliare, sia quella di mettere sempre il punto (facoltativo però nei due casi esemplificati da DOC e CNR).Dal momento che dr. è la sigla di d[otto]r il punto di chiusura non avrebbe ragion d’essere. E lo stesso dovrebbe valere per gli anglolatinismi sr. e jr. (= senior e junior) e per il cfr. che si usa nelle citazioni bibliografiche (= confer, cioè ‘vedi, confronta’). La ragione per la quale non si scrive quasi mai dr, sr, jr, cfr è presto detta: ha agito la forza dell’analogia con la grande maggioranza delle sigle in cui il punto è giustificato dal troncamento (dott., avv., ten., col., ecc.). Tutte queste sigle hanno, in effetti, una caratteristica comune: non sono pronunciabili (se non con occasionale intento scherzoso: «È in casa il dott?»). Le sigle che si scrivono o si possono scrivere senza punto sono invece trattate come una sola parola («un vino DOC») oppure sono pronunciate lettera per lettera (CNR = ci-enne-erre). In sostanza, il punto fermo dopo dr., dott. o cfr. è un segnale che va interpretato: la sigla non può essere letta come una sola parola («il dr. Bianchi» [dr]), né lettera per lettera («il di-erre Bianchi»), ma sostituita dalla parola intera («il dottor Bianchi»).
e, aggiungo io, come s[enio]r. Questo potrebbe confermare la mia teoria, che ora vi espongo.Marco1971 ha scritto:Mr si scrive senza punto (il punto lo mettono gli americani), perché è come dr: M[iste]r.
siamo certi che la grafia "italiana" sia "sr", e non, invece, "s.r"?Marco1971 ha scritto: ... avrei dovuto dire, come Bice Mortara Garavelli (grassetto mio):Citazione:
All’interno dell’abbreviatura il punto segnala una contrazione della parola, di cui si conservano le lettere iniziali e finali... (Prontuario di punteggiatura, Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 43)
Nemmeno l’Oxford English Dictionary per l’inglese: Mr (abbreviazione originariamente di Master, ora della variante debole Mister) è senza punto (ma [fin dal Cinquecento] è possibile anche la variante col punto), mentre Dr. o dr. (Doctor/doctor) hanno solo il punto…bubu7 ha scritto:Il Prontuario di punteggiatura della Garavelli non è chiarissimo a questo proposito (pag. 44)…
Già è difficile mantenere la coerenza in un dizionario; figurarsi in un intero portale, necessariamente meno strutturato.PersOnLine ha scritto:PS: peccato solo che il Treccani non sia coerente con sé stesso, e adoperi l'anglofono ca. invece del nostrano c.
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