Sí, ovviamente: *
cottità e *
cottitè sono entrambe parole invariabili; non stiamo parlando di variazioni dal singolare al plurale, ma di adattamenti. In ogni caso, si tratta sempre di una parola inventata, un vero e proprio neologismo forgiato a imitazione di
crudité (questa, sí, esistente) e relative varianti.
In dettaglio:
•
crudité è una parola francese (plurale
crudités): un tipico forestierismo approdato in italiano, e che si usa in gastronomia, solitamente al plurale (le
crudités, dove «le» è l'articolo italiano, non quello francese

);
•
crudità (derivato di
crudo) è la corrispondente parola italiana, anch'essa usata in gastronomia (ma in difficoltà davanti all'avanzare del forestierismo, guardi
qui);
•
cruditè (invariabile) può essere considerato come l'adattamento della parola francese, secondo le regole normalmente applicate negli altri adattamenti da quella lingua (si pensi a
sufflè,
bignè,
purè,
patè...). Si dirà allora «la/le cruditè», senza corsivo, perché non stiamo usando un forestierismo «crudo» (
no pun intended 
).
Da ciascuna di queste varianti (derivate da
crudo) è possibile immaginare una versione derivata allo stesso modo da
cotto, ma sempre per un uso [scherzoso/gergale] in italiano, dato che in francese si dovrebbe derivare, caso mai, da
cuit.
Si avrebbe, rispettivamente: *
cottité(s) (per me inaccettabile, per il motivo appena detto); *
cottità (per me ben formato e perfettamente accettabile); e infine *
cottitè, che si situa un po' a metà strada, ma nel complesso non può essere rifiutato totalmente, come nel caso dell'uso fàttone da
Orobica Pesca (che, in particolare, lo impiega al singolare).
