«Non riponendovi più importanza, sconfitto e senza forze accetta il suo castigo»
«Non riponendovi più importanza, sconfitto e senza forze, accetta il suo castigo»
Le due forme sono entrambe accettabili? Quale differenza c’è tra le due varianti?
Grazie in anticipo.
«Sconfitto e senza forze(,) accetta»
Moderatore: Cruscanti
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Re: «Sconfitto e senza forze(,) accetta»
Accettabili senza dubbio, ma preferisco la seconda, che racchiude tra due virgole la condizione del protagonista, cui segue, come effetto, l'amara rassegnazone alla punizione.
Senza virgole, la sconfitta e lo sfinimento fisico diventano due condizioni a corredo della resa, invece che esserne la causa o una delle cause. Se questo è l'intento dello scrivente.
Anche se la causa motrice può scorgersi nel fatto che ormai il protagonista non dà più peso alla questione. Dipende dal significato che si vuole veicolare e attribuire alla sconfitta e alle perdita delle forze.
Non mi piace quel riporre importanza.
Senza virgole, la sconfitta e lo sfinimento fisico diventano due condizioni a corredo della resa, invece che esserne la causa o una delle cause. Se questo è l'intento dello scrivente.
Anche se la causa motrice può scorgersi nel fatto che ormai il protagonista non dà più peso alla questione. Dipende dal significato che si vuole veicolare e attribuire alla sconfitta e alle perdita delle forze.
Non mi piace quel riporre importanza.
Re: «Sconfitto e senza forze(,) accetta»
No, non è questo l’intento.DON FERRANTE ha scritto: sab, 26 ago 2023 12:05 Senza virgole, la sconfitta e lo sfinimento fisico diventano due condizioni a corredo della resa, invece che esserne la causa o una delle cause. Se questo è l'intento dello scrivente.
Anche notando la differenza di significato, erroneamente avevo supposto che qui la virgola fosse inappropriata, come alla fine di un elenco.
È poco elegante questo uso figurato?
«In usi elevati, di sentimenti, porli in una persona o in un fatto con sicurezza e dedizione: […]; ripone ogni sua speranza in questa nuova cura, in quest’ultimo tentativo» (Treccani).
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