Che dire? Avevamo mai pensato a dare un nome alla insopportabile postura dei maschietti sulle panche del metrò? E' qui, che la nostra povera lingua affonda: noi non abbiamo l'istinto classificatore, etichettatore, che infilza ogni cosa con uno spillo, la colloca al proprio posto e le affibbio un nome proprio distintivo… e quindi, soffrendo terribilmente per questa carenza di approccio scientifico a qualsiasi banalità quotidiana, cerchiamo di porvi rimedio utilizzando le elaborazioni linguistiche altrui… cosa evidentemente che ai più risulta estremamente gratificante.

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