G. M. ha scritto: sab, 06 mag 2023 23:09Disaggregandolo per componenti etniche, appare decisivo il calo di consensi nella comunità Black. [...] Anche tra i Black cresce la percentuale che è critica verso i migranti clandestini. (Fonte)
È ancora raro, ma mi sembra che stia iniziando a diffondersi.
Oggi di nuovo sul Corriere della Sera:
[...] Anche sulla guerra in Ucraina le tre etnie palesano una certa freddezza nei confronti della strategia di Biden. Il 64% dei bianchi è d’accordo con l’invio di altre armi a Kiev; la percentuale di black, ispanici e asiatici si aggira intorno al 50%. [...]
Più occupazione, ma non per i black
Negli ultimi mesi, la crescita ha rilanciato le assunzioni. Solo nel mese di marzo 2024 sono stati aggiunti 300 mila posti di lavoro e nel 2023 i salari sono aumentati, in media, del 4%. Il tasso di disoccupazione non è mai stato così basso: il 3,7%. Ma i benefici non sono distribuiti in modo uniforme tra la popolazione. [...]
Black è anche un «eufemismo» per (conti in) nero, (lavoro in/a) nero ecc. Riguardo al senso «etnico», una volta si parlò di «quota black» a proposito delle vallette di pelle scura a Sanremo.
G. M. ha scritto: mar, 30 apr 2024 20:52
È ancora raro, ma mi sembra che stia iniziando a diffondersi.
Mi auguro di no, non riesco proprio a coglierne il senso… Boh.
Purtroppo, dire qualcosa in inglese è diventata la scelta preferita quando si vuole addolcire il peso semantico/pragmatico di un termine o di un intero enunciato. L'effetto che spera di ottenere chi adotta questa strategia è distaccarsi totalmente dalla lingua nativa del testo (italiano in questo caso) per spogliare il termine di qualsiasi connotazione insita nella mente del lettore/ascoltatore. In sostanza, si dice una cosa in inglese anziché in italiano per comunicare un significato nel modo più asettico possibile, nella speranza di non offendere la sensibilità dell'interlocutore.
Ritengo che molti dei neologismi di gergo giovanile contemporanei siano ricollegabili a questa dinamica pragmatica (es. «è un po' too much» «che cringe»).
Opra è tua sola, o Onore, che furto sia quel che fu don d'Amore.
Sinceramente non saprei quanto possa apparire «politicamente corretto» dire cringe, soprattutto se usato come aggettivo. Anche se questo è un po' un altro discorso…
Prima di tutto, va detto che entrambi gli articoli citati si occupano delle elezioni statunitensi. Tanto basterebbe a… moderare la propria generale avversione per l'uso di parole angloamericane e la propria inquietudine.
Poi, farei una distinzione: l'articolo di Rampini, mi pare, usa nero, afroamericano e black in maniera intercambiabile; mentre Gabanelli e Sàrcina passano sotto silenzio il primo aggettivo. Perciò, mi sembra che sia possibile congetturare un intento eufemistico solo per i secondi.