brg ha scritto: ven, 17 mag 2024 20:55
Codesto è un mito che trova ancora troppi credenti. Le ragioni principali per l'adozione di parole straniere, in particolare inglesi, sono l'ignoranza dei parlanti italiani, che non sanno esprimersi nella propria lingua, ed il fascino, non nuovo peraltro ed in parte causato ancora dall'ignoranza, esercitato da lingue percepite come più tecniche, più specifiche, più alla moda.
Non dubito delle cause da lei spiegate, ma per me c'è un'altra ragione: l'inglese è apparentemente una lingua più coerente dell'italiano. L'ignoranza linguistica di cui lei parla è trasversale: non limitata alle classi semicolte, ma estesa davvero fino alle più istruite. Una delle ragioni è che la lingua inglese è molto più intuitiva e alla mano: se ho presente
addiction, mi è più spontaneo passare ad
addictive e poi
addictivity, che non da
dipendenza a
che crea dipendenza; che porta peraltro a un vicolo cieco: come traduco
addictivity? Le parafrasi saranno pure equivalenti, ma talvolta mi è molto più intuitivo dire come una cosa è, che non dire cosa fa: così ad esempio mi è più intuitivo dire
Tizio è è una brava persona che non
Tizio è una persona che fa cose buone; o di nuovo, mi è più facile dire
la bontà di Tizio che non
la qualità di Tizio, che è buono.
brg ha scritto: ven, 17 mag 2024 20:55
L'inglese gergale è certamente più breve dell'italiano formale, ma l'inglese formale è prolisso tanto quanto l'italiano formale (per dire "medico" in inglese bisogna dire "medical practitioner"). Non è la brevità la principale spinta all'adozione di nuove parole ed espressioni. Altrimenti i commentatori sportivi non parlerebbero di "cattiveria (agonistica)", quando in italiano dovrebbero dire "grinta". Altrimenti non si direbbe "leader" al posto di "capo" o "guida". Nessuno dovrebbe parlare di "football", quando c'è già "calcio", o di "penalty" al posto di "rigore". Questo falso mito porta a fare errori di comprensione.
L'italiano gergale, però, quale sarebbe? Il fascino della lingua inglese che incontriamo quotidianamente è che si è in gran parte gergalizzata grazie al pragmatismo statunitense: i novi conii che tentiamo di qui tradurre non sono grecismi o latinismi (magari!), ma espressioni naturalissime della lingua. L'italiano è capace di fare altrettanto? Quello canonico no, perlomeno non con la stessa efficacia, perché l'italiano canonico è una lingua innaftalinata. Perché mai dovrei scegliere
la tassa sulle bevande zuccherate piuttosto che
la Sugar Tax? Perché è più chiaro, va bene, ma una volta convenuti che quel nome significa quella cosa, è molto più comodo usare l'inglese; senza contare che l'equivalente inglese spesso non crea grandi equivoci.
L'italiano gergale? L'italiano gergale non c'è; o meglio, non è considerato italiano: l'italiano gergale sono i dialetti, che comunque si stanno estinguendo. E la loro vivacità avrebbe non dico risolto, ma almeno alleviato questo morbo.
La questione non è
solo di brevità, ma anche di immediatezza: si parla di
cattiveria e non di
grinta perché il primo aggettivo a cui penso è
cattivo, non
grintoso, quest'ultimo praticamente mai usato nel parlato quotidiano. Perché? Perché, di nuovo, la lingua italiana è innaftalinata: non è nata dal popolo, e non è ancora una lingua popolare, perché sostanzialmente è una lingua che si parla popolarmente da poche generazioni. È una lingua che si parla per pura imitazione, la cui coerenza è velata e che l'istruzione scolastica non è in grado di svelare.