«Cuocere al vapore»

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Asimiami
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«Cuocere al vapore»

Intervento di Asimiami »

Quando ero piccolo mia sorella maggiore, appassionata di cucina cinese, si cimentò nella preparazione dei ravioli al vapore attraverso dei curiosi cestelli di bambù, io osservavo attento la cottura e le chiesi se servissero per lessare ed ella mi accontentò chiarendo fossero cotti al vapore.
In verità con la lessatura io intendevo proprio la cottura al vapore, perché mia madre chiamava i broccoli al vapore broccoli lessi e da piccolo non percepivo il bisogno di dover distinguere due maniere di bollire (e ancora oggi fatico a capire quale delle due usare :P ).

Imparare che il verbo corretto fosse cuocere al vapore mi colse di sprovvista, ancora oggi mi turba alquanto il fatto che non esista un verbo culinario.

Storicamente la cucina italiana si è sviluppata sotto una cultura di padelle e pentoloni, perciò non ha sviluppato un verbo a sé stante, proprio perché, data la marginalità, non ne ha avuto il bisogno. (Curiosamente, nell'Occidente la popolarità della cottura a vapore ha una genesi assai moderna, questa in virtù delle raccomandazioni dei dietologi e l'appoggio da parte della nouvelle cuisine)

Per colmare la mancanza del verbo propongo: vaporigare, composto dall'ipotetico verbo latino vaporigo (formazione verbale di vapor + igo).

Espongo anche le mie valutazioni personali verso le possibili alternative:
vaporare, citato in un articolo della Crusca, ma asettico per le sue accezioni preesistenti;
svaporare, l'accezione che ha è troppo peculiare per permetterci di perderla;
invaporare, sembra più una trasmutazione che una cottura;
provaporare, strutturalmente e semanticamente corretta, tra le alternative è quasi la migliore;
avvaporare, dulcis in fundo, non penso si possa far meglio del «vaporare qualcosa».
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Millermann
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Re: «Cuocere al vapore»

Intervento di Millermann »

Qualche considerazione: in italiano, come giustamente si dice nell'articolo della Crusca, «sembra che in ambito culinario prevalgano forme perifrastiche rispetto a verbi sintetici». Quale sarà il motivo? Cercheremo di capirlo fra poco.

Intanto, osserviamo che gli unici due verbi davvero comuni per indicare la cottura dei cibi sono bollire e friggere. Entrambi, se guardiamo bene, si riferiscono allo stato raggiunto dal mezzo, non dal cibo in esso contenuto: è l'acqua che, tecnicamente, «bolle», non la pasta; e ciò che «frigge» è l'olio, non le patatine. Eppure noi usiamo bollire e friggere transitivamente per indicare la cottura del cibo dovuta al fenomeno fisico descritto dal verbo (e relativo al mezzo).

Estendendo questo ragionamento alla cottura a vapore, è abbastanza evidente che il fenomeno fisico coinvolto è l'evaporazione dell'acqua, la quale ha l'effetto di cuocere il cibo. Perciò, come diciamo che stiamo «bollendo» il riso o «friggendo» il pesce, dovremmo (e secondo me potremmo, pure :P) dire che stiamo «evaporando» le verdure. Certo, non saranno gli spinaci che evaporano, cosí come non sono gli spaghetti che bollono, ma è sempre l'acqua. Commenti? :)

Tornando al discorso lasciato in sospeso piú sopra, quale potrebbe essere il motivo per cui, in cucina, si preferiscono le perifrasi ai verbi sintetici? Secondo me, perché si privilegia la descrizione del piatto finito rispetto a quello in cottura.
In pratica, «suona meglio» al forno che *fornato, allo spiedo che *spiedato e, direi, al vapore che *vaporato;)
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
domna charola
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Re: «Cuocere al vapore»

Intervento di domna charola »

Friggere però come verbo è riferito alla preparazione e non al fenomeno fisico subito dal mezzo liquido nel corso della cottura. Cioè, sono le patatine che friggono, mentre l'olio tecnicamente continua a bollire, alla sua temperatura, ovviamente.
La distinzione in questo caso è legata alle modificazioni subite dall'alimento trattato, che, portato a quelle temperature tramite immersione in un mezzo liquido che veicola il calore, sviluppa tutta una serie di molecole che contribuiscono all'aspetto, alla consistenza e al sapore. Lo stesso alimento, messo in un mezzo che bolle a temperatura nettamente più bassa, non sviluppa le stesse reazioni, e ci dà quindi un lesso e non un fritto.

La cottura a vapore invece dipende da un mezzo non secco - come l'aria nel caso dell'arrostimento - e non liquido, ma allo stato gassoso, quindi è effettivamente un procedimento a sé; secondo me, non essendo nelle nostre tradizioni alimentari, non ha elaborato un suo specifico vocabolario perché non ci siamo nemmeno posti il problema.
D'altra parte, in generale la lingua italiana ha la tendenza ad usare le perifrasi molto più di altre lingue. E' lo scoglio insormontabile che incontriamo nella lotta ai forestierismi: stiamo assumendo la mentalità del mondo anglosassone, in cui ogni cosa è precisamente catalogata con un suo termine - la presunta brevità e precisione delle lingue straniere - e vediamo ormai come obsoleto e pesante il nostro modo di comunicare tramite articolate perifrasi. Ma in effetti questa la catalogherei proprio come una caratteristica se non della lingua italiana, almeno del nostro modo di pensare le cose.
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Asimiami
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Re: «Cuocere al vapore»

Intervento di Asimiami »

domna charola ha scritto: lun, 03 giu 2024 14:17 D'altra parte, in generale la lingua italiana ha la tendenza ad usare le perifrasi molto più di altre lingue. E' lo scoglio insormontabile che incontriamo nella lotta ai forestierismi: stiamo assumendo la mentalità del mondo anglosassone, in cui ogni cosa è precisamente catalogata con un suo termine - la presunta brevità e precisione delle lingue straniere - e vediamo ormai come obsoleto e pesante il nostro modo di comunicare tramite articolate perifrasi. Ma in effetti questa la catalogherei proprio come una caratteristica se non della lingua italiana, almeno del nostro modo di pensare le cose.
Qua non si tratta di provincialismo, la carenza del termine appare evidente quando mettiamo il cuocere al vapore a confronto con la moltitudine di italianissimi verbi culinari.
Personalmente, non mi infastidiscono le prolisse sintassi caratteristiche della lingua italiana, informazioni militari è sufficiente per parlare d'intelligence e, alla stesso modo, la cottura al vapore descrive elegantemente una categoria culinaria.
Stona il verbo: cuocere al vapore.
Pare un'azione così banale, «usare il vapore e non l'acqua come mezzo (conduttore)», come passeggiare al posto di «camminare lentamente»; eppure ci forziamo a descriverlo per perifrasi secondo una presunta superiorità del lessico d'uso.
Sopra ho citato l'origine del verbo per far spiccare l'estraneità che ha avuto nella cucina italiana e di come la lingua sia ricorsa al genericissimo cuocere per necessità; generico sì, e, mi auguro che il futuro ne sia testimone, soluzione di passaggio.
Millermann ha scritto: lun, 03 giu 2024 8:56 Intanto, osserviamo che gli unici due verbi davvero comuni per indicare la cottura dei cibi sono bollire e friggere. Entrambi, se guardiamo bene, si riferiscono allo stato raggiunto dal mezzo, non dal cibo in esso contenuto: è l'acqua che, tecnicamente, «bolle», non la pasta; e ciò che «frigge» è l'olio, non le patatine.
Pensavo fossero le patatine a friggere per poi diventarlo anche l'olio per associazione, magari un latinista ne sa più di me :| .
Estendendo questo ragionamento alla cottura a vapore, è abbastanza evidente che il fenomeno fisico coinvolto è l'evaporazione dell'acqua, la quale ha l'effetto di cuocere il cibo. Perciò, come diciamo che stiamo «bollendo» il riso o «friggendo» il pesce, dovremmo (e secondo me potremmo, pure :P) dire che stiamo «evaporando» le verdure. Certo, non saranno gli spinaci che evaporano, cosí come non sono gli spaghetti che bollono, ma è sempre l'acqua. Commenti? :)
Il ragionamento fila, come verbo popolare ha le sue ragioni di esistere (anche se affumichiamo, piuttosto che fumichiamo, gli spiedini).
Certo è anche vero che semplificando la lingua si rischia di perdere la ricchezza di sfumature che tanto amo dell'italiano.
Tornando al discorso lasciato in sospeso piú sopra, quale potrebbe essere il motivo per cui, in cucina, si preferiscono le perifrasi ai verbi sintetici? Secondo me, perché si privilegia la descrizione del piatto finito rispetto a quello in cottura.
In pratica, «suona meglio» al forno che *fornato, allo spiedo che *spiedato e, direi, al vapore che *vaporato;)
È proprio vero, penso: al sugo, in camicia ed anche in padella; noteremo se tentiamo di sostituirle che si trattano, però, di perifrasi qualitative, che sostituiscono gli aggettivi.
Avatara utente
Asimiami
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Re: «Cuocere al vapore»

Intervento di Asimiami »

Asimiami ha scritto: gio, 06 giu 2024 18:46 Pensavo fossero le patatine a friggere per poi diventarlo anche l'olio per associazione, magari un latinista ne sa più di me :| .
Ho notato solo ora, rileggendo, che domna ha sollevato la mia stessa perplessità.
Quindi solo il verbo bollire pare avere questa valenza polisemica.
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