«Xenodochio»
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«Xenodochio»
Nel Medioevo era il luogo di sosta e di ospitalità per i pellegrini. Treccani lo riporta così come sta - xenodochio - e in effetti non mi sono mai posta il problema di quella x: leggendo testi specialistici di storia medievale, mi sembrava quasi naturale. Oggi, scrivendo un testo divulgativo moderno, mi è balzato all'occhio...cosa ne faccio?
Treccani suggerisce anche "senodochio", ma non riesce a convincermi: in un testo rivolto proprio a tutti, mi sembra un po' ambiguo... nel senso che per chi non conosce il termine, soprattutto a livello di giovani studenti, la versione con la x almeno non dà adito a battute scontate, e induce a chiedersi cos'è.
Opinioni vostre? è accettabile così com'è?
Ho notato peraltro che viene citato in un altro filone, proprio con la x iniziale, discutendo dell'articolo determinativo corretto da associargli... quindi dovrebbe andare. Ma perché questa eccezione sarebbe accettabile?
p.s. mi interessa la questione linguistica per il termine tecnico; ovvio che si potrebbe dire "ospizio per pellegrini", ma volevo capire la grafia corretta del termine in un testo specialistico che necessiti di non cambiarlo con sinonimi.
Treccani suggerisce anche "senodochio", ma non riesce a convincermi: in un testo rivolto proprio a tutti, mi sembra un po' ambiguo... nel senso che per chi non conosce il termine, soprattutto a livello di giovani studenti, la versione con la x almeno non dà adito a battute scontate, e induce a chiedersi cos'è.
Opinioni vostre? è accettabile così com'è?
Ho notato peraltro che viene citato in un altro filone, proprio con la x iniziale, discutendo dell'articolo determinativo corretto da associargli... quindi dovrebbe andare. Ma perché questa eccezione sarebbe accettabile?
p.s. mi interessa la questione linguistica per il termine tecnico; ovvio che si potrebbe dire "ospizio per pellegrini", ma volevo capire la grafia corretta del termine in un testo specialistico che necessiti di non cambiarlo con sinonimi.
Re: «Xenodochio»
Il DOP mette proprio senodochio al primo posto. È infatti la normale semplificazione /ks-/ > /s-/: Serse (< Xerxes), Santippe (< Xanthippe), Senarco (< Xenarchus)... Anche se in parecchi termini oggi la x è comunemente conservata...
Se i suoi studenti ridono per seno- (questa la battuta che intende?), che dire di Senofonte (< Xenophon)?
Se ne è parlato qui.
Se i suoi studenti ridono per seno- (questa la battuta che intende?), che dire di Senofonte (< Xenophon)?

Se ne è parlato qui.
Re: «Xenodochio»
Il Battaglia riporta anche zenodochio, usato dal Tommaseo.
Lo spedale/spidale/spitale non era infatti necessariamente pensato per l'assistenza di malati o indigenti, ve ne erano per l'alloggio di pellegrini e viandanti.
Ancor meglio spedale, visto che si tratterebbe non solo di una sola parola, ma oltretutto antiquata esattamente come xenodochio.
Lo spedale/spidale/spitale non era infatti necessariamente pensato per l'assistenza di malati o indigenti, ve ne erano per l'alloggio di pellegrini e viandanti.
Re: «Xenodochio»
Il termine "zenodochio" sembra rarissimo. Cercando su Google Libri, sembra che "xenodochio" sia sempre stato più comune che "senodochio", cosa che non sorprenderebbe, visto che si tratta di voce dotta e specialistica.
In Wikipedia si trova scritto che gli xenodochi fossero ospedali più piccoli, ma non è citata una fonte per questa affermazione. La chiesa di San Salvatore in Xenodochio di Milano, poi, era associata in realtà ad un brefotrofio. Nella "Breve descrittione della città di Gierusalemme" (1590) si legge:
Tutto sommato, nell'uso, "xenodochio" è praticamente indistinguibile da "ospedale" in senso lato.
Detto ciò, faccio notare che "xenodochio" non è un forestierismo.
In Wikipedia si trova scritto che gli xenodochi fossero ospedali più piccoli, ma non è citata una fonte per questa affermazione. La chiesa di San Salvatore in Xenodochio di Milano, poi, era associata in realtà ad un brefotrofio. Nella "Breve descrittione della città di Gierusalemme" (1590) si legge:
Siccome la breve descrizione è stata tradotta in italiano da un veronese, l'articolo "il" mi fa pensare che quella "X" fosse letta /z/, da cui anche la forma "zenodochio".Il Xenodochio, il quale era l'Hospitale che Hircano pontifice fabricò, & dotò de danari da lui tolti dalla sepoltura di David, & in questo erano dati alloggiamento & mangiare à pellegrini poveri & infermi.
Tutto sommato, nell'uso, "xenodochio" è praticamente indistinguibile da "ospedale" in senso lato.
Detto ciò, faccio notare che "xenodochio" non è un forestierismo.
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Re: «Xenodochio»
In realtà c'è differenza fra xenodochio e ospedale, anche se al momento non ricordo i dettagli... devo cercare fra i testi portati ai vari esami di medievale✺✺✺ ha scritto: gio, 13 giu 2024 10:36 Il Battaglia riporta anche zenodochio, usato dal Tommaseo.
Ancor meglio spedale, visto che si tratterebbe non solo di una sola parola, ma oltretutto antiquata esattamente come xenodochio.
Lo spedale/spidale/spitale non era infatti necessariamente pensato per l'assistenza di malati o indigenti, ve ne erano per l'alloggio di pellegrini e viandanti.

Re: «Xenodochio»
Estraggo da una tesi magistrale in architettura del PoliMi, dedicata a uno xenodochio:
Si è detto che nel Medioevo nacquero numerosissimi ospizi e xenodochi: le autorità religiose, quali vescovi o frati, si occupavano, mediante queste strutture, della costruzione e manutenzione delle strade e dell’assistenza ai pellegrini. Fino all’anno 1000 le strutture destinate all’ospitalità e al ristoro dei viandanti erano un tutt’uno con i conventi e monasteri. Successivamente, invece, gli ospizi o xenodochi cominciarono a distaccarsi dalle strutture religiose, così da essere posti in prossimità di strade e ponti; venivano, comunque, sempre controllati dai monaci.
La separazione degli edifici fu conseguenza di diversi “concilii”, che la ritennero necessaria affinché la vita contemplativa e spirituale non fosse disturbata da quella essenziale.
Prima di proseguire nella descrizione di queste strutture così importanti per l’epoca medioevale va fatta una precisazione: in questo contesto si usano indistintamente e come sinonimi i termini “xenodochio” e “ospizo/ospitale”. Fin dal VII – VIII secolo, infatti, si verifica una sovrapposizione linguistica tra queste parole: a questi due diversi termini, almeno inizialmente, corrispondeva una polifunzionalità delle strutture; “xenodochio” era un termine più antico, che si riferiva alla cura dei pellegrini, “ospitale”, od “ospizio”, invece, era un termine coniato successivamente e relativo alla cura degli infermi. Le differenze lessicali, però, andarono affievolendosi nel tempo, fino ad assumere contorni praticamente evanescenti tra il XI e il XIV secolo: nelle stesse strutture, si accoglievano parimenti pellegrini e infermi; per questo motivo i due termini vengono usati in tale contesto come sinonimi.
https://www.politesi.polimi.it/retrieve ... ndante.pdf
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Re: «Xenodochio»
Vero, in un certo senso. Nei capitolari di epoca franca le due entità sono nettamente distinte dal punto di vista "gestionale", cioè sono soggette a obblighi verso il sovrano diversi - intendoli grossomodo nel senso di tributi dovuti - e diverse sembrano le modalità di gestione. Nelle città, poi, nel basso Medioevo soprattutto, si sovrappongono agli ospedali, però il vero xenodochio in termini tecnici resta quello sulle vie di transito, lontano da centri abitati che possono offrire alloggio , e quindi necessario per i viandanti; ma altrettanto inutile per curae sistematicamente malati, che nell'intorno in genere gli abitanti scarseggiano. Però ci sono anche delle differenze di statuto, che non ricordo al momento.
Comunque il problema non è per me come sostituirlo, ché lo uso come termine tecnico in contesti in cui va usato quello. La curiosità è sul come ci siano queste eccezioni così "aliene" all'interno della lingua, e perché vengono considerate accettabili.
Comunque il problema non è per me come sostituirlo, ché lo uso come termine tecnico in contesti in cui va usato quello. La curiosità è sul come ci siano queste eccezioni così "aliene" all'interno della lingua, e perché vengono considerate accettabili.
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