Anche il GDLI registra tareffe (ant. tariffo), ma con i significati più generici di «[c]he è di scarsa qualità o valore; malandato (con riferimento sia a persone sia a oggetti)» e «[f]also, impuro».ṭaref 〈tħarèf〉 agg., ebr. – Non adatto, impuro (nella Bibbia, propriam., «sbranato»), riferito in partic. a cibi che, non rispondendo alle prescrizioni alimentari ebraiche, non sono consentiti agli Ebrei (tali, per es., i molluschi, i crostacei, i piccoli volatili, gli animali non uccisi secondo il rito, quelli morti per malattia e quelli sbranati), in diretta contrapp. a kāshēr o kašer, con cui sono invece qualificati i cibi permessi agli Ebrei perché conformi alle prescrizioni rabbiniche. La parola, nota nelle parlate giudaiche di varie regioni d’Italia, è di norma adattata in tarèf (in passato anche tarèffe): qui non si servono cibi taref ma solo kasher. Anche, estens., riferita a persone o ambienti, sempre con una connotazione negativa o peggiorativa.
«Ṭaref», «taref»
Moderatore: Cruscanti
«Ṭaref», «taref»
Treccani:
Re: «Ṭaref», «taref»
Esiste anche treifa, terefa o trefa con lo stesso significato. L’etimo è l’ebraico טרף teref, ‘preda’ ma anche ‘carcassa di animale (impuro)’. La radice è ט־ר־ף t-r-f ‘taglio’ che quindi dovrebbe essere differente da ع ر ف ʿ-r-f ‘conoscenza’, altra sequenza semitica che ha dato origine in ultima analisi a tariffa.
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 26 ospiti