«Un esperto» neutro maschile?
Moderatore: Cruscanti
«Un esperto» neutro maschile?
Buongiorno a tutti.
Non so se vi è capitato di vedere quella pubblicità di uno spazzolino da denti elettrico, dove una bella ragazza sorridente dice: "Il mio dentista mi ha consigliato di diventare un esperto".
Siccome sono mesi che va in onda, e non mi è mai capitato di sentire qualcuno che avesse notato quello che io ritengo un errore, non è che, magari, si può veramente usare la forma maschile indifferentemente?
Grazie per l'attenzione e buona vita.
Non so se vi è capitato di vedere quella pubblicità di uno spazzolino da denti elettrico, dove una bella ragazza sorridente dice: "Il mio dentista mi ha consigliato di diventare un esperto".
Siccome sono mesi che va in onda, e non mi è mai capitato di sentire qualcuno che avesse notato quello che io ritengo un errore, non è che, magari, si può veramente usare la forma maschile indifferentemente?
Grazie per l'attenzione e buona vita.
...un pellegrino dagli occhi grifagni
il qual sorride a non so che Gentucca.
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- Ferdinand Bardamu
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La pubblicità ha colpito anche me: avrei senza dubbio fatto dire all’attrice «… mi ha consigliato di diventare un’esperta». Benché il sostantivo sia qui usato quasi come una qualifica, e quindi possa essere accostato a nomi come avvocato, prefetto, ingegnere, ecc., credo che sarebbe stato piú naturale declinarlo regolarmente.
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Re: «Un esperto» neutro maschile?
Sí, caro Fabio, anche a me ha fatto lo stesso identico effetto.Fabio48 ha scritto:Non so se vi è capitato di vedere quella pubblicità di uno spazzolino da denti elettrico, dove una bella ragazza sorridente dice: "Il mio dentista mi ha consigliato di diventare un esperto".
Quando lo sento, mi viene infatti sempre da chiosare: «[Il mio dentista mi ha consigliato di diventare un esperto] …ma solo dopo aver cambiato sesso, per carità!».
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- Infarinato
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Giuro che codesta possibilità non mi era passata nemmeno per l’anticamera del cervello! Omnia munda mundis, caro Roberto!Freelancer ha scritto:Via, sappiamo tutti che, eufemisticamente, [una donna] esperta ha connotazioni che i pubblicitari probabilmente vogliono evitare del tutto.
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Il problema è che i mundi sono davvero pochini, se anch'io, morigerata fanciulla, ho subito pensato la medesima cosa...
A parte questa considerazione, di cui occorre tenere conto, c'è primariamente secondo me quella suggerita da Ferdinand Bardamu. Nella mentalità comune, "esperto" suona come titolo, nel senso che così viene usato. Ci sono un sacco didiscipline e specializzazioni non codificate, che non hanno titolo di studio specifico, e per le quali, chi ha necessità di darsi una pittata di ufficialità, ricorre alla definizione di "esperto", intesa appunto come qualifica.
Qui entra poi in gioco la mentalità corrente, che risente di un fondo di sessismo, per cui se si usa il maschile, in automatico è percepito come un titolo, mentre al femminile diviene un aggettivo qualificativo concordato con il soggetto, e perde quindi il tocco di autorevolezza per cui verrebbe usato al maschile.
Ora, la pubblicità vive di questi meccanismi subconsci, e fa leva su di essi, proprio per indurre comportamenti che altrimenti non sarebbero completamente spontanei. Quindi deve per forza seguire l'istinto della massa e non le regole ufficiali dei benparlanti, per raggiungere gli effetti voluti.
In questo caso, il messaggio che passa è: "se usi questo prodotto, divieni altrettanto "esperto" del tuo dentista"; mentre concordandolo perdeva la forza di penetrazione nel subconscio: "se usi questo prodotto aumenti la tua esperienza in materia".
In italiano corretto l'aggettivo concordato ha il medesimo significato, sia al maschile che al femminile, mentre nell'italiano emotivo – quello delle lingue locali che ognuno si porta dentro nel profondo, quello in cui ogni volta che una donna si affaccia a un ruolo maschile si coniano una serie di femminili ironici per designarla – no: la differenza diviene grande.
Il pubblicitario deve vendere, e quindi il suo compito è cercare di colpire, radicando il messaggio nell'immaginario del potenziale compratore (non è un caso che si chiami, in gergo, "target", bersaglio), al di là dell'incrostazione delle regole grammaticali, apprese da tutti ma non assimilate profondamente se non da pochi.
E qui l'obiettivo lo ha raggiunto: perché anche i più allergici al messaggio, intanto lo hanno notato, stanno scrivendoci su, lo stanno facendo girare. Probabilmente qualcuno andrà a guardarlo apposta, e contribuirà alla fine al suo rafforzamento e alla sua efficacia.
A parte questa considerazione, di cui occorre tenere conto, c'è primariamente secondo me quella suggerita da Ferdinand Bardamu. Nella mentalità comune, "esperto" suona come titolo, nel senso che così viene usato. Ci sono un sacco didiscipline e specializzazioni non codificate, che non hanno titolo di studio specifico, e per le quali, chi ha necessità di darsi una pittata di ufficialità, ricorre alla definizione di "esperto", intesa appunto come qualifica.
Qui entra poi in gioco la mentalità corrente, che risente di un fondo di sessismo, per cui se si usa il maschile, in automatico è percepito come un titolo, mentre al femminile diviene un aggettivo qualificativo concordato con il soggetto, e perde quindi il tocco di autorevolezza per cui verrebbe usato al maschile.
Ora, la pubblicità vive di questi meccanismi subconsci, e fa leva su di essi, proprio per indurre comportamenti che altrimenti non sarebbero completamente spontanei. Quindi deve per forza seguire l'istinto della massa e non le regole ufficiali dei benparlanti, per raggiungere gli effetti voluti.
In questo caso, il messaggio che passa è: "se usi questo prodotto, divieni altrettanto "esperto" del tuo dentista"; mentre concordandolo perdeva la forza di penetrazione nel subconscio: "se usi questo prodotto aumenti la tua esperienza in materia".
In italiano corretto l'aggettivo concordato ha il medesimo significato, sia al maschile che al femminile, mentre nell'italiano emotivo – quello delle lingue locali che ognuno si porta dentro nel profondo, quello in cui ogni volta che una donna si affaccia a un ruolo maschile si coniano una serie di femminili ironici per designarla – no: la differenza diviene grande.
Il pubblicitario deve vendere, e quindi il suo compito è cercare di colpire, radicando il messaggio nell'immaginario del potenziale compratore (non è un caso che si chiami, in gergo, "target", bersaglio), al di là dell'incrostazione delle regole grammaticali, apprese da tutti ma non assimilate profondamente se non da pochi.
E qui l'obiettivo lo ha raggiunto: perché anche i più allergici al messaggio, intanto lo hanno notato, stanno scrivendoci su, lo stanno facendo girare. Probabilmente qualcuno andrà a guardarlo apposta, e contribuirà alla fine al suo rafforzamento e alla sua efficacia.
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
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- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Allora riequilibriamo la conta dei mundi: anch’io in esperta non avrei visto alcun’allusione maliziosa.domna charola ha scritto:Il problema è che i mundi sono davvero pochini, se anch'io, morigerata fanciulla, ho subito pensato la medesima cosa...
Il fatto è che, anche tra le dirette interessate, l’uso di questi termini che indicano professioni e cariche un tempo esclusivo appannaggio degli uomini oscilla tra una piena adesione al principio secondo cui si deve, quand’è possibile, declinare i nomi al femminile, e il mantenimento del maschile come genere neutro. Il problema sorge quando si confondono i due princípi, generando mostri grammaticali come «Il ministro è molto brava» o, peggio mi sento, «La sindaco». Ma di questo abbiamo già parlato ad nauseam in altri filoni, a cui rimando una possibile (originale) prosecuzione della discussione.
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Sono tutt'altro che mundus, ma non ci avevo pensato. Che io sia semplicemente fessus?Ferdinand Bardamu ha scritto:Allora riequilibriamo la conta dei mundi
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
Re: «Un esperto» neutro maschile?
Che sia perché si sono resi conto della forzatura sulla qualifica, o perché si sono resi conto che non c’era nulla di pruriginoso nell’usare esperta (si sta parlando di denti, e non di bocca per un collutorio, che già si prestava un pizzico di più...), in ogni caso si è passati dal «mi ha consigliato di diventare un esperto», recitato da una donna a gennaio 2016, al «diventa un esperto» con una voce narrante maschile usata nelle pubblicità di settembre 2016 e agosto 2018.
Ma segnalo anche che a maggio 2015 usavano «sono diventata un’esperta», che confuterebbe definitivamente la tesi della malizia, a meno di ritenere che siano andati in paranoia nel tempo sul tema.
E in ogni caso mille volte meglio un «diventare un esperto» detto da una donna del go electric attuale (novembre 2022)!
Ma segnalo anche che a maggio 2015 usavano «sono diventata un’esperta», che confuterebbe definitivamente la tesi della malizia, a meno di ritenere che siano andati in paranoia nel tempo sul tema.
E in ogni caso mille volte meglio un «diventare un esperto» detto da una donna del go electric attuale (novembre 2022)!
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