«Volapük»

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G. M.
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«Volapük»

Intervento di G. M. »

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volapükvolapü′k› s. m. [voce che in volapük significa «lingua del mondo», comp. di vol «mondo» (dall’ingl. world), -a, desinenza del genitivo, pük «lingua» (dall’ingl. speech)]. – Lingua internazionale inventata e diffusa con scarsa fortuna dallo studioso ted. J. M. Schleyer nel 1880: basata come tutte le altre lingue internazionali sull’estrema semplificazione morfologica e sintattica, è costituita prevalentemente da elementi lessicali inglesi, ma tanto mutati nei suoni da essere difficilmente riconoscibili.
Non oso dire per noi, ma almeno per me potrebb'essere ottimamente il volapucco. :mrgreen:

Nei Libri di Google ci sono al momento due attestazioni di volapucchi, ma purtroppo le anteprime sono molto limitate:

[…] volte e a parecchie riprese mi sono sforzato di dimostrare contro i campanilisti e i nazionalisti della parola, non meno che contro gli illusi fabbricatori ed apostoli d'esperanti e di volapucchi, tende ad unificarsi da sè, lentamente ma fatalmente, per una continua espansione, compenetrazione e fusione di tutte le lingue civili, in un solo stupendo e ricchissimo idioma mondiale, di cui già nei giornali […] (M. Pilo, Psicologia musicale, 1923)

Un'attestazione del verbo volapuccare, come occasionalismo:

La Germania ha circa un terzo di città della Francia dove il volapük ha acquistato però tanto che non vi sarà da meravigliare se a Monaco di Baviera per es: si troverà oltre al suo giornale umoristico in volapük Cogabled (Giornale farceur), la guida della città in volapük, se sopra qualche insegna o sopra i reclami di case di commercio qualsiasi si vedrà scritto — volapükön — si volapucca (si corrisponde in volapük). (C. Nosek, Volapük [conferenza tenuta nel 1884], 1888)

Un'attestazione recente, di tono spiritoso, di volapucche:

Al C.T.L.S.C. si uníscono diversi gruppi teatrali […] e un gran número di attori, intellettuali, artisti, líberi professionisti, insegnanti, docenti universitari, véscovi, sacerdoti, artigiani, commercianti, agricoltori, uomini e donne della Sardegna líbera che non vuole perdere la “propria” lingua perché i prezzolati scriventi dell’occasione possano intascare i milioni a disposizione, alcuni per impararla, alcuni altri per insegnarla, alcuni altri, che se la sono inventata da qualche tempo, per diffonderla con i loro scritti ancora chiusi nell’annoso buio dei loro tiretti pronti a venire alla luce per appestare il popolo e per la gloria del loro sardo volapucche del terzo millennio e delle loro tasche. (Fonte)

Il termine è spesso adattato in portoghese, come volapuque.
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Millermann
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Re: «Volapük»

Intervento di Millermann »

Diciamo che, considerato che questo volapük, dai pochi che ne hanno sentito parlare, viene usato scherzosamente come sinonimo di "lingua incomprensibile" (e non a torto, visto com'è complicato rispetto ad altre lingue artificiali), direi proprio che volapucco, in italiano, ci potrebbe stare. ;)

Del resto, è il volapucco stesso che deforma e adatta le parole delle altre lingue, quindi vediamola cosí: la parola italiana volapucco, tradotta in volapucco, diventerebbe automaticamente volapük:P
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
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Carnby
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Re: «Volapük»

Intervento di Carnby »

Credevo che il primo elemento fosse dal tedesco Welt.
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G. M.
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Re: «Volapük»

Intervento di G. M. »

Millermann ha scritto: ven, 20 set 2024 12:06 […] questo volapük, dai pochi che ne hanno sentito parlare, viene usato scherzosamente come sinonimo di "lingua incomprensibile" […]
In danese (in cui è adattato come volapyk) leggevo tempo fa che è entrato più o meno nel vocabolario come espressione idiomatica simile al nostro «per me è arabo». Non so se sia esattamente così (non conosco minimamente la lingua), ma comunque che fine ingloriosa per il povero Schleyer. 😅

So invece che un uso simile si trova, con un "campanilismo" forse non molto simpatico, in esperanto (in cui è il Volapuko). :mrgreen:
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andrea scoppa
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Re: «Volapük»

Intervento di andrea scoppa »

Per me l’unica, anche piú castellanianamente, è «volapucche», fra l’altro forma che ho già incontrato da qualche parte nell’Arlía, non so se a lemma.
È cosí piana e naturale e lontana da ogni ombra di affettazione, che i Toscani mi pare, pel pochissimo che ho potuto osservare parlando con alcuni, che favellino molto piú affettato, e i Romani senza paragone.
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G. M.
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Re: «Volapük»

Intervento di G. M. »

andrea scoppa ha scritto: dom, 22 set 2024 12:20 Per me l’unica, anche piú castellanianamente, è «volapucche» […]
Un caso non facile, dove conta anche il gusto estetico; io ho proposto volapucco perché mi sembrava più naturale (per me, spontaneamente*), ma anche volapucche mi andrebbe bene. Perché la -o le pare inaccettabile?
andrea scoppa ha scritto: dom, 22 set 2024 12:20 […] fra l’altro forma che ho già incontrato da qualche parte nell’Arlía, non so se a lemma.
…Naturalmente se si trovassero attestazioni un po' «di peso» potremmo alleviarci l'imbarazzo della scelta. :wink:
G. M. ha scritto: ven, 20 set 2024 10:51 Nei Libri di Google ci sono al momento due attestazioni di volapucchi, ma purtroppo le anteprime sono molto limitate […]
Ho trovato il testo di Pilo integralmente accessibile.

Un'altra attestazione di volapucchi:

Nel corso degli ultimi 150 anni gente di buona volontà ha fabbricato non meno di 72 volapucchi o esperanti. Non è necessario aggiungere che fino ad ora nessuna di queste lingue cosiddette universali è riuscita sia pur mediocremente ad imporsi. (Il popolo del Friuli, 31 luglio 1941, anno XIX)

[*Forse perché abbiamo varie parole singolari maschili in -ucco (succo, trucco, stucco, cacciucco, bacucco, Abacucco, cucco, mammalucco…), mentre nessuna, mi pare, in -ucche?]
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Re: «Volapük»

Intervento di andrea scoppa »

G. M. ha scritto: dom, 22 set 2024 13:22 Perché la -o le pare inaccettabile?
Non mi pare inaccettabile, che inaccettabile non è. Io —non m’è mai capitato— nel singolare scriverei «volapucche». Mi verrebbe da usarlo soprattutto in senso traslato: «un volapucche di parole», «un volapucche incomprensibile» ecc.
È cosí piana e naturale e lontana da ogni ombra di affettazione, che i Toscani mi pare, pel pochissimo che ho potuto osservare parlando con alcuni, che favellino molto piú affettato, e i Romani senza paragone.
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G. M.
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Re: «Volapük»

Intervento di G. M. »

andrea scoppa ha scritto: dom, 22 set 2024 12:20 [...] «volapucche», fra l’altro forma che ho già incontrato da qualche parte nell’Arlía, non so se a lemma.
Trovato. Scrive però anche Volapük:

    — O bravo lei! Allora, gli è come dire, che noi italiani possiamo far di meno della nostra lingua. Anzi, ora che ci penso, possiamo addirittura farne un pacco postale, e restituirla a chi ce la favorì, perchè a certe teste.... quadre, sa mill'anni di sentire per l'universo mondo quella cara gioja del Volapucche.
    — Ma se lo dico io che la dorme con la serva! Il Volapucche, per sua regola, gli è da un pezzo bello e sotterrato. La vorrà dire l'Esperanto. (1)
    — L'uno val l'altro, chè e' sono una zuppa e un pan molle. Parleremo e scriveremo il suo Esperanto, se e quando Dio vorrà; ma, ora com'ora, stiamo in riga con gli altri popoli, e non istroppiamo sempre più la lingua nostra, facendole far la cattiva figura dell'accattona e della ladracchiola.

    (1) Così addimandasi la nuova lingua universale, con cui si cerca di soppiantare quell'altro bel trovato del Volapük.

Però immediatamente il Giusti soggiunse, e conferma sempre più quello che altri prima di lui aveano osservato, cioè che i costrutti son quelli che rovinano la lingua, perchè lo stile non riman più paesano: la lingua per essi perde quella fisionomia propria onde si distingue dalle altre; insomma la diventa un musaico, un volapucche di risibile memoria, o un Esperanto, nuovo trovato che si cerca di sostituire a quello.


[...] paesi nuovi, lingua nuova; e nuova taluno vuole che significhi babelica, un volapucche di allegra memoria.

PS. Ho trovato una (bizzarra) attestazione di volapucco in un dizionario nizzardo-francese-italiano di fine Ottocento.
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