Carnby ha scritto: ven, 04 lug 2025 12:21
Infarinato ha scritto: ven, 04 lug 2025 10:38
Se non si traduce
hobbit, non si traduce nemmeno
Maggot.
Però i nomi e cognomi degli
hobbit sono stati quasi tutti tradotti.
Secondo me - qui come in altri racconti o romanzi - vanno distinti due casi: i nomi/cognomi "all'antica", cioè che hanno un significato diretto, riflettono delle caratteristiche fisiche, caratteriali o professionali del personaggio come accadeva da noi nel Medioevo, e quelli che invece sono nomi attribuiti non per il loro significato diretto o addirittura quelli scelti perché sono un bell'insieme di suoni, magari evocativo, come spesso accade oggi.
I primi vanno tradotti, secondo me, perché contribuiscono alla costruzione del personaggio, danno informazioni dirette, sono in un certo senso nomi "parlanti". I secondi invece non hanno secondo me una necessità intrinseca di traduzione, e addirittura a volte funzionano meglio nell'originale, proprio perché aiutano a delineare un personaggio straniero, magari anche a evocare il luogo di provenienza.
Faccio un esempio che a me aveva dato parecchio fastidio: nel romanzo "I pilastri della Terra", gli abitanti del villaggio medioevale ove si svolge l'azione hanno cognomi tipo Brewer, Smith etc., e fanno il birraio, il fabbro etc. Ecco, in questo caso tradurrei assolutamente, perché un Tom Smith in un villaggio medievale italiano sarebbe stato sicuramente Tommaso il Fabbro, e i suoi pro-pro-pro-nipoti sarebbero stati alla fine Fabbri di cognome. Un altro esempio che mi aveva orripilato era nel film Biancaneve e il cacciatore - sì, a volte mi tocca portare i nipoti al cinema - in cui la regina cattiva nel doppiaggio italiano rimane Ravenna, nome ingiustificato e che fa pure ridere, quando nella realtà lei si sposta trasformandosi in uno stormo di corvi, in inglese "raven"… quindi avrei visto meglio un Corvina, o qualcosa del genere, che avrebbe avuto più senso.
Così in Tolkien, tradurrei quelli che volutamente l'autore ha scelto con un significato. Gli altri non lo sento necssario, e a volte può anche essere controproducente. Hobbit rientra in questi ultimi, secondo me.