Traducenti italiani ancora usati nei tempi dell’italiano 2.0 (l’itanglese)

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ilparoliere
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Traducenti italiani ancora usati nei tempi dell’italiano 2.0 (l’itanglese)

Intervento di ilparoliere »

Buonasera! Ai tempi dell'italiano 2.0, ossia l'itanglese, ci sono alcuni traducenti italiani che vengono ancora adoperati e spesso alternati nell'uso comune coi termini stranieri quali galleria, pagliaccio, albergo e fine settimana con tunnel, clown, hotel e weekend non so perché… Avete qualche parere al riguardo? Grazie! :shock:
domna charola
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Re: Traducenti italiani ancora usati nei tempi dell’italiano 2.0 (l’itanglese)

Intervento di domna charola »

Ho l'impressione che entri in gioco il fatto che siano percepiti non come traducenti, quindi sinonimi, ma come termini diversi, con sfumature di significato diverse. Oltre a galleria e tunnel, peraltro, si trova in uso corrente anche traforo. Quest'ultimo sembra esser legato strettamente alle grandi gallerie che attraversano segmenti di catena montuosa: ad esempio è raro sentir parlare della galleria del Frejus o del tunnel del Monte Bianco, mentre più spesso sono indicati come trafori.
Albergo e hotel - se ne è già discusso da qualche parte - sono percepiti spesso come di categoria o livello diverso. Può esistere anche il Grand Hotel, ma non si parla mai di Grand'albergo, a meno che non si vada indietro nel secolo scorso, quando tutti parlavano italiano.
Così clown ha una sfumatura professionale che pagliaccio non ha, è insomma una specie di eufemismo politicamente corretto, quando invece dire di uno che è un pagliaccio non fa assolutamente pensare al lavoro che svolge per vivere.
brg
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Re: Traducenti italiani ancora usati nei tempi dell’italiano 2.0 (l’itanglese)

Intervento di brg »

Be', intanto per cominciare, perché codesti termini, con l'eccezione di "fine settimana", non sono traducenti, in senso stretto. Sono comuni parole italiane, che si sono affermate prima dell'introduzione dei forestierismi e sono rimaste termini comuni per tutto questo tempo.

Il fatto, che convivano insieme ad un termine straniero che esprime esattamente lo stesso concetto, è più che altro il risultato del modo e modello di espressione contemporaneo, che pregia la variatio e lo sfoggio di erudizione. Il termine straniero così consente sia di variare, che di mostrare la conoscenza delle lingue. Aggiungo anche che tale tendenza non è nuova, se non nelle dimensioni e nella percezione (il latinorum di Don Abbondio è oggetto di ridicolo, l'itanglese di certi commentatori è oggetto di ammirazione).
Ci sono già state alcune riflessioni, tra queste pagine, su questi moderni stili di espressione.

La ragione per cui "fine settimana" sia diventato parola comune a fianco di "weekend", mi pare che possa ascriversi all'evidente difficoltà, per l'italiano che non conosce l'inglese, a riconoscere, leggere ed interpretare il termine scritto, anche avendolo incontrato oralmente. Altri termini diffusisi più o meno nello stesso periodo, come "bar", "film", "stop", non ponevano quel problema.
Inoltre c'è un problema di trasparenza: "fine settimana" si può comprendere rapidamente senza averlo mai sentito prima; "pellicola" per "film" richiede di sapere come fossero tecnicamente realizzati i film, cioè impressionando tramite un apposito apparecchio una sottile striscia di celluloide, chiamata "pellicola". Così "pellicola", in contesto cinematografico, oggi è termine da "specialisti", mentre "film" è il termine più comune.

Si tratta, insomma, di una situazione completamente diversa rispetto a quella di un termine nuovo, che entra nel linguaggio comune prima di essere seguito da un brutto traducente, che non ha alcuna speranza di sostituire la parola straniera, né alcun merito per farlo.
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Carnby
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Re: Traducenti italiani ancora usati nei tempi dell’italiano 2.0 (l’itanglese)

Intervento di Carnby »

domna charola ha scritto: ven, 26 set 2025 23:42 Albergo e hotel - se ne è già discusso da qualche parte - sono percepiti spesso come di categoria o livello diverso. Può esistere anche il Grand Hotel, ma non si parla mai di Grand'albergo, a meno che non si vada indietro nel secolo scorso, quando tutti parlavano italiano.
Grand’albergo no, ma albergo di lusso sì.
domna charola ha scritto: ven, 26 set 2025 23:42Così clown ha una sfumatura professionale che pagliaccio non ha, è insomma una specie di eufemismo politicamente corretto, quando invece dire di uno che è un pagliaccio non fa assolutamente pensare al lavoro che svolge per vivere.
Su questo non sono d’accordo, sia pagliaccio sia clown hanno una connotazione negativa.
domna charola
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Re: Traducenti italiani ancora usati nei tempi dell’italiano 2.0 (l’itanglese)

Intervento di domna charola »

Sì, in effetti anche clown, inteso come sinonimo di pagliaccio, ha connotazione negativa. Ma credo che si tratti del fenomeno di normale degrado degli eufemismi con l'uso: se tutta una serie di "diversità" non possono più essere chiamate col loro vecchio nome, perché percepito come offensivo, e entra nell'uso un nuovo termine più politicamente corretto, in breve tempo accade che anche questo venga comunque usato come offensivo, innescando un nuovo giro di lavaggio… da handicappato siamo già passati a disabile, e poi a diversamente abile, e ora i ragazzini si insultano dandosi del "diversamente intelligente". Prima o poi finiscono tutti così. Ricordo parecchi decenni fa che i professionisti hanno iniziato a chiamarsi clown, mentre i pagliacci restavano gli "altri"; adesso ormai anche il termine inglese sta scivolando nella medesima direzione, mi sa.
Quanto all'albergo, sì, in effetti si distingue l'albergo di lusso, ma in forma discorsiva. Sulle insegne si leggono tanti Hotel, parecchi Grand Hotel e credo nessun Albergo di Lusso. Insomma, non voglio farne delle regole generali, ma delle semplici osservazioni sull'uso effettivo di questi termini: e spesso si intuisce uno scarto di significato fra l'italiano e l'equivalente inglese, come se i parlanti li percepissero diversi.
ilparoliere
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Re: Traducenti italiani ancora usati nei tempi dell’italiano 2.0 (l’itanglese)

Intervento di ilparoliere »

Un altro traducente italiano che si alterna molto spesso ancora oggi nel linguaggio comune con un termine straniero è posta elettronica con e-mail, dato che di solito i termini inglesi informatici non si traducono mai… :roll:
domna charola
Interventi: 1813
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Re: Traducenti italiani ancora usati nei tempi dell’italiano 2.0 (l’itanglese)

Intervento di domna charola »

Anche qui spesso c'è una sfumatura diversa: io uso la posta elettronica e vi invio una e-mail. cioè, nell'uso, spesso uno ricorre in riferimento al mezzo di comunicazione, l'altro al singolo messaggio. Non ho mai sentito dire "ti invio una posta elettronica", si usa sempre direttamente mail.
Avatara utente
Carnby
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Re: Traducenti italiani ancora usati nei tempi dell’italiano 2.0 (l’itanglese)

Intervento di Carnby »

domna charola ha scritto: mar, 14 ott 2025 23:58 Non ho mai sentito dire "ti invio una posta elettronica", si usa sempre direttamente mail.
Si può però usare messaggio (di posta).
domna charola
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Re: Traducenti italiani ancora usati nei tempi dell’italiano 2.0 (l’itanglese)

Intervento di domna charola »

Carnby ha scritto: mer, 15 ott 2025 21:04
domna charola ha scritto: mar, 14 ott 2025 23:58 Non ho mai sentito dire "ti invio una posta elettronica", si usa sempre direttamente mail.
Si può però usare messaggio (di posta).
Vero. Però, curiosamente, noto che nessuno lo fa, anche se usa l'italiano "posta elettronica" che è pure di due parole e lungo. Però resiste, mentre per la missiva si sceglie l'inglese... perché? che tipo di percezione c'è sotto un comportamento linguistico così poco coerente?
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