«Live-in»

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G. M.
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«Live-in»

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È uscito ieri il ventiquattresimo comunicato del gruppo Incipit: «L’assistente live-in può avere un nome (tutto) italiano»:
In un comunicato stampa del 29 ottobre scorso il Governo svizzero ha adottato una modifica dell’ordinanza sul lavoro (Ordinanza 2 concernente la legge sul lavoro, OLL2, modifica del 29 ottobre 2025) per disciplinare diritti e obblighi di chi presta assistenza a persone che necessitano di un aiuto costante nella vita quotidiana, e pertanto è chiamato a convivere con la persona che deve assistere.

La normativa colma una lacuna rilevata dal Tribunale federale riguardo a questo tipo di prestazione lavorativa, ma introduce nell’ordinamento una figura professionale denominata con parola inglese: assistente «live-in» o badante «live-in».

Stupisce che per designare la figura che in italiano è chiamata ‘convivente’, sia essa assistente o badante, si ricorra nelle tre versioni del testo svizzero a un anglismo (assistenza «live-in»; Live-in-Betreuung, Prise en charge «live-in») tutt’altro che trasparente in ambito sanitario. La spiegazione che figura nel commento al disposto conferma del resto l’inutilità dell’anglismo, poiché precisa, nella versione in italiano, che «i lavoratori in questione alloggiano nell’abitazione della persona assistita».

Il gruppo Incipit, già intervenuto (comunicato 9 del 23 marzo 2018) in merito alla figura del “familiare assistente”, maldestramente denominato “caregiver”, auspica ora, preventivamente, che la legislazione italiana mantenga l’uso delle risorse comprensibili e chiare della lingua italiana per la figura professionale dell’assistente convivente. […]
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