«Punjabi», «panjabi»

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G. M.
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«Punjabi», «panjabi»

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Treccani, Enciclopedia:
panjābī (o punjābī) Lingua indiana moderna del gruppo centrale, parlata nelle regioni del Panjāb (o Punjab). Caratteristica è la presenza di tre toni musicali che spesso sono l’unico elemento che distingue parole altrimenti uguali. Esiste anche una lingua panjābī occidentale, più comunemente chiamata lahndā, che appartiene al gruppo neo-indiano del nord-ovest (➔ India).
Il termine in italiano si trova spesso scritto senza diacritici, prevalentemente (mi pare) nella forma punjabi, inglese. Il DOP diacritizza ulteriormente in pañjābī.

Treccani, Vocabolario:
pangiabi agg. e s. m. [adattam. dell’indostano panjābī]. – Lingua p., o assol. il p., lingua indiana moderna del gruppo centrale, parlata nel Pangiàb (ingl. Punjab, indost. Panjāb), stato federato dell’Unione Indiana settentr., da circa sedici milioni di persone, caratterizzata dalla presenza di tre toni musicali che spesso sono l’unico elemento che distingue parole altrimenti uguali. ◆ È usata anche, spec. come agg., la forma pangiàbico, e si hanno inoltre le due forme pengiabi e pengiabiano, derivate dall’adattam. ital. Pengiàb dell’indostano Panjāb.
Pangiabico e pengiabiano mi sembrano meglio che pangiabi e pengiabi.
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Millermann
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Re: «Punjabi», «panjabi»

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G. M. ha scritto: mer, 03 dic 2025 11:27Pangiabico e pengiabiano mi sembrano meglio che pangiabi e pengiabi.
Anche a me, ma forse non per riferirsi alla lingua.
Occorre considerare che il nome originale della lingua è panjābī, quindi con pangiabi ci limitiamo a un semplice adattamento, proprio come fa l'inglese con punjabi (pengiabi, invece, sembra un adattamento dell'inglese anziché dell'indostano, e non si vede perché assecondare questa «mania» dell'italiano :roll:).

Se stiamo cercando un traducente per la lingua, allora pangiabi secondo me è piú adatto di pangiabico (o, perché no, *pangiabiano, vedi sotto), che riserverei per un uso aggettivale («grammatica del pangiabi», o «grammatica pangiabica»).

Chissà perché –oltre al Treccani, lo confermano anche i libri di Google– si trovano pangiabico e pengiabiano, ma non *pengiabico né *pangiabiano:P
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G. M.
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Re: «Punjabi», «panjabi»

Intervento di G. M. »

Caro Millermann… sono un po' confuso! :P

Giusto ieri lei confermava che, per hindi, troverebbe sensato dire indiano, anziché adattare semplicemente il forestierismo.

Qui abbiamo un caso esteriormente identico: sia lì sia qui il nome adattato corrisponde a quello dell'area geografica, ma con terminazione -i (opaca in italiano): India ~ indi, Pangiab* ~ pangiabi. Anziché adattare sembrerebbe sensato, avendone una facile possibilità, seguire piuttosto le nostre normali consuetudini per i glottonimi, quindi per la «lingua del Pangiab» unire il nome ai nostri suffissi. Perché indiano sì e pangiabico no?
Millermann ha scritto: gio, 04 dic 2025 12:30 (pengiabi, invece, sembra un adattamento dell'inglese anziché dell'indostano, e non si vede perché assecondare questa «mania» dell'italiano :roll:).
Bisognerebbe ricostruire la trafila, ma sembrerebbe che l'endonimo abbia uno scevà come prima vocale…

________

*Per ora non ho aperto un filone su questo nome, teniamoci il semiadattamentoPentapotamia per i nostalgici… :)
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Millermann
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Re: «Punjabi», «panjabi»

Intervento di Millermann »

G. M. ha scritto: gio, 04 dic 2025 16:14 Caro Millermann… sono un po' confuso! :P

Giusto ieri lei confermava che, per hindi, troverebbe sensato dire indiano, anziché adattare semplicemente il forestierismo.
Non se la prenda, caro Giulio! Nessuno è perfetto, e in ognuno di noi ci possono essere delle contraddizioni. :P

Diciamo che, nelle scelte dei nomi delle lingue, talvolta ogni paese fa caso a sé. Anche se, nel mio intervento di ieri, non mi sembra d'aver mostrato grande entusiasmo per indiano (ho infatti proposto di considerare indo o indico al suo posto), è anche vero che l'accettabilità d'un aggettivo notissimo come indiano non può essere paragonata a quella di uno praticamente sconosciuto, come pangiabico (mentre invece pangiabi potrebbe essere almeno «riconoscibile»).

Di converso, indi sembra un adattamento popolare o addirittura un refuso (o un… avverbio) perché la grafia hindi è abbastanza conosciuta; pangiabi invece (sempre in base a una mia prima impressione) darebbe meno problemi (per non dire che susciterebbe, forse, perfino un certo sollievo), perché non si sa nemmeno per certo se, per «non sbagliare», sia meglio scrivere panjabi o punjabi o altro ancora… e chissà con quali e quanti diacritici esotici! :lol:

Detto ciò, pangiabico mi va bene ugualmente, e anzi (l'ho anche scritto) complessivamente lo preferisco all'altro: istintivamente, però, trovo piacevole che le lingue minori abbiano un proprio nome, distinto dall'aggettivo. ;)
G. M. ha scritto: gio, 04 dic 2025 16:14Bisognerebbe ricostruire la trafila, ma sembrerebbe che l'endonimo abbia uno scevà come prima vocale…
Ha ragione: in pangiabi (o pangiabico) la pronuncia è la seguente:
/pəɲ.d͡ʒaːb.biː/, [pə̃n̠.d͡ʒäˑb.bi(ː)]
e, oltre allo scevà, prevede anche una [b] rafforzata.

Io mi ero rifatto alla pronuncia inglese (britannica), che sembra essere, invece:
(punjabi) /pʌnˈd͡ʒɑːbi/
(panjabi) /pɑnˈd͡ʒɑːbi/.

In ogni caso, per un adattamento da una lingua cosí particolare, mi atterrei piú alla grafia che alla pronuncia. :)
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