Pietire o piatire?
Moderatore: Cruscanti
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Pietire o piatire?
Il verbo corretto - se qualche vocabolario non mi smentisce - è “piatire” (non “pietire”) che alla lettera significa “contendere in giudizio”, “dibattere” e, per estensione “litigare” ed è un derivato del sostantivo “piato” (lite giudiziaria, controversia). Quest’ultimo sostantivo è il latino “placitum”, participio passato neutro del verbo “placere” (piacere); propriamente il “placitum” è un parere, una decisione, un’opinione, una sentenza e ha acquisito, nel tardo Latino, l’accezione di causa, lite. Piatire, dunque, significa discutere, litigare (durante il dibattimento in tribunale non si litiga, non si discute?). In seguito, attraverso un processo semantico e nell’uso prettamente familiare, piatire ha assunto - come possiamo leggere nel nuovo vocabolario della lingua italiana Treccani - il significato di “lamentarsi con tono querulo, fastidioso”; piatire sulla propria condizione; piatire sulla propria miseria; anche con uso assoluto (da solo): non fa che piatire. Adoperato in senso transitivo e familiarmente vuol dire, per l’appunto, “chiedere con noiosa e fastidiosa insistenza” (quasi litigando, da ‘piato’, lite, come abbiamo visto), assumendo atteggiamenti umili: piatire protezione, piatire favori. Questo verbo, insomma, non ha nulla che vedere con la “pietà” e il “pietismo”.
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- u merlu rucà
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Se ha la bontà, gentile Marco, di gugolare ancora avrà un'altra... sorpresa. Leggerà elementarietà in luogo della forma corretta elementarità.Marco1971 ha scritto:A gugolata avvenuta, sono costernato...Ha fatto bene, caro Fausto, a sollevare la questione!
Forse è il caso di ricordare che i sostantivi derivati da aggettivi in "are" terminano in ità: elementare>elementarità; familiare>familiarità; complementare>complementarità. Finiscono in ietà i sostantivi derivati da aggettivi terminanti in io: vario>varietà; abitudinario>abitudinarietà.
Nel Battaglia si legge:
Vero è che il DOP dice errata la forma ‘elementarietà’; tuttavia, è stata usata da uno scrittore come Gramsci e si rifà a una voce latina, sicché non mi sentirei di condannarla. Non sono queste, in fondo, le cose che, come diceva il Machiavelli, disordinano la lingua.Elementarità (elementarietà). [...] La forma elementarietà presuppone elementario (lat. elementarius), come ‘arbitrarietà’ da ‘arbitrario’.
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"Presuppone" elementario che, se ho visto bene nei vocabolari in mio possesso, in lingua italiana non esiste. Atteniamoci, quindi, alla forma "corretta", come riportano i migliori dizionari.Marco1971 ha scritto:Nel Battaglia si legge:Elementarità (elementarietà). [...] La forma elementarietà presuppone elementario (lat. elementarius), come ‘arbitrarietà’ da ‘arbitrario’.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
E invece esiste la forma elementario, che è sí antica e letteraria, ma sempre parte della lingua. La usò, ad esempio, uno scrittore come Gabriele D’Annunzio:
È naturalmente buona norma, nell’italiano dell’uso medio, attenersi, come dice lei, alla forma elementarità; mi sembra però che non si possa condannare elementario (e quindi elementarietà), fedele discendente del latino elementarius, e per ciò stesso nobiliore.C’è in fondo al mio occhio un dio plasticatore, e c’è una massa plastica inesausta: la terra elementaria.

Condivido tutte le considerazioni di Marco1971 e anche le giustificazioni etimologiche del GDLI.Marco1971 ha scritto:... tuttavia, è stata usata da uno scrittore come Gramsci e si rifà a una voce latina, sicché non mi sentirei di condannarla.
Va riportato comunque il giudizio del DELI (I ed.) sulla variante usata da Gramsci:
Trovo strana questa netta condanna da parte del DELI che non tiene conto dell'esistenza di elementario....la variante elementarietà, che troviamo in Gramsci, av. 1937, è un grossolano errore nato per analogia sulle voci in -arietà, che corrispondono ad aggettivi in -ario.

La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
- Ferdinand Bardamu
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Questa forma spuria, pur errata, vince nettamente il confronto con il legittimo piatire nel linguaggio giornalistico:
La Repubblica
piatire 98 risultati
pietire 209 risultati
Corriere della Sera
piatire 144 risultati
pietire 201 risultati
La Stampa
piatire 53 risultati
pietire 276 risultati
Forse la sua formazione si deve all'incrocio con pietà, quasi fosse ‹chiedere con insistenza lamentosa cercando di suscitare pietà›. Ma, personalmente, non escludo neanche che sia un originario refuso diffusosi per l'ignoranza della forma corretta di questo verbo, che il Treccani in linea marca come letterario (e, perciò, relativamente raro).
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Forse la sua formazione si deve all'incrocio con pietà, quasi fosse ‹chiedere con insistenza lamentosa cercando di suscitare pietà›. Ma, personalmente, non escludo neanche che sia un originario refuso diffusosi per l'ignoranza della forma corretta di questo verbo, che il Treccani in linea marca come letterario (e, perciò, relativamente raro).
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