Quart'ultimo e penultimo
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Quart'ultimo e penultimo
Mi piacerebbe conoscere per quale motivo quartultimo si può scrivere in grafia unita o scissa con l'apostrofo (quart'ultimo); personalmente preferisco la forma unita, mentre penultimo in grafia tassativamente unita. Eppure quartultimo è composto con quarto e ultimo e penultimo con pene (quasi) e ultimo. Con quart'ultimo cade la vocale o e si apostrofa; con penultimo perché non può cadere la vocale e e mettere l'apostrofo (pen'ultimo)?
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Forse è il caso di specificare (e chiarire) che "pene", nel caso di penultimo, è l'avverbio latino paene che significa quasi, pressoché e simili. Paene ultimus "quasi ultimo".
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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Lasci perdere quegli zuzzurulloni che l'hanno preceduta. Il motivo è che pene, nel significato da lei indicato, non esiste come parola italiana e quindi non ne può esistere neanche la forma elisa.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
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Ha ragione. Il Treccani in linea riporta:bubu7 ha scritto:Il motivo è che pene, nel significato da lei indicato, non esiste come parola italiana e quindi non ne può esistere neanche la forma elisa.
Pène- [dal latino "paene"] primo elemento di parole composte, derivate dal latino (penisola, penultimo) o formate modernamente (penepiano, penombra) nelle quali indica una condizione vicina a quella espressa dal secondo elemento.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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