Le fila
Moderatore: Cruscanti
Le fila
Ho sempre saputo che le fila è plurale (collettivo) di filo, mentre la fila diventa le file: cosí dicono inequivocabilmente e senza appello De Mauro, Treccani e Garzanti in linea, Zingarelli 1995, Devoto-Oli, Gabrielli, Serianni (III.118i) e Crusca.
Purtroppo però non conoscendo la regola nel linguaggio comune «per non sbagliare» si applica sempre l'eccezione, e pare che lo Zingarelli 2005 abbia registrato acriticamente questo uso, cosí legittimandolo (al solito).
Che dicono gli altri vocabolari e grammatiche?
Purtroppo però non conoscendo la regola nel linguaggio comune «per non sbagliare» si applica sempre l'eccezione, e pare che lo Zingarelli 2005 abbia registrato acriticamente questo uso, cosí legittimandolo (al solito).
Che dicono gli altri vocabolari e grammatiche?
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Non c'entra nulla con questo filone, ma il "filo" mi ha richiamato alla mente il prefisso filo (che significa amico e simili) che vedo sempre scritto seguito da un trattino: filo-americano; filo-palestinese, filo-israeliano. Forse è il caso di ricordare che i prefissi si scrivono uniti alla parola che segue: filoamericano; filopalestinese, etc. Non vorrei leggere, un giorno, filo-antropo o filo-sofia.
Dimenticavo: ex non è un prefisso, si scrive staccato dal sostantivo che segue: ex ministro. Questo ex è una preposizione latina che sta per già: ex direttore, cioè già direttore. Alcuni vocabolari, mi sembra, ammettono il trattino (ex-cantante) ma è un uso, a mio avviso, errato.
Dimenticavo: ex non è un prefisso, si scrive staccato dal sostantivo che segue: ex ministro. Questo ex è una preposizione latina che sta per già: ex direttore, cioè già direttore. Alcuni vocabolari, mi sembra, ammettono il trattino (ex-cantante) ma è un uso, a mio avviso, errato.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Sono anch’io per l’univerbazione per quanto riguarda filo-. Tuttavia, in certi casi, non disdegno il trattino. 
Quanto a ex:

Quanto a ex:
Il DISC (1997) ha scritto:ex avv. Preposto a un sostantivo, separato o unito graficamente a esso con un trattino e dunque con funzione di prefisso, indica che la condizione o la funzione espresse dal sostantivo è ormai decaduta o cessata.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Mi sembra di capire che il DISC contraddice la regola secondo la quale TUTTI i prefissi si scrivono senza trattino. Non ho il "2 volumi" del Gabrielli. Sa dirmi cosa dice in proposito?Marco1971 ha scritto:Quanto a ex:Il DISC (1997) ha scritto:ex avv. Preposto a un sostantivo, separato o unito graficamente a esso con un trattino e dunque con funzione di prefisso, indica che la condizione o la funzione espresse dal sostantivo è ormai decaduta o cessata.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Il Gabrielli bivolume dice pacatamente:Fausto Raso ha scritto:Mi sembra di capire che il DISC contraddice la regola secondo la quale TUTTI i prefissi si scrivono senza trattino. Non ho il "2 volumi" del Gabrielli. Sa dirmi cosa dice in proposito?
Terminologia! Lineetta? No: è un trattino.Può anche unirsi alla parola mediante una lineetta: Ex-prefetto. ex-direttore, ex-moglie.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Può anche unirsi si può interpretare come forma meno elegante stilisticamente?Marco1971 ha scritto:Il Gabrielli bivolume dice pacatamente: Può anche unirsi alla parola mediante una lineetta: Ex-prefetto. ex-direttore, ex-moglie.

«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Non credo, altrimenti l’avrebbe detto espressamente. Può anche unirsi significa, interpretando oggettivamente, che è una valida possibilità.Fausto Raso ha scritto:Può anche unirsi si può interpretare come forma meno elegante stilisticamente?

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Tornando all'argomento originario, aggiungo qualche citazione.
Partiamo dal DOP, conciso e chiaro.
Partiamo dal DOP, conciso e chiaro.
[url=http://www.epsilan.it/treccani/print.asp?LEMMA=210353]Treccani[/url], ''fila'', ha scritto:Con riferimento alla disposizione ordinata delle file di uno schieramento militare, il pl. file indica, in senso generico, l'insieme degli appartenenti a un partito, a un movimento organizzato (e quindi il partito o movimento stesso, in quanto vi si faccia parte), in frasi come militare nelle f. di un partito, disertare le f. dell'organizzazione, e sim.
[url=http://www.epsilan.it/treccani/print.asp?LEMMA=210547]Treccani[/url], ''filo'', ha scritto:filo1 s. m. [lat. fīlum] (pl. -i; con valore collettivo e in locuz. particolari anche le fila) [...] Al plur. femm., le fila dell'ordito, della trama, nella tessitura; di qui l'uso fig., (tessere, ordire, scoprire) le f. d'una congiura, e più raram. le f. di un affare, di una trattativa, dei negoziati, gli elementi preparatorî e organizzativi [...] far le fila, del formaggio grasso e fresco, o di vivanda con abbondante formaggio, quando i bocconi, anziché staccarsi nettamente, formano come dei fili elastici [...] Per indicare continuità [...] il f. della storia, le fila della tradizione
La [url=http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=4261&ctg_id=44]Crusca[/url] ha scritto:Il filo --> i fili / le fila. Il maschile va adoperato nel significato concreto: i fili del telefono ecc., il femminile invece sta per ‘trama di un ordito’ oppure nel senso metaforico di ‘intreccio’: le fila di una congiura ecc. ATTENZIONE! È sbagliato l’uso di fila come plurale di fila ‘serie, successione’, ad esempio nella locuzione, spesso impiegata, *serrare le fila in luogo del corretto serrare le file
Ultima modifica di Federico in data ven, 11 lug 2008 7:59, modificato 1 volta in totale.
Disannacquando, per chiarezza:
le file è il plurale di la fila: Il nostro giovine, dopo avere aiutato il passaggio della carrozza, finché c’era stato bisogno d’aiuto, e esser passato anche lui dietro a quella, tra le file de’ soldati, come in trionfo, si rallegrò quando la vide correre liberamente, e fuor di pericolo; fece un po’ di strada con la folla, e n’uscì, alla prima cantonata, per respirare anche lui un po’ liberamente. (Manzoni, I Promessi Sposi, cap. 14)
le fila è il plurale di il filo: nella lingua letteraria con valore collettivo, e nella lingua comune nelle espressioni fare le fila, detto del formaggio fuso; le fila dell’ordito/della trama (nella tessitura); le fila dei burattini; e in senso figurato le fila della congiura/d’un affare/d’una trattativa/dei negoziati, ecc., cioè gli elementi preparatòri e organizzativi.
le file è il plurale di la fila: Il nostro giovine, dopo avere aiutato il passaggio della carrozza, finché c’era stato bisogno d’aiuto, e esser passato anche lui dietro a quella, tra le file de’ soldati, come in trionfo, si rallegrò quando la vide correre liberamente, e fuor di pericolo; fece un po’ di strada con la folla, e n’uscì, alla prima cantonata, per respirare anche lui un po’ liberamente. (Manzoni, I Promessi Sposi, cap. 14)
le fila è il plurale di il filo: nella lingua letteraria con valore collettivo, e nella lingua comune nelle espressioni fare le fila, detto del formaggio fuso; le fila dell’ordito/della trama (nella tessitura); le fila dei burattini; e in senso figurato le fila della congiura/d’un affare/d’una trattativa/dei negoziati, ecc., cioè gli elementi preparatòri e organizzativi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Black Mamba
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Si riferisce a questo?Federico ha scritto:A questo proposito e non solo (anche su gambo/gamba), ci sono nella Grammatica del Rohlfs dei paragrafi illuminanti.
Era troppo stanco per ricopiare?Il Rohlfs, al § 386 ha scritto:Uso del femminile come accrescitivo. Di contro alla desinenza -o, quella -a viene spesso, come s’è visto, ad esprimere idea di pluralità (il ciglio – le ciglia, il grido – le grida); e dal concetto di collettivo poté svilupparsene uno accrescitivo. Come da le frutta s’è formato un la frutta, e questo frutta rappresenta un’entità assai maggiore che non il frutto, cosí da parole originariamente maschili si sono sviluppate simili coppie di parole: il buco – la buca (‘grande apertura’, ‘buco profondo’), il fiasco – la fiasca, il pezzo – la pezza, il coltello – la coltella (grande coltello da cucina, o da macellaio’), il banco – la banca, il canestro – la canestra, in Toscana anche il pettine – la pettina ‘pettine grande o largo’. Su questi o simili modelli si è anche ricostruito, su parole femminili, un corrispondente maschile esprimente la variante minore: la gamba – il gambo ‘stelo’, la manica – il manico, la cavicchia – il cavicchio, la caldaia – il caldaio, la capanna – il capanno, la campana – il campano. Il viottolo è piú piccolo de la viottola, lo stanzino de la stanzina, lo stradello de la stradella.


P.S. Simili considerazioni (che non riporto, perché ormai tutti dovrebbero averla) nella grammatica di Serianni, III.34-35.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ho corretto oltre mille voci di Wikipedia che contenevano la forma errata le fila, e ho trovato diverse cose interessanti.
Prima di tutto, si nota un uso troppo corrivo dell'accezione figurata di file, specie per politici e sportivi: non c'è un solo politico che sia eletto per il tale partito; tutti sono eletti fra le file del partito (a proposito, a me verrebbe spontaneo dire piuttosto nelle file); c'è poi una marea di calciatori che crescono calcisticamente nelle file della tale squadra o passano nelle file della tal altra squadra. Ma non c'è bisogno di ripetere il solito discorso sulle eccezioni che vanno bene finché non diventano automatismi logori e fastidiosi.
Non posso però non segnalarvi una frase davvero esilarante (o meglio, profondamente deprimente: mi ha fatto un pessimo effetto, la prima volta): «[Geezer e Osbourne] si ritroveranno nelle file del quartetto [...]». File di due elementi...
Ma ora veniamo ai dubbi: davvero si può riannodare le fila di qualcosa (un discorso, ad esempio)? Credo che sia usato nello stesso senso di riprendere le fila, ma mi dà l'impressione di significare che si vogliono complicare le cose, ingarbugliando (letteralmente) la situazione.
E inoltre: non suona male anche a voi infiltrarsi tra le file (ammesso che non sia scritto fila, che in questo caso è forse un lapsus freudiano, dal momento che un'«infiltrazione» è sempre una trama segreta)?
Prima di tutto, si nota un uso troppo corrivo dell'accezione figurata di file, specie per politici e sportivi: non c'è un solo politico che sia eletto per il tale partito; tutti sono eletti fra le file del partito (a proposito, a me verrebbe spontaneo dire piuttosto nelle file); c'è poi una marea di calciatori che crescono calcisticamente nelle file della tale squadra o passano nelle file della tal altra squadra. Ma non c'è bisogno di ripetere il solito discorso sulle eccezioni che vanno bene finché non diventano automatismi logori e fastidiosi.
Non posso però non segnalarvi una frase davvero esilarante (o meglio, profondamente deprimente: mi ha fatto un pessimo effetto, la prima volta): «[Geezer e Osbourne] si ritroveranno nelle file del quartetto [...]». File di due elementi...
Ma ora veniamo ai dubbi: davvero si può riannodare le fila di qualcosa (un discorso, ad esempio)? Credo che sia usato nello stesso senso di riprendere le fila, ma mi dà l'impressione di significare che si vogliono complicare le cose, ingarbugliando (letteralmente) la situazione.
E inoltre: non suona male anche a voi infiltrarsi tra le file (ammesso che non sia scritto fila, che in questo caso è forse un lapsus freudiano, dal momento che un'«infiltrazione» è sempre una trama segreta)?
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