qui e qua
Moderatore: Cruscanti
-
- Moderatore «Dialetti»
- Interventi: 726
- Iscritto in data: sab, 14 mag 2005 23:03
qui e qua
Qualcuno ha visto ieri su Sportello Italia (non so se sia un programma che va in onda solo alle comunità italiane all'estero, ma comunque) un professore che spiegava che qui e qua non si accentano perché derivano dal hic e hanc latini? Ha chiamato tutti e due pronomi! Questo stesso professore ha scritto perché è come perché é, almeno il suo accento mi sembrava acuto, non grave. Molto strano!
Non so chi sia costui, ma il latino col sistema accentuale dell’italiano non c’entra nulla. Qui e qua – che, come tutti dovrebbero sapere, sono avverbi di luogo – non si accentano perché essendo la u un contoide approssimante (spero di non sbagliare la denominazione tecnica), l’accento tonico non può cadere su di esso (*qúi, *qúa), e questi due avverbi non hanno omografi dai quali si dovrebbero distinguere.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: qui e qua
Non credo che si sia arrivati all'obbligatorietà di distinguere tra accento acuto e grave anche nella grafia manuale. A me a scuola hanno sempre insegnato a fare "un segno" sulla vocale per indicare l'accento, la maggior parte degli italiani sente parlare di accento acuto e grave solo se e quando si trova per la prima volta alle prese col francese.Brazilian dude ha scritto: Questo stesso professore ha scritto perché è come perché é, almeno il suo accento mi sembrava acuto, non grave. Molto strano!
-
- Moderatore «Dialetti»
- Interventi: 726
- Iscritto in data: sab, 14 mag 2005 23:03
E una regola basilare dell’ortografia non è prioritaria rispetto alle mille sciocchezzuole che invece vengono impartite?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Maestra elementare prima, e poi alle medie una docente molto quotata (universitaria) di storia dell'arte, e al liceo una bravissima e stimatissima insegnante di italiano e latino. Nessuna ha mai corretto nessuno riguardo alla grafia manuale dell'accento.Marco1971 ha scritto:Il che la dice lunga sul livello di conoscenza di alcuni docenti d’italiano...
Andiamo! Vorrei che si facesse un'indagine per sapere QUANTE persone in Italia distinguono accento grave da acuto nella grafia corsiva!!!! E quante insegnano a farlo! Numeri e fonti, per favore!!!!
In italiano la distinzione tra accento acuto e grave è solo tipografica, non è essenziale, tant'è vero che fino a pochi decenni fa tipograficamente veniva usato solo l'accento grave, come sappiamo (la mia edizione dei Promessi Sposi aveva solo accenti gravi). Sono cose che sappiamo benissimo. La distinzione tra acuto e grave stava sui dizionari come indicazione fonetica, e basta. E, mi spiace per voi, continua a essere irrilevante anche ora che è invalsa l'abitudine tipografica di marcare la differenza fonetica con accenti acuti e gravi. E' solo un vezzo, a cui aderisco peraltro ben volentieri, ma un vezzo.
Mi spiace ma non permetto che si tacci di ignoranza chi 25 o 35 anni fa non insegnava una regola che 1) per la grafia corsiva non esiste 2) all'epoca non era nemmeno universalmente applicata dalla stampa.
E ora datemi pure contro con citazioni di illustri grammatici. Ma datemi anche i numeri per favore, su quanti applicano la distinzione nella grafia manuale, oggi, in Italia.
Ultima modifica di Bue in data ven, 29 dic 2006 10:51, modificato 2 volte in totale.
Regola basilare? Quali sono le coppie minime in italiano che evidenzino la basilarità della distinzione degli accenti? Non mi si dica il solito pèsca e pésca, perché non sono parole in cui in italiano l'accento è obbligatorio.Marco1971 ha scritto:E una regola basilare dell’ortografia non è prioritaria rispetto alle mille sciocchezzuole che invece vengono impartite?
La regola non c'era e non c'è perché in italiano come in spagnolo la distinzione non è necessaria, né è basilare.
Dante e Leopardi, che tanto vi piacciono e citate, distinguevano i due accenti? Lo faceva Manzoni? Esistono gli originali e le copie dei loro manoscritti, si vada a vedere. Sono pronto a ricredermi naturalmente e a rimangiarmi tutto, se mi mostrate che si tratta di una regola essenziale e attestata nei grandi autori (di cui però venivano stampate fino a pochi decenni fa le opere senza rispettare detta basilare regola).
-
- Moderatore «Dialetti»
- Interventi: 726
- Iscritto in data: sab, 14 mag 2005 23:03
Non vedo dove c'entri lo spagnolo, che possiede solo l'accento acuto. In portoghese usiamo l'accento acuto, quello grave e quello circonflesso (il ~ non si considera accento, è solo indice di nasalizzazione) e non si posso mescolare gli accenti (e io non ho mai visto nessuno che lo facesse. Esistono sì delle persone che ne mettono uno dove non occorre o ne tralasciano uno dove ci vuole).La regola non c'era e non c'è perché in italiano come in spagnolo la distinzione non è necessaria, né è basilare.
È verissimo: la distinzione tra accento acuto e grave è un lusso (nella tradizione antica s’usava il solo grave in fin di parola e occasionalmente l’acuto nel corpo di parola, per segnalare l’accento tonico; ma la storia dell’accento grafico è complessa, e chi è interessato può leggere l’articolo di Arrigo Castellani «Sulla formazione del sistema paragrafematico moderno», negli Studi Linguistici Italiani) e basterebbe il solo grave o il solo acuto. Ma se oggi è accettabile scrivere perchè in luogo di perché, non è accettabile scrivere *é per è. Ora, vista l’attuale norma grafica (c’è bisogno di ricordare che è una norma UNI del 1967 [se non erro]?), abbiamo un sistema che distingue i timbri aperti e chiusi delle ‘e’ e delle ‘o’, e andrebbe rispettato anche nella scrittura a mano, almeno da chi non voglia fare brutta figura.Bue ha scritto:In italiano la distinzione tra accento acuto e grave è solo tipografica, non è essenziale, tant'è vero che fino a pochi decenni fa tipograficamente veniva usato solo l'accento grave, come sappiamo (la mia edizione dei Promessi Sposi aveva solo accenti gravi).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Eppure ci sono ancora datori di lavoro che richiedono, da parte degli aspiranti al posto, la lettera di motivazione scritta a mano (c’è chi crede nella grafologia).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 0 ospiti