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Spazio di discussione su questioni di grafematica e ortografia

Moderatore: Cruscanti

Bue
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Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 11:20

Intervento di Bue »

Marco1971 ha scritto: Ma se oggi è accettabile scrivere perchè in luogo di perché, non è accettabile scrivere *é per è.
Certamente! Però non si può gridare allo scandalo se graficamente nella scrittura a mano qualcuno traccia allo stesso modo gli accenti di perché e di è, né tacciare di ignoranza chi lo fa, o l'insegnante che non lo corregge.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Però si può tacciare di pressappochismo. :P
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Marco1971 ha scritto:Però si può tacciare di pressappochismo. :P
Cosa che fa per l’appunto il Canepàri nel suo DiPI, contrassegnando con una bella freccia rivolta verso il basso la famigerata «barchetta» scolastica per la scrittura a mano di ogni voce dotata d’accento grafico. ;)
Uri Burton
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ACCENTI

Intervento di Uri Burton »

Infarinato ha scritto:
Marco1971 ha scritto:Però si può tacciare di pressappochismo. :P
Cosa che fa per l’appunto il Canepàri nel suo DiPI, contrassegnando con una bella freccia rivolta verso il basso la famigerata «barchetta» scolastica per la scrittura a mano di ogni voce dotata d’accento grafico. ;)
E aggiungerei alcune considerazioni:

1. Gli anni cinquanta e sessanta – per non parlare degli anni settanta, quando, stando all’età che ci ha detto di avere, Bue avrebbe dovuto frequentare la scuola media unificata – non sono culturalmente remoti come i Cento anni di solitudine narrati da Gabriel García Márques.

2. Le norme dell’Uni sono spesso semplicemente dichiarative dell’uso. È questo il caso dell’ortografia adottata dalla grande editoria e dalla stampa italiana. La distinzione tra accento acuto e accento grave si consolidò infatti subito dopo la fine della prima guerra mondiale.

3. Una cosa è come ognuno di noi scrive a mano e una cosa sono le regole che si insegnano a scuola. In particolare in una scuola come quella italiana con programmi centralizzati e insegnamenti uniformi da Aosta a Agrigento.

4. In quegli anni era già dal ’23 in vigore la riforma Gentile, che prevedeva per le tre classi delle scuola secondaria inferiore il corretto uso della grammatica e dell’ortografia. La distinzione dell’accento grafico tra parole come «è» da un lato e «perché» e «giacché» dall’altro era una realtà palese dell’uso scritto letterario, saggistico, giornalistico, politico e amministrativo e come tale doveva essere insegnata agli alunni.
Ultima modifica di Uri Burton in data dom, 31 dic 2006 15:42, modificato 1 volta in totale.
Uri Burton
amicus_eius
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Iscritto in data: ven, 10 giu 2005 11:33

Re: ACCENTI

Intervento di amicus_eius »

Uri Burton ha scritto:
[...] 4. In quegli anni era già dal ’23 in vigore la riforma Gentile, che prevedeva per le tre classi della scuola secondaria inferiore il corretto uso della grammatica e dell’ortografia [...]
Tempo felice... :cry:
Avatara utente
umanista89
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Iscritto in data: lun, 14 ago 2006 22:22

Intervento di umanista89 »

Ricordo che la mia insegnante di italiano alle scuole medie ci diceva, ponendola a mo' di regola, che nella scrittura a mano la differenza tra accento acuto e grave non sussiste e che, invece, si può usare liberamente «l'accento circonflesso».
Solo qualche anno dopo mi sono reso conto della mostruosità che ci aveva detto, poiché aveva non solo inventato di sana pianta questa 'regola', ma anche dimostrato di non conoscere cosa sia un accento circonflesso, cosa che, per un'insegnante classe 1937 e sedicente purista, amante della poesia, della grammatica e della letteratura, nonché professionalmente molto pedante, non è propriamente una quisquilia.
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