Nel Corriere della Sera di ieri, domenica 28 agosto, a pagina 42, Federico Roncoroni polemizza sull'uso declinabile dell'aggettivo
marrone.
«Ho comprato una maglietta e una camicetta gialle, due gonne verdi e un paio di guanti marroni». Una persona dai gusti piuttosto eccentrici? Forse. Certamente una che non conosce bene la grammatica. In italiano «marrone» — il colore della buccia del marrone, il frutto simile alla castagna — è un aggettivo indeclinabile. È vero che nella lingua di oggi il suo rapporto con la castagna si è affievolito e il poveretto viene strapazzato come se fosse un aggettivo qualsiasi, ma, per favore, lasciatelo vivere invariato, come «rosa», «viola», «indaco» e, ovviamente, «verde bottiglia», «rosso scuro», «grigio perla». E se proprio volete comprarvi un paio di guanti di quel colore, che siano «guanti marrone».
Come disse Fausto Raso nel primo intervento, come altri nomi di colori che derivano dal nome di un oggetto che possiede quel colore (viola, rosa, carta da zucchero, ecc.), nemmeno marrone si dovrebbe declinare.
È vero, tuttavia, che, se si cerca, per esempio, «scarpe marrone» e «scarpe marroni» su Google Libri, si ottengono risultati leggermente favorevoli per la forma declinabile (i risultati delle ricerche
gugoliane, però, sono sempre da prendere
cum grano salis).
Io credo si possa impiegare la forma declinata in un registro medio-basso (o popolare,
come avverte il Treccani in linea), riservando invece la forma invariabile a contesti piú sorvegliati. Che ne pensate?