Totalmente d'accordo. Anche perché in linguistica si tratta comunque di un termine tecnico, e sostituirlo con "fuoco" o altri traducenti darebbe luogo a probabili equivoci. Mi viene in mente la ridicola pretesa di taluni puristi "radicali" che operavano (e penso operino ancora) in quel di Montella, i quali avrebbero voluto sostituire anche il termine corpus usato in filologia con il "più italiano" "corpo", cosicché il Corpus Aristotelicum sarebbe diventato "il corpo d'Aristotile"...Marco1971 ha scritto:Ah, ora capisco. Premesso che si potrebbe benissimo estendere l’accezione ottica di fuoco e dire fuoco informativo, in linguistica è accettabile il mantenimento di focus (ma pronunciato /'fOkus/). Non mi pare però accettabile il suo uso invece di accento, importanza, interesse, ecc. nella lingua comune.Gino Zernani ha scritto:Focus=forestierismo "emigrato e rimpatriato". D'accordo con lei: è inutilissimo, seppur solo nell'accezione di "prestito di ritorno": il suo etimo latino al pari di forum, referendum, ecc. richiede, a mio avviso, cautela nel dichiararlo inutile, oltre ad una necessaria uniformità "di trattamento". (Poi v'è l'annoso problema del linguaggio tecnico: mi risulta che focus denoti un elemento ben preciso in campo linguistico: traduciamo, non traduciamo? [La mia posizione è cognita]
Discussione sui traducenti di forestierismi
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Secondo me in ambito informatico soluzione logica vuol dire un'altra cosa rispetto a soluzione software. La soluzione software sono i pezzi di software che implementano (in modo incasinato a piacere) la soluzione logica (lineare e perfetta, in genere) al problema pratico.
Esempio.
Un utente ha il seguente problema pratico: collegarsi a una piattaforma software che è replicata (o distribuita) su più macchine, in modo che, se una macchina è per qualche ragione non raggiungibile, allora si collega a un'altra. La soluzione logica è che esiste un entità logica (un "signore", come dice il mio direttore tecnico) situato logicamente tra l'utente e la piattaforma, che gestisce quest'eventualità, e se l'utente è collegato a una delle macchine e quella va giù, il "signore" ri-dirige la sua connessione a un'altra macchina. La soluzione software che implementa questa soluzione logica può essere costituita da n programmi, uno su ogni macchina, in comunicazione tra loro, più un database in cluster su più nodi per mantenere la persistenza dei dati, etc. etc.
Esempio.
Un utente ha il seguente problema pratico: collegarsi a una piattaforma software che è replicata (o distribuita) su più macchine, in modo che, se una macchina è per qualche ragione non raggiungibile, allora si collega a un'altra. La soluzione logica è che esiste un entità logica (un "signore", come dice il mio direttore tecnico) situato logicamente tra l'utente e la piattaforma, che gestisce quest'eventualità, e se l'utente è collegato a una delle macchine e quella va giù, il "signore" ri-dirige la sua connessione a un'altra macchina. La soluzione software che implementa questa soluzione logica può essere costituita da n programmi, uno su ogni macchina, in comunicazione tra loro, più un database in cluster su più nodi per mantenere la persistenza dei dati, etc. etc.
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Questa frase è già in italiano. Software e hardware sono due parole italiane, usate da milioni di italiani sia nello scritto sia nel parlato. Sono prestiti integrali dall'inglese, siamo d'accordo, ma ormai si possono considerare parole italiane a tutti gli effetti.fabbe ha scritto:Quale sarebbe secondo voi il modo migliore per tradurre in completo Italiano "soluzione software e soluzione hardware" ?
A chi poi proponga di usare due volte di seguito la locuzione a livello di, suggerisco di leggere attentamente "La lingua di plastica" di Ornella Castellani Pollidori.
Non credo proprio che siano parole italiane a tutti gli effetti. Il GRADIT mette hardware tra gli esotismi, cioèFreelancer ha scritto:Software e hardware sono due parole italiane, usate da milioni di italiani sia nello scritto sia nel parlato. Sono prestiti integrali dall'inglese, siamo d'accordo, ma ormai si possono considerare parole italiane a tutti gli effetti.
vocaboli avvertiti come stranieri, esotismi fonologicamente non adattati e non inseriti nella morfologia italiana.
Roberto so bene che al di fuori di questo forum la maggior parte dei parlanti considera queste parole normalissime. Io rivolgevo la mia domanda a coloro che considerano quei termini "inglesi" e che hanno partecipato alla lavorazione della lista dei traducenti (che include anche software e hardware).Freelancer ha scritto:Questa frase è già in italiano. Software e hardware sono due parole italiane, usate da milioni di italiani sia nello scritto sia nel parlato. Sono prestiti integrali dall'inglese, siamo d'accordo, ma ormai si possono considerare parole italiane a tutti gli effetti.fabbe ha scritto:Quale sarebbe secondo voi il modo migliore per tradurre in completo Italiano "soluzione software e soluzione hardware" ?
Mi sono scordato di sottolinearlo nel mio intervento precedente perché in questo forum (e filone) mi sembrava ovvio.
Ultima modifica di fabbe in data ven, 28 apr 2006 21:26, modificato 1 volta in totale.
Ma perché non soluzione programma, semplicemente? Ne ho trovati alcuni esempi in rete (anche se non sono sicuro dell’esatto significato).
Potete indicarmi se Tmpeg è la migliore soluzione programma per fare un DvD da un Divx?
In funzioni dei Vostri obbiettivi, La Vostra soluzione programma GMAC sarà MicroMaint, MiniMaint o MaxiMaint Caricare la documentazione commerciale ...
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Si intenda a tutti gli effetti "accettate da quasi tutti gli italiani (ossia: a eccezione dei puristi), accolte nell'uso".Marco1971 ha scritto:Non credo proprio che siano parole italiane a tutti gli effetti. Il GRADIT mette hardware tra gli esotismi, cioèFreelancer ha scritto:Software e hardware sono due parole italiane, usate da milioni di italiani sia nello scritto sia nel parlato. Sono prestiti integrali dall'inglese, siamo d'accordo, ma ormai si possono considerare parole italiane a tutti gli effetti.vocaboli avvertiti come stranieri, esotismi fonologicamente non adattati e non inseriti nella morfologia italiana.
Del resto Gradit si scioglie in Grande dizionario italiano dell'uso. Marco lei non dovrebbe fare troppo affidamento sulle indicazioni del Gradit, sa che è il dizionario più descrittivo, che accoglie parole che la fanno rabbrividire. Troverà più conforto nel Treccani, dato che Aldo Duro non era permissivo - per così dire - come Tullio De Mauro. Infatti nel Treccani si trovano qua e là commenti che indicano come la pensano i curatori, ad esempio sotto hardware "che non ha avuto una soddisfacente traduzione".
Ma so che lei vuole dire che hardware non s'inquadra né nel primo né nel secondo sistema fonologico italiano, forse nel terzo...
Però hardware non è così repulsivo: termina in vocale (questo dovrebbe farle piacere), contiene un gruppo consonantico insolito - RDW, è vero, ma che dire allora di NGST in tungsteno o LDSP in feldspato? Anch'essi si potrebbero considerare non tollerabili in italiano, ma per lei tungsteno e feldspato sono parole italiane, vero?
C'è forse il problema della pronuncia della w, siamo d'accordo, non identica per tutti, ma non mi sembra così grave. Insomma cercherei di mettermi il cuore in pace su hardware e software, sono state proposte tutte le possibili rese, ma nessuna ha attecchito. Perché continuare a scervellarsi su queste due parole?
Ultima modifica di Freelancer in data ven, 28 apr 2006 22:44, modificato 1 volta in totale.
Hardware, nella pronuncia italianizzata, non termina in vocale. A parte, poi, che esiste la variante tunsteno, si tratta, con feldspato, di voci tecniche, che non credo si pronuncino non dico cento ma neanche una volta al giorno. E comunque, ribadisco che i gruppi consonantici interni non vanno considerati alla stessa stregua di quelli finali.Freelancer ha scritto:Però hardware non è così repulsivo: termina in vocale (questo dovrebbe farlo piacere), contiene un gruppo consonantico insolito - RDW, è vero, ma che dire allora di NGST in tungsteno o LDSP in feldspato? Anch'essi si potrebbero considerare non tollerabili in italiano, ma per lei tungsteno e feldspato sono parole italiane, vero?
Se anche lei assume atteggiamenti disfattistici, ebbene, mi rende triste. Ma dire che una parola non ha attecchito quando non è mai stata lanciata da nessuno è come dire che non serve alcun tentativo.Freelancer ha scritto:Insomma cercherei di mettermi il cuore in pace su hardware e software, sono state proposte tutte le possibili rese, ma nessuna ha attecchito. Perché continuare a scervellarsi su queste due parole?
Ultima modifica di Marco1971 in data ven, 28 apr 2006 22:52, modificato 1 volta in totale.
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Ma no Marco, non è disfattismo ma solo realismo. Come le ho già detto più volte, indirizzerei le mie energie verso obiettivi conseguibili. Cercare di sostituire hardware o software significa sprecare tempo ed energie. Naturalmente ognuno è libero di usare come vuole il proprio tempo e le proprie energie.Marco1971 ha scritto:Se anche lei assume atteggiamenti disfattistici, ebbene, mi rende triste. Ma dire che una parola non ha attecchito quando non è mai stata lanciata da nessuno è come dire che non serve alcun tentativo.
Per hardware e software sono stati lanciati tentativi di sostituzione; continuare a vedere riproposti senza fine programmario, strumentario e così via dà una sensazione di déjà vu.
Freelancer dixit:
Tuttavia, faccio notare che avevo premesso un forse proprio perché usare due volte di seguito la locuzione a livello di mi piace assai poco.
Il titolo è allusivo: non mancherò di procurarmelo.A chi poi proponga di usare due volte di seguito la locuzione a livello di, suggerisco di leggere attentamente "La lingua di plastica" di Ornella Castellani Pollidori.
Tuttavia, faccio notare che avevo premesso un forse proprio perché usare due volte di seguito la locuzione a livello di mi piace assai poco.
Ultima modifica di Incarcato in data ven, 28 apr 2006 23:01, modificato 1 volta in totale.
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