Sí, in chi avesse voluto godere della vista dalla terrazza [non aveva altra scelta che salire quei 500 scalini] ci troviamo difronte a quella che tradizionalmente va sotto il nome di «relativa impropria con sfumatura condizionale», per cui, se è vero che il tempo giusto per esprimere contemporaneità con un tempo passato è il congiuntivo piucchepperfetto (e non certo l’imperfetto, che esprimerebbe contemporaneità col presente), è però altrettanto vero che non siamo in presenza di un periodo ipotetico in senso stretto con le sue ferree regole di consecutio (dove il tipo «misto» rappresenta quindi un sottocaso marcato), ma di un congiuntivo che conferisce a una relativa dal valore condizionale un’ulteriore sfumatura di eventualità.
Il punto importante —e per questo ho cambiato il titolo del filone— è che lo schema sú riportato da Promessainfranta vale per le oggettive [e per la maggior parte delle completive] al congiuntivo, ma non per le relative.
Concordanza dei tempi in oggettive al congiuntivo
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