«A me non convince proprio»
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
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In prima battuta, a mo' di captatio benevolentiae, mi scuso anticipatamente per la mia abissale ignoranza. Ho dato una rapida occhiata alle discussioni e sono convinto di trovarmi di fronte a persone estremamente colte e preparate.
A dispetto della mia insipienza, però, voglio dire la mia sull'argomento, ché, malgrado le mie lacune, la mia passione per le questioni di lingua è grande. Spero che il mio ragionamento da orecchiante non scomparisca di fronte alla vostra capacità di analisi.
Io, da parlante della variante regionale veneta dell'italiano, uso qualche volta (me disgraziato!) questo solecismo, id est "a me mi riguarda" et similia. Non so ravvisare se tale forma sia stata mutuata da qualche altra lingua (ne dubito, poiché né i francesi né gli spagnoli riuscirono mai a impadronirsi della Serenissima).
Credo tuttavia che il suo uso sia giustificabile alla stessa maniera dell'analoga forma iberica: che la preposizione "a", cioè, sia usata pleonasticamente per indicare il caso accusativo. Brancolando nel buio della mia scarsa preparazione, potrei azzardare un'ipotesi riguardo all'origine di tale uso: il declino progressivo e il successivo oblio dei casi grammaticali che si verificò nel Tardo impero e nell'Alto medioevo fece nascere l'esigenza di marcare diversamente la funzione delle parole. Per questo lo spagnolo (ma, personalmente, non escludo che un simile fenomeno sia avvenuto autonomamente anche al di fuori della penisola iberica, a seguito di un'elaborazione spontanea dei parlanti) decise di applicare la preposizione "a" davanti alle parole con funzione di complemento oggetto, l'ex caso accusativo.
Può reggere questa congettura?
A dispetto della mia insipienza, però, voglio dire la mia sull'argomento, ché, malgrado le mie lacune, la mia passione per le questioni di lingua è grande. Spero che il mio ragionamento da orecchiante non scomparisca di fronte alla vostra capacità di analisi.
Io, da parlante della variante regionale veneta dell'italiano, uso qualche volta (me disgraziato!) questo solecismo, id est "a me mi riguarda" et similia. Non so ravvisare se tale forma sia stata mutuata da qualche altra lingua (ne dubito, poiché né i francesi né gli spagnoli riuscirono mai a impadronirsi della Serenissima).
Credo tuttavia che il suo uso sia giustificabile alla stessa maniera dell'analoga forma iberica: che la preposizione "a", cioè, sia usata pleonasticamente per indicare il caso accusativo. Brancolando nel buio della mia scarsa preparazione, potrei azzardare un'ipotesi riguardo all'origine di tale uso: il declino progressivo e il successivo oblio dei casi grammaticali che si verificò nel Tardo impero e nell'Alto medioevo fece nascere l'esigenza di marcare diversamente la funzione delle parole. Per questo lo spagnolo (ma, personalmente, non escludo che un simile fenomeno sia avvenuto autonomamente anche al di fuori della penisola iberica, a seguito di un'elaborazione spontanea dei parlanti) decise di applicare la preposizione "a" davanti alle parole con funzione di complemento oggetto, l'ex caso accusativo.
Può reggere questa congettura?
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data dom, 14 dic 2014 14:13, modificato 1 volta in totale.
- Ferdinand Bardamu
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Non ha nulla di cui scusarsi: siamo qui per parlare di lingua italiana ed è sempre meglio entrare in medias res. 
Infatti non abbiamo creato una rubrica in cui presentarsi, che porterebbe a facili digressioni. In fondo basta il profilo, in cui ognuno mette le informazioni personali che desidera.

Infatti non abbiamo creato una rubrica in cui presentarsi, che porterebbe a facili digressioni. In fondo basta il profilo, in cui ognuno mette le informazioni personali che desidera.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Accusativo preposizionale
Due cose per amor di completezza: la prima, un rimando a una scheda dell’Accademia della Crusca sull’argomento, che fa un sintetico quadro della situazione dell’italiano moderno; la seconda, una precisazione, ché quel che si è detto finora in questo filone si può facilmente prestare a malintesi: l’oggetto preposizionale è un costrutto che si è sicuramente sviluppato autonomamente nelle varie parti della Romània da esso interessate. Attestazioni di accusativo preposizionale si riscontrano già in testi trecenteschi siciliani e napoletani (ricordo che la dominazione spagnola nel Regno di Napoli risale al primo Cinquecento): si veda questo articolo della Sornicola (cfr. anche Sornicola 2000).Ferdinand Bardamu ha scritto:Brancicando nel buio della mia scarsa preparazione, potrei azzardare un'ipotesi riguardo all'origine di tale uso: il declino progressivo e il successivo oblio dei casi grammaticali che si verificò nel Tardo impero e nell'Alto medioevo fece nascere l'esigenza di marcare diversamente la funzione delle parole. Per questo lo spagnolo (ma, personalmente, non escludo che un simile fenomeno sia avvenuto autonomamente anche al di fuori della penisola iberica, a seguito di un'elaborazione spontanea dei parlanti) decise di applicare la preposizione "a" davanti alle parole con funzione di complemento oggetto, l'ex caso accusativo.
Può reggere questa congettura?
A tal proposito, val forse la pena leggersi anche un recente articolo di Mair Parry (disponibile in rete e in italiano

Su un sito di notizie è apparsa la seguente frase: «Alla Bruzzone, poi, non convince del tutto la versione dei fatti raccontata dal cacciatore ***».
Come avrebbe potuto essere meglio scritta la frase?
1) «Alla Bruzzone, poi, non la convince del tutto ecc.»
2) «La Bruzzone, poi, non la convince del tutto ecc.»
Queste due frasi appartengono rispettivamente al "tipo" a me non mi convince e me non mi convince, con la non trascurabile differenza che, se pur sarebbero accettabili nelle prime due persone singolari (nel parlato), non lo sono alla III persona (gli esempi del collegamento riguardano l'accusativo preposizionale, ma credo si possano estendere alla tematizzazione preposizionale, che è il caso che ci occupa).
Penso non sia possibile mantenere la formulazione della frase nella forma attiva, a meno di rinunciare alla tematizzazione del compl. oggetto (i.e. «La versione dei fatti non convince del tutto la Bruzzone»).
Altrimenti, bisogna usare la diatesi passiva: «La Bruzzone, poi, non è del tutto convinta della versione dei fatti»).
Come avrebbe potuto essere meglio scritta la frase?
1) «Alla Bruzzone, poi, non la convince del tutto ecc.»
2) «La Bruzzone, poi, non la convince del tutto ecc.»
Queste due frasi appartengono rispettivamente al "tipo" a me non mi convince e me non mi convince, con la non trascurabile differenza che, se pur sarebbero accettabili nelle prime due persone singolari (nel parlato), non lo sono alla III persona (gli esempi del collegamento riguardano l'accusativo preposizionale, ma credo si possano estendere alla tematizzazione preposizionale, che è il caso che ci occupa).
Penso non sia possibile mantenere la formulazione della frase nella forma attiva, a meno di rinunciare alla tematizzazione del compl. oggetto (i.e. «La versione dei fatti non convince del tutto la Bruzzone»).
Altrimenti, bisogna usare la diatesi passiva: «La Bruzzone, poi, non è del tutto convinta della versione dei fatti»).
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Dite quel che vi pare, ma per me son frasi da buttare.
"Non mi convince" va più che bene. Se si vuol rafforzare si può aggiungere un bel "per niente".
«Alla Bruzzone, poi, non convince del tutto(...)»
"La Bruzzone non è del tutto convinta(...)" non si può dire? Cambia il senso? E' più brutto?
"Non mi convince" va più che bene. Se si vuol rafforzare si può aggiungere un bel "per niente".
«Alla Bruzzone, poi, non convince del tutto(...)»
"La Bruzzone non è del tutto convinta(...)" non si può dire? Cambia il senso? E' più brutto?
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
Qui si suggeriva di riformulare la frase: «quanto a me...mi».
«Quanto alla Bruzzone, non la convince...» in quel contesto non va bene: andrebbe bene se ci fosse un contraddittorio rispetto a una terza persona, oppure se non fosse stata già il soggetto della frase principale precedente.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Ha ragione. Temo dunque che non si possa far nulla: bisogna rinunciare alla tematizzazione del complemento.Zabob ha scritto: «Quanto alla Bruzzone, non la convince...» in quel contesto non va bene: andrebbe bene se ci fosse un contraddittorio rispetto a una terza persona, oppure se non fosse stata già il soggetto della frase principale precedente.
Riesumo l'antico filone per una domanda, spero pertinente.
È in questi giorni in onda un'inserzione radiofonica di una catena di supermercati in cui avviene questo dialogo:
È in questi giorni in onda un'inserzione radiofonica di una catena di supermercati in cui avviene questo dialogo:
- Voce maschile:
«Signora, sa che noi di *** [nome dell'azienda] La conosciamo?»
Voce femminile:
«A me?»
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Re: *«Convincere a»
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