Sceglierei pur sempre vi, ché dovrei comunque fare i conti con qualche altro migliaio di telespettatori.Scilens ha scritto:E se fosse sua figlia che la sta guardando?
«Ci»
Moderatore: Cruscanti
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Difficile a dirsi…Ivan92 ha scritto:Come mai si dice mi ci vedo, ti ci vedo ma ce lo vedo, ce la vedo? Per quale motivo i pronomi atoni mi, ti precedono la particella ci (con valore d'avverbio di luogo o di pronome dimostrativo) mentre i pronomi lo, la la seguono?
Sincronicamente, ci limiteremo a costatare che è cosí.
Diacronicamente, noteremo ad esempio che il fiorentino piú antico presentava (almeno fino a tutto il Dugento) l’ordine «accusativo-dativo» lo mi (ma anche lo ci, e cosí i dialetti della Toscana orientale), mentre a Pisa, Siena e Lucca si aveva già il tipo moderno «dativo-accusativo» me lo (ma anche ce lo), poi passato al fiorentino nel corso del Trecento, e quindi alla lingua nazionale.
In conclusione: si tratta probabilmente d’una semplice questione d’uso, che, come si vede, può cambiare nel tempo…
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Continuo a non capire.
I pronomi gli e le vengono sempre usati come dativi.
È vero che la coppia di grafemi le potrebbe stare a indicare sia - per l'appunto - un dativo singolare (le dico) sia un accusativo plurale (le vedo), ma penso che sia altrettanto impossibile commettere un errore, ché la voce verbale consente di comprendere in maniera limpida. Per cui, una frase alla stregua di quando vengono usati come dativi mi sembra paradossale.
Colgo l'occasione per augurare una serena Pasqua a tutti quanti.
I pronomi gli e le vengono sempre usati come dativi.
È vero che la coppia di grafemi le potrebbe stare a indicare sia - per l'appunto - un dativo singolare (le dico) sia un accusativo plurale (le vedo), ma penso che sia altrettanto impossibile commettere un errore, ché la voce verbale consente di comprendere in maniera limpida. Per cui, una frase alla stregua di quando vengono usati come dativi mi sembra paradossale.
Colgo l'occasione per augurare una serena Pasqua a tutti quanti.
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Non è affatto paradossale! Stiamo parlando dell’ordine in cui due pronomi clitici entrano in combinazione, e quel che ci dice la GGIC è semplicemente che, per esempio, un le dativo, quando entra in combinazione con un si riflessivo, lo precede, ma un le accusativo lo segue, e.g.: «le si accostò» (= a lei) ~ «se le lava» (= le mani).Ivan92 ha scritto:Per cui, una frase alla stregua di quando vengono usati come dativi mi sembra paradossale.
Dissotterro questo filone! 
La seguente frase (Non penso che Marco abbia l'esame domani) può esser riscritta nei seguenti termini (Non penso che Marco ce l'abbia domani) senza che il registro linguistico divenga regionale e poco sorvegliato? Che cosa pensate di questo ce? Lo ritenete abusivo e tipico d'un parlato sciatto?
La seguente frase (Non penso che Marco abbia l'esame domani) può esser riscritta nei seguenti termini (Non penso che Marco ce l'abbia domani) senza che il registro linguistico divenga regionale e poco sorvegliato? Che cosa pensate di questo ce? Lo ritenete abusivo e tipico d'un parlato sciatto?
- Ferdinand Bardamu
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Regionale sicuramente no: semmai informale. In ogni caso, credo che il verbo avere si accompagni comunemente alla particella ci in unione con un clitico accusativo (es. «ce l’ho»); l’uso del semplice verbo avere suonerebbe come formale. Questo costrutto con ci mi sembra parte dell’italiano normale moderno. Piú marcatamente colloquiale è l’uso del ci attualizzante col verbo avere nel caso in cui l’oggetto sia un sostantivo (es. «ci ho fame», «ci ha i soldi»). C’è un passo al riguardo nella Grammatica del Serianni, che purtroppo non ho sottomano.
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L’avevamo già citato nel quinto intervento di questo filone.Ferdinand Bardamu ha scritto:C’è un passo al riguardo nella Grammatica del Serianni, che purtroppo non ho sottomano.
- Ferdinand Bardamu
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Vi ringrazio. 
Lei dice che l'uso del semplice verbo avere suonerebbe come formale. Ora, Sí, ce l'ho non possiede di certo i connotati della formalità, ma Sí, l'ho, più che formale, mi sembra improponibile. Desterebbe stupore e incomprensione, anche nei parlanti più colti e raffinati. Sembrerebbe che Sí, ce l'ho sia oggidí l'unica soluzione possibile, sempre ammesso che uno dia una risposta breve.
Lei dice che l'uso del semplice verbo avere suonerebbe come formale. Ora, Sí, ce l'ho non possiede di certo i connotati della formalità, ma Sí, l'ho, più che formale, mi sembra improponibile. Desterebbe stupore e incomprensione, anche nei parlanti più colti e raffinati. Sembrerebbe che Sí, ce l'ho sia oggidí l'unica soluzione possibile, sempre ammesso che uno dia una risposta breve.
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PersOnLine
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valerio_vanni
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Nel collegamento fornitoci da Infarinato, Marco1971 portava come esempio un passo del Paradiso nel quale Dante s'esprime senza l'ausilio della particella ci/ce. Per cui, penso che l'ipotesi dell'ipercorrettismo debba essere scartata. Direi piuttosto che l'uso del solo verbo avere, senza l'apposizione d'alcun ci/ce che preceda il clitico accusativo, è troppo antiquato — e forse troppo sostenuto — per poter essere compreso al giorno d'oggi.PersOnLine ha scritto:L'italiano comune (formale o informale che sia) prevede ce l'ho, la soppressione del ce si può avere, direi, o in un italiano sostenuto o, all'opposto, in un italiano popolare, magari per ipercorrettismo.
Quanto a se ci riesco, penso sia corretta ammesso che si consideri quel ci come parte integrante del verbo riuscirci. Altrimenti, non penso che "Se riesco, vengo domani" abbia alcunché d'errato. A me non suona male.
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