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Inviato: dom, 01 feb 2015 20:31
di Ivan92
PersOnLine ha scritto:Le consiglio di controllare l'etimologia delle parole.
Be', benedire è composta di bene e dicere, mezzogiorno, di mezzo e giorno. Eppure, nella parola composta, mezzo conserva la e aperta, mentre invece la e di bene si chiude.

A valerio: sí, ma chi è che decide se la parola vien sentita unica o no?

Inviato: dom, 01 feb 2015 21:03
di Scilens
Veramente, Ivan, in benedire non sento chiudersi la E.
In Benedetto la prima E non è chiusa, si sente ancora l'origine della parola.
Mi viene da chiederle, allora, perché sente di doverla pronunciare chiusa.

Inviato: lun, 02 feb 2015 0:48
di Ivan92
Scilens ha scritto:Veramente, Ivan, in benedire non sento chiudersi la E.
In Benedetto la prima E non è chiusa, si sente ancora l'origine della parola.
Mi viene da chiederle, allora, perché sente di doverla pronunciare chiusa.
Be', perché io l'ho sempre pronunciata chiusa, e perché anche il Dop, oltre che il DiPI, è del mio stesso parere. :D

Lei dice /bɛne'detto/ e /bɛne'dire/?

Inviato: lun, 02 feb 2015 1:07
di Scilens
Allora si vede che sono strano io.

Inviato: lun, 02 feb 2015 4:46
di valerio_vanni
Ivan92 ha scritto:A valerio: sí, ma chi è che decide se la parola vien sentita unica o no?
Ognuno per sé :-) , come si può vedere negli ultimi messaggi.
Poi i dizionari indicheranno l'uso prevalente nei campioni presi in considerazione (zone d'italia, professionisti della dizione etc).

Un possibile criterio può essere, secondo me, il livello di fusione delle due parole in una. È più probabile separare "mezzogiorno" che "benedetto" o "Benevento" (per l'ultimo è veramente improbabile, essendo un nome proprio).

Lo stesso può valere per terraferma e terremoto: la prima si stacca bene, la seconda no.

Inviato: lun, 02 feb 2015 13:31
di Ivan92
Tutto molto perspicuo, caro valerio. :)

A ogni modo, sembra che neanche il DiPI e il DOP riescano a mettersi d'accordo. Per esempio, il primo ritiene che si debba dire /pɔiˈke/, mentre il secondo, /poi'ke/, a meno che non si decida di ricorrere alla grafia disunita, nel qual caso si dirà /pɔiˈke/. Insomma, una questione spinosa.

Inviato: lun, 02 feb 2015 21:24
di Carnby
Ivan92 ha scritto: Lei dice /bɛne'detto/ e /bɛne'dire/?
Io no. :)

Inviato: lun, 02 feb 2015 22:07
di Ivan92
Be', il suo niègo mi solleva. :)

Inviato: mar, 03 feb 2015 1:06
di Ivan92
In generale, comunque, sembra che il DiPI, in casi come questi, consigli la pronuncia con vocale aperta, mentre il DOP propone la vocale intermedia.

Inviato: mar, 03 feb 2015 16:57
di Infarinato
Ivan92 ha scritto:In generale, comunque, sembra che il DiPI, in casi come questi, consigli la pronuncia con vocale aperta intermedia, mentre il DOP propone la vocale intermedia chiusa.
E direi che in generale ha ragione il DOP: le realizzazioni del DiPI sono un po’ troppo… «teoriche». :)

Inviato: mer, 04 feb 2015 0:09
di Ivan92
Come mai ha barrato aperta e intermedia? Il DiPI propone proprio la vocale [semi] aperta: /mɛʣʣoˈʤorno/, per esempio. Il DOP invece, nel trascrivere la medesima parola, usa il segno indicante e aperta atona.

Inviato: mer, 04 feb 2015 0:50
di Infarinato
Ivan92 ha scritto:Come mai ha barrato aperta e intermedia? Il DiPI propone proprio la vocale [semi] aperta: /mɛʣʣoˈʤorno/, per esempio. Il DOP invece, nel trascrivere la medesima parola, usa il segno indicante e aperta atona.
Mi riferivo (e credevo che anche Lei si riferisse) a casi come benedetto o poiché.

Comunque quella del DiPI è una /ɛ/ non accentata (o secondariamente accentata: [ᴇ]), non una /ɛ/ accentata ([ɛ]).

Inviato: mer, 04 feb 2015 1:08
di Ivan92
Ah, sí, chiedo venia. :oops:

A ogni modo, perché nella parola singola —mi riferisco a poiché— compare o chiuso atono, mentre nell'esempio letto dal Fiorelli compare o aperto atono?

Inviato: mer, 04 feb 2015 15:03
di Infarinato
Ivan92 ha scritto:A ogni modo, perché nella parola singola —mi riferisco a poiché— compare o chiuso atono, mentre nell'esempio letto dal Fiorelli compare o aperto atono?
Perché, se non vado errato, in entrambi gli esempi poiché è usato nell’accezione letteraria/arcaica di «dopo che», dove è ancora avvertita la composizione poi che.

Per inciso, faccio notare che il «poiché moderno» (= «dal momento che») non fa parte dell’uso vivo toscano, che ricorre invece a perché, siccome, visto che etc.

Inviato: mer, 04 feb 2015 19:41
di Ivan92
Infarinato ha scritto: Per inciso, faccio notare che il «poiché moderno» (= «dal momento che») non fa parte dell’uso vivo toscano, che ricorre invece a perché, siccome, visto che etc.
Anche a giacché?