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Inviato: sab, 13 dic 2014 16:58
di valerio_vanni
Carnby ha scritto:GFR ha scritto:Si potrebbe anche ipotizzare che i settentrionali siano meno sensibili alle successioni di consonanti.
Mi ricordo che in piacentino «macellaio» si dice
pkèr e in bolognese «ospedale» si dice
sbdèel. «Lo stomaco» in triestino è
el stòmigo.
In Romagnolo c'è «disgraziato» -> «dsgrazié».
C'è un vecchio poema, intitolato
Pvlon Matt. Pvlon sta per Paolone
In generale, ci sono nessi consonantici tali da provocare crampi a buona parte dei parlanti centro-meridionali.
Anche se, col tempo, si vanno perdendo e vengono inserite vocali d'appoggio.
Inviato: sab, 13 dic 2014 18:27
di Animo Grato
valerio_vanni ha scritto:In Romagnolo c'è «disgraziato» -> «dsgrazié».
Non conosco affatto il romagnolo (né il piacentino, né gli altri dialetti citati), perciò chiedo ai diretti interessati: siete sicuri che la pronuncia sia effettivamente quella intuibile dalla grafia, o che non si tratti piuttosto di una trascrizione approssimativa (la più "arrotondata" possibile, nei limiti dell'alfabeto e delle convenzioni della lingua italiana), per cui qualche
scevà particolarmente volatile, appena accennato, s'è perso per strada? Tanto per restare all'esempio qui sopra, qualcosa come «dəsgrazié».
Inviato: sab, 13 dic 2014 19:29
di valerio_vanni
No, piuttosto salta una consonante ("sdel" e "sgrazié", nelle parlate meno tradizionali). Tracce di scevà non ce ne sono, non viene aggiunta una sillaba.
Però nel tempo c'è stata una tendenza a rompere alcuni nessi con l'inserimento di vocali, per esempio «ledar» (ladro) è un antico "ledr" in cui a un certo punto il nesso /dr/ in coda alla sillaba è stato abbandonato.
Inviato: sab, 13 dic 2014 21:04
di Scilens
Quel "ledr" in Romagna non si potrebbe scrivere "laeder" o "lader", ma con la dieresi sulla a? Tanto per riprodurre il suono.
Inviato: dom, 14 dic 2014 0:37
di valerio_vanni
Scilens ha scritto:Quel "ledr" in Romagna non si potrebbe scrivere "laeder" o "lader", ma con la dieresi sulla a? Tanto per riprodurre il suono.
Non sono pratico d'ortografia, purtroppo. In alcune zone c'è un dittongo con "a evanescente", una sorta di "le
adar" (o "le
ader", non sono nemmeno sicuro sull'esatta natura della seconda vocale). Tra l'altro ho saputo che, dove c'è quel dittongo, viene chiamata "una
a" (al mio orecchio ricorda più la
e).
Mi pare che venga usato il circonflesso come diacritico, ma dovrei controllare meglio.
Nel dialetto parlato qui, però, quel tipo di dittonghi è praticamente assente: la parola è un semplice "lédre" (da pronunciare così come se si leggesse in Italiano).
Inviato: gio, 25 dic 2014 15:32
di Ivan92
Ma non si potrebbe dire ben isperare? È un'eresia?
Inviato: gio, 25 dic 2014 16:04
di Animo Grato
Ferdinand Bardamu mi perdonerà se maltratto la lingua dei suoi padri (o dei padri dei suoi vicini), ma in questo caso
xe pezo el tacòn del sbrego.
Se voglio ovviare all'esotica asprezza della sequenza consonantica
-nsp-, perché dovrei ricorrere a un'altra "stranezza" (la
i- prostetica) quando la forma piena
bene previene il problema?
Inviato: gio, 25 dic 2014 16:39
di Ivan92
Be', come darLe torto, caro Animo Grato!