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Inviato: lun, 07 set 2015 16:12
di Marco Treviglio
Scusate se mi intrometto, ma a me pare che la frase in oggetto venga presa, forse, da un punto di vista sbagliato.
Personalmente penso che i due verbi in testa alla frase (essere e stare) non siano in funzione d'ausiliare o di verbo fraseologico: "Sono a lavorare" equivale a "Sto a lavorare" che equivale a "Mi trovo a lavorare".
Intendo dire che i verbi essere e stare hanno valenza di trovarsi (in una determinata situazione), come descritto in Treccani alle voci dei due verbi ai punti 4. a..
Inviato: lun, 07 set 2015 16:45
di Infarinato
Infatti, sono [qui] a lavorare nel senso di «mi trovo [qui] al lavoro» è accettabile in un registro colloquiale (qui la regionalità non c’entra, e del resto si dice anche sono a fare la spesa [= «mi trovo»] etc.), ma in un registro meno informale si dice (lege: si dovrebbe dire) sono al lavoro, come ricordava Marco.
Inviato: lun, 07 set 2015 17:11
di Marco Treviglio
Sono d'accordo, infatti il mio intervento precedente era incentrato sul discorso in evoluzione riguardo all'intendimento di "continuità di svolgimento di un'azione con l'infinito": essere a e stare a, in questo contesto, non credo esprimano questa valenza.
Inviato: lun, 07 set 2015 20:45
di Arnoldas
Cari amici, scusate, per me tutto è troppo complicato... Adesso non capisco niente... Volevo solo sapere se invece di "sto a lavorare" si può dire in italiano standard anche "sono a lavorare". Volevo sapere solo questo. I regionalismi almeno adesso non mi interessano. Solo l'italiano standard. Grazie.
Inviato: lun, 07 set 2015 20:46
di Pugnator
Forse mi sono espresso male e ho usato un esempio infelice ma esistono
alcuni costrutti con stare a + infinito che sono equivalenti ad alcuni con stare + gerundio anche in italiano standard.
Ad esempio prendiamo la seguente frase da un libro trovato su google libri:
Strane cose mi stanno ad aspettare, cose da guardare e da mangiare, e tante visioni orride in quel mondo finché il mattino non cambia lo sfondo.
che potrebbe esser benissimo resa con:
"Strane cose mi stanno aspettando, cose da guardare e da mangiare...."
oppure per prendere un esempio dell'800:
In un' amenissima valletta stanno ad aspettare il momento d' ire a purificarsi quelli della quarta specie di negligenti,
che si può rendere benissimo con:
"In un'amenissima valletta stanno aspettando il momento d'ire a purificarsi quelli della quarta specie di negligenti"
Inviato: lun, 07 set 2015 20:55
di Infarinato
Arnoldas ha scritto:Volevo solo sapere se invece di "sto a lavorare" si può dire in italiano standard anche "sono a lavorare". Volevo sapere solo questo. I regionalismi almeno adesso non mi interessano. Solo l'italiano standard.
In questo caso, le ha già risposto Marco all’inizio: con
lavorare neanche
sto a lavorare va bene, ma solo
sono al lavoro o
sto lavorando, o
al limite, sí, anche
sono a lavorare, che non è regionale, ma è colloquiale.
Inviato: lun, 07 set 2015 21:34
di Ferdinand Bardamu
Pugnator ha scritto:Forse mi sono espresso male e ho usato un esempio infelice ma esistono
alcuni costrutti con stare a + infinito che sono equivalenti ad alcuni con stare + gerundio anche in italiano standard.
Ad esempio prendiamo la seguente frase da un libro trovato su google libri:
Strane cose mi stanno ad aspettare, cose da guardare e da mangiare, e tante visioni orride in quel mondo finché il mattino non cambia lo sfondo.
che potrebbe esser benissimo resa con:
"Strane cose mi stanno aspettando, cose da guardare e da mangiare...."
Le perifrasi
stare + gerundio e
stare a + infinito hanno sí significato affine, ma non sono intercambiabili. A tale riguardo,
l’intervento d’Infarinato, come sempre perfetto per concisione e chiarezza, non avrebbe bisogno di ulteriori chiose. Per completezza però riporto per sommi capi la trattazione della
Grande Grammatica Italiana di Consultazione, vol. II, § I.3.2.1.5.
Stare a + infinito:
- ha senso statico ed è incompatibile coi verbi di moto: *lui stava a andare…;
- ammette i tempi perfettivi: stette ad aspettare ~ *stette aspettando;
- non implica l’esistenza di un momento in cui si osserva il processo nel suo svolgimento;
- è compatibile con gli avverbi e le espressioni avverbiali che indicano una durata limitata: stette ad aspettare un’ora ~ *stava aspettando un’ora;
- di conseguenza, l’aspetto che denota non è progressivo bensí continuo.
La scelta dell’una o dell’altra perifrasi porta con sé significati sensibilmente diversi, secondo il modo in cui si guarda all’azione.
Inviato: lun, 07 set 2015 22:04
di Arnoldas
"Stare a + infinito: - ha senso statico..." Quindi se non si dice "sto a lavorare" dovrebbe significare che "lavorare" non ha senso statico. Giusto? Allora che senso ha "lavorare"? Di movimento? Sì?
Inviato: ven, 11 set 2015 19:01
di Marco Treviglio
Arnoldas ha scritto: Allora che senso ha "lavorare"? Di movimento? Sì?
Caro Arnoldas, purtroppo in italiano non è cosí semplice definire la classificazione d'un verbo per diversi motivi che non sto a specificare ora.
Provo a spiegarlo in questo modo. (Se commetto degli errori, sono sicuro che qualcuno mi correggerà prontamente.

)
La costruzione ideale per indicare un'azione in corso, quindi già iniziata e che andrà avanti anche dopo il momento dell'enunciazione, è
stare + gerundio.
Questa non è sempre equivalente a
stare a + infinito, ché di per sé è adoperabile in italiano solo con i verbi di senso statico.
In questo caso la costruzione "Stare a lavorare" ha senso statico, però collide con il senso del verbo in sé.
Avrebbe senso se ci fosse nella frase qualche elemento che ne caratterizzasse la staticità ("Sto ancora qui a lavorare", ossia "Rimango qui a portare avanti il lavoro") ed evidenzierebbe la continuità e il prolungarsi dell'azione.
Senza ciò, "lavorare" implica nel suo significato un senso dinamico con tre varianti: progressiva, continua, finalizzata ad uno scopo.
In questo contesto, che può essere accettato solo nel colloquiale, il locutore vuol dire che è statico sul lavoro, ossia è costretto sul posto di lavoro o è costretto ad una attività quotidiana non progressiva, non continua e senza una finalità vera e propria data dall'atto lavorativo (per inteso, non importa se al momento lavoro o meno, basta che io sia qui e col passare del tempo porto a casa la pagnotta).
In conclusione, non essendo limpido il messaggio veicolato dal parlante, perché rappresenta in maniera implicita una sua valutazione personale che, ovviamente, può essere non condivisibile dal suo interlocutore, la frase non può essere ritenuta italiano a tutti gli effetti.
Inviato: ven, 11 set 2015 21:02
di Infarinato
D’accordo praticamente su tutto, tranne che su questo:
Marco Treviglio ha scritto:In questo contesto, che può essere accettato solo nel colloquiale, il locutore vuol dire che è statico sul lavoro…
Direi che
stare a lavorare senz’altra specificazione, a differenza di
sono a lavorare, non è solo colloquiale: è regionale [centromeridionale, non toscano].
Come ha ben detto Lei, basta una minima connotazione deittica che espliciti il valore proprio di
stare «trovarsi» (
sto ancora qui a lavorare,
me ne sto [
tutto solo /
ancora]
a lavorare etc.) per rimuovere la patina di regionalità.
Inviato: ven, 11 set 2015 21:30
di Ferdinand Bardamu
Marco Treviglio ha scritto:Senza ciò, "lavorare" implica nel suo significato un senso dinamico con tre varianti: progressiva, continua, finalizzata ad uno scopo.
In realtà
lavorare, nella sua accezione intransitiva, è continuativo, e in quanto tale è atelico e durativo: in altre parole, designa un processo che si prolunga nel tempo, ma non tende a una meta.
Inviato: ven, 11 set 2015 22:07
di Ivan92
Confermo, ovviamente: nella mia varietà d'italiano, sto a lavora' coincide coll'italiano sto lavorando. Sono a lavorare, invece, mi sembra cosí innaturale. Non l'ho mai sentito da queste parti.
Inviato: sab, 12 set 2015 8:14
di Arnoldas
Carissimi Marco, Ferdinand, Infarinato ed Ivan, vi ringrazio delle vostre cortesi spiegazioni. Siete come sempre così gentili e pazienti... Grazie ancora. Buona giornata.
Inviato: sab, 12 set 2015 12:11
di Ferdinand Bardamu
Vorrei aggiungere qualcosa riguardo al costrutto dell’italiano normale
stare a + infinito. In tutti gli esempi del
Treccani compaiono verbi continuativi, che, come ho scritto sopra, sono durativi e non tesi a un fine, a una meta:
- Rimontò sul destriero, e ste’ gran pezzo
A riguardar che ’l Saracin tornasse (Ariosto)
stette un pezzo a pensarci su
stavano ancora lì a chiacchierare
è inutile s. a discutere
L’incompatibilità non è soltanto coi verbi che indicano un movimento fisico
finalizzato (es.
*stette a andare,
*stette a camminare fino alla spiaggia) ma anche con tutti i verbi che designano un cambiamento di stato, una trasformazione, un risultato, ecc.; in breve, un fine. Donde l’agrammaticalità anche di frasi come
*stette a svegliarsi,
*stette a impazzire,
*stette a fermarsi, ecc.
Inoltre, affinché tale costrutto sia ammissibile, occorre che il verbo non sia nemmeno stativo: i verbi stativi descrivono una qualità permanente, non modificabile, come
piacere (
*stette a piacere),
provenire (
*stette a provenire),
esistere (
*stette a esistere) eccetera.
Come ha detto perfettamente Infarinato, l’uso di
lavorare in questa perifrasi verbale senz’altre specificazioni non è normale, ma connotato regionalmente. In
Google Libri, infatti, si trovano soltanto esempi in cui compaiono determinazioni di luogo, comunque espresse:
- In una fredda notte del febbraio 1935, stette a lavorare fino a tardi nel gelido laboratorio dell'ospedale e la mattina dopo si svegliò con febbre e mal di gola. [FONTE]
Si sa che il Cellini stette a lavorare nel palazzo del cardinal Gonzaga… [FONTE]
… Costa e Dosso Dossi, con i quali dovette essersi trovato a contatto a Mantova, negli anni ch'essi vi stettero a lavorare per i Gonzaga. [FONTE]
Inviato: sab, 12 set 2015 14:21
di Arnoldas
Grazie, Ferdinand!!!