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Inviato: mer, 08 mag 2013 11:59
di Zabob
Grazie; confesso che qui ci sarei cascato, ritenendo fino ad ora che *inflattivo e *deflattivo fossero forme corrette.
Inviato: mer, 08 mag 2013 12:23
di Ferdinand Bardamu
Sono forme quasi ubique: raramente in radio o in tivvú ho sentito inflativo o deflativo.
Inviato: mer, 08 mag 2013 12:31
di Infarinato
Zabob ha scritto:Stiamo formando una piccola lista di consonanti doppie incongrue.
Riassumiamo:
– supplet[t]ivo
– collut[t]orio
– accel[l]erare
Erronee, sí; «incongrue[nti]», non troppo (…l’ultima è addirittura «piú italiana»):
uno,
due e
tre.

Inviato: mer, 08 mag 2013 13:27
di Ferdinand Bardamu
Infarinato ha scritto:Erronee, sí; «incongrue[nti]», non troppo (…l’ultima è addirittura «piú italiana»):
uno,
due e
tre. ;)
Ci sono ragioni fonotattiche per la forma
colluttorio, o basta l’analogia?
Inviato: mer, 08 mag 2013 13:50
di Infarinato
C’è solo l’analogia, che ovviamente
non basta.

Inviato: mer, 08 mag 2013 18:00
di Zabob
Incremento questa lista con
biric[c]hino (e in questo filone Marco cita anche
intrav[v]edere),
bric[c]iola (incrocio con
briccica?),
viep[p]iù e
pressoc[c]ché; quest'ultimo si trova persino, insieme a
pressoché (ci sarà una differenza?

), sul
dizionario inglese-italiano Sansoni in linea.
Di altro genere mi pare l'errore di chi dice
*tacchimetro, e si trova anche
*stecchiometria (ragioni fonotattiche? attrazione di "tacchi" e "specchio"?).
Inviato: gio, 09 mag 2013 19:04
di u merlu rucà
Ha l'aria di essere una pronuncia, passata nello scritto, di origine meridionale.
Inviato: gio, 09 mag 2013 19:17
di Souchou-sama
Anche se mi pare un’ovvietà, lo scrivo esplicitamente, ché mi sembra sfuggire a molti, qui e in giro per il fòro:
il raddoppiamento di /p, t, k/
«a casaccio» è fortemente tipico della pronuncia lombarda & emiliano-romagnola.

Inviato: gio, 09 mag 2013 19:28
di Ferdinand Bardamu
Souchou-sama ha scritto:Anche se mi pare un’ovvietà, lo scrivo esplicitamente, ché mi sembra sfuggire a molti, qui e in giro per il fòro:
il raddoppiamento di /p, t, k/
«a casaccio» è fortemente tipico della pronuncia lombarda & emiliano-romagnola.

Le posso dire che, in italiano regionale, anche in Veneto si usano geminazioni a casaccio (esempi, al momento, non me ne sovvengono: mi creda sulla parola

).
Inviato: gio, 09 mag 2013 20:42
di SinoItaliano
Infarinato ha scritto:Zabob ha scritto:Stiamo formando una piccola lista di consonanti doppie incongrue.
Riassumiamo:
– supplet[t]ivo
– collut[t]orio
– accel[l]erare
Erronee, sí; «incongrue[nti]», non troppo (…l’ultima è addirittura «piú italiana»):
uno,
due e
tre. ;)
Però accelerare deriva da celere...

Inviato: gio, 09 mag 2013 21:38
di Infarinato
Ma non mi dica!

(;))
Inviato: gio, 09 mag 2013 23:37
di Zabob
L'uso di *accellerare in luogo di accelerare non è nuovo. Se ne trovano numerose occorrenze, specie fino al '700, anche se difficilmente in autori d'un certo peso.
Cercando sul sito bibliotecaitaliana.it ho trovato p.es. una dozzina d'occorrenze, fra le quali segnalo questi versi dal poema Ercole di Giambattista Giraldi Cinzio:
ella, che la potenza sua sapeva,
volendola mostrar in costor due,
fe' ad Alcumena il parto differire,
e accellerò d'Archippe il partorire.
e questa battuta da Lo schiavetto di Giovan Battista Andreini:
Fermatevi là, dico. Pur troppo a i danni della vita corre frettolosa la morte, senza che voi gli accelleriate il passo.
Vi sarebbero anche due esempi goldoniani, ma non trovano riscontro nelle altre edizioni disponibili su Google libri. È possibile che siano stati gli stampatori ad aver commesso un refuso (in questi e negli altri casi)?
Inviato: gio, 09 mag 2013 23:45
di Marco1971
Per le questioni ortografiche vale unicamente la vigente norma. Le oscillazioni grafiche nel corso dei secoli sono infinite. E cosí per la morfologia verbale. La tradizione letteraria si può invocare per questioni sintattiche e, eventualmente, lessicali.
Inviato: gio, 09 mag 2013 23:55
di Zabob
Però si può supporre che le oscillazioni grafiche rispecchino un'incertezza nella pronuncia, specie in un caso come questo (non si sa come si scrive poiché non si sa come si dice). Un'oscillazione puramente ortografica potrebbe essere, invece, quella fra potenza e potenzia (due varianti "legittime" della stessa parola, anziché una corretta e una no).
Inviato: ven, 10 mag 2013 0:36
di Marco1971
Le raccomando la lettura (se non è già cosa fatta) della storia della lingua italiana di Bruno Migliorini (preferibilmente quella completa in due volumi, ma può andar bene anche la versione ridotta). Ci troverà molte cose illuminanti al riguardo.
