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Inviato: mer, 03 feb 2016 13:12
di domna charola
Probabilmente mia nonna non sapeva la regola ma andava a orecchio... ma queste sono tutte mie illazioni. Di fatto usava alchermes con totale naturalezza, mentre la svizzera diveniva amburga (nonostante dicesse bicèr anche isolato, mi sovviene) così come molti altri termini stranieri.
Insomma, probabilmente, sulla scia dell'Artusi il termine è stato assimilato precocemente nella lingua, da parlanti che ne ignoravano le regole.
Ora, la domanda che mi sorge spontanea è: sino a che punto espiantare vocaboli non adattati ma che ormai sono stati assimilati? Ciquanta, cento anni? O più?

Inviato: mer, 03 feb 2016 19:25
di Ivan92
domna charola ha scritto:Ora, la domanda che mi sorge spontanea è: sino a che punto espiantare vocaboli non adattati ma che ormai sono stati assimilati? Ciquanta, cento anni? O più?
Mi ha preceduto di qualche ora. :)

Inviato: mer, 03 feb 2016 19:46
di Sixie
In famiglia l'ho sempre sentito chiamare il Chèrmes. Viene meglio in dialetto : El Chèrmes, suona proprio esotico, come la provenienza del liquore stesso o della cocciniglia, da cui si otteneva quel bel colore rosso cremisi. Crèmisi? Chèrmisi! :)

Inviato: mer, 03 feb 2016 20:22
di Ferdinand Bardamu
Sixie ha scritto:In famiglia l'ho sempre sentito chiamare il Chèrmes.
Avrei giurato che anche da lei venisse adattato in cherme. Per farle un esempio, da me nomi esotici come Eros vengono regolarmente storpiati facendo cadere la consonante finale: Ero.

Inviato: gio, 04 feb 2016 9:47
di Carnby
Intanto la mia mamma mi conferma che la voce vernacola per alchermes era archèmisse (in disuso). :)

Re: «Alchermes»

Inviato: gio, 04 feb 2016 11:14
di Antujo
Ivan92 ha scritto:
valerio_vanni ha scritto:Si va a formare una struttura abbastanza rara, però: la terzultima sillaba accentata e la penultima chiusa.
Sí, probabilmente non mi suona bene per codesto motivo.

A ogni modo, assodata la bontà di alchermusse, credete che archemus(e) sia un'alternativa inutile?
Secondo me sí.

Se si volesse evitare il rilievo espresso da valerio_vanni, allora si potrebbe semplicemente togliere la s, facendo alcherme.

Inviato: gio, 04 feb 2016 15:11
di domna charola
... e per il vermut? Mi è venuto in mente per analogia alcolica: anche questo è un termine che mia nonna usava correntemente senza adattarlo, e in tempi non sospetti...

Inviato: gio, 04 feb 2016 17:08
di Freelancer
In «Purismo e neopurismo», in La lingua italiana nel Novecento, Firenze, Le Lettere, 1990 (ristampa 2003), pp. 97-107, Bruno Migliorini ha scritto:
È debolissima, insomma, nella lingua d'oggi la capacità d'assimilazione fonetica; troppo fortemente ha lavorato a sminuirla la predominanza della lingua scritta sulla lingua parlata. Le forme normali per il nostro occhio sono Voltaire e Cavour: chi scrive Voltèr o Cavurre arcaizza o toscaneggia; ugualmente vermut s'è imparato, attraverso la scrittura, a pronunziare con la t finale, e vermutte suona paesano o strapaesano.
[...]
Ma per chifel / chifelle, rum / rumme, gas / gasse, vermut / vermutte, ecc., la lingua è ancor oggi davanti a un dilemma non risolto; essa, pur sentendo il disagio che le recano voci non conformi al ritmo generale della lingua (meglio tollerabili riescono le voci fonosimboliche come crac, picnic, zigzag), non sa decidersi ad accettare le forme toscane, che le sembrano limitate da un punto di vista territoriale, e popolari o addirittura plebee da un punto di vista sociale.
Nota 1: queste considerazioni risalgono al 1938.

Nota 2: questa citazione è riportata in un paio di interventi risalenti al 2006. Basta cercare 'vermut' nella casella Cerca in alto, accanto a Gruppi utenti. È sempre consigliabile fare preliminarmente una ricerca nel sito per vedere se un argomento è stato trattato - si scoprirà che negli anni precedenti si è sviscerata, avvalendosi di una quantità copiosa di citazioni di Bruno Migliorini e Arrigo Castellani, una miriade di argomenti concernenti l'indebolimento della capacità di adattamento dell'italiano.

Inviato: gio, 04 feb 2016 19:36
di Carnby
domna charola ha scritto:... e per il vermut?
È già meglio di vermouth, come viene scritto ancora su alcune etichette (così come rhum, ma questo è più raro). In ogni caso da me si dice vèrmutte e rumme (e mettiamoci pure il cògnacche). :)

Inviato: gio, 04 feb 2016 20:30
di Millermann
Tornando in tema:
Sixie ha scritto:Crèmisi? Chèrmisi! :)
Cara Sixie, lei è geniale! :P
Ci ha fatto rimarcare l'esistenza di chèrmisi, che ha la stessa origine di crèmisi e di alchèrmes!
Nulla vieterebbe allora, quanto meno, d'affiancare al nome tradizionale del liquore la variante «alchèrmisi», che rispetterebbe meglio la fonotassi italiana pur non apparendo (troppo) dialettale o popolare, data la gran quantità di parole italiane sdrucciole uscenti in -isi. Che ne pensate? :D

Inviato: gio, 04 feb 2016 20:43
di Ferdinand Bardamu
Non si farebbe prima a prendere in prestito il siciliano archèmisi, suggerito da Sempervirens?

Inviato: gio, 04 feb 2016 21:21
di Millermann
Ferdinand Bardamu ha scritto:Non si farebbe prima a prendere in prestito il siciliano archemisi ... ?
Può essere vero, però, se ci riflette, tutte queste varianti (dialettali) che iniziano per arche- non rispettano l'etimologia del termine, che è «al-qirmiz», dove «al» rappresenta l'articolo. Insinuano, anzi, una falsa derivazione dal greco archos! :?

La mia proposta «alchèrmisi», invece (sempre "accademica", sia ben chiaro :wink:), rappresenta una formazione etimologicamente corretta, poiché chermisi è proprio l'italianizzazione dell'arabo qirmizi. :)

Inviato: gio, 04 feb 2016 21:40
di Ferdinand Bardamu
Ci rifletto, ci rifletto, ma il criterio etimologico è tutt’altro che fondamentale: non vedo che problema ci sia se qualcuno, digiuno di questioni etimologiche, scambia quell’arche- per l’omofono e omografo prefisso greco.

Può essere necessario rispettare la morfologia originale per qualche cultismo il cui uso presuppone, o meglio esige, un’inconcussa acribia filologica e una precisa intenzione da parte del parlante; ma dubito che una parola cosí ordinaria possa rientrare tra i cultismi che necessitano di un sacro rispetto della loro forma, alla stregua di un grecismo o di un latinismo. Eppoi codesto criterio ci potrebbe portare, per assurdo, a rivedere l’adattamento di certi arabismi come elisir (al-iksīr) o amalgama (al-jamā‛a).

Inviato: gio, 04 feb 2016 23:33
di Ivan92
Ferdinand ha ragione. L'adattamento di molti arabismi alla nostra lingua non ha obbedito a principi etimologici. Si potrebbero citare diverse parole. Per cui, dati i vari archemisse, archemisi e archemuse, potremmo coniare qualcosa di simile o prendere in prestito il termine toscano, non so. Detto questo, il suggerimento di Sixie e la proposta di Millermann non mi dispiacciono punto. :)

Inviato: gio, 04 feb 2016 23:36
di Ivan92
Carnby ha scritto:cògnacche
Da noi si dice cognàcche. Qual è l'accentazione corretta?