Inviato: mer, 02 mar 2016 22:09
Da me c'è "a uffo".Carnby ha scritto:Non esiste dalle mie parti un'espressione esattamente equivalente (a parte il non nativo a scrocco)
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Da me c'è "a uffo".Carnby ha scritto:Non esiste dalle mie parti un'espressione esattamente equivalente (a parte il non nativo a scrocco)
Confermo a ufo e a sbafo anche qui e mi scuso per la dimenticanza.sempervirens ha scritto:Nel livornese invece si dice a ufo, con una effe. Poi ci sarebbe anche a sbafo.
Questo mi sa di romanesco.sempervirens ha scritto:Più sul vernacolo abbiamo aggratisse, cioè a gratis.
Gli è che, leggendo per la prima volta il termine di cui sopra, anche a me sono venuti in mente i vari a ufo, a sbafo, a scrocco. Da me si dice aggratise.Millermann ha scritto:Però, da quel che mi è sembrato di capire, i vari «a ufo», «a sbafo», «a scrocco» (ossia "senza pagare") non sono esattamente equivalenti a «di sfroso», né nel significato milanese ("di frodo/contrabbando"), né in quello veneto ("di nascosto").
Mi pare, comunque, che qui si sia piuttosto tolleranti sull'uso del termine, che tuttavia non appare nei dizionari, e di cui il Giuseppe Bernardoni del primo intervento sconsiglia l'uso.quella corriera sgangherata sulla quale troppi maschi le rivolgevano sorrisi ammiccanti o guardavano di sfroso le sue gambe.
https://books.google.it/books?id=rw7JAg ... so&f=false
Smettiamola, per favore, una volta per tutte di citare il Pianigiani per le etimologie: è davvero troppo datato.domna charola ha scritto:Mi ritroverei quindi nella definizione del Pianigiani, che sostiene la derivazione da una voce dall'antico alto tedesco, legata al concetto di "sopra", e quindi di superfluo, e da qui, che non costa
http://www.etimo.it/?term=ufo&find=Cerca
mentre sconfessa la derivazione dalla locuzione ex ufficio apposta alle lettere di pubblici uffici, che viaggiavano senza tassa, con apposta la dicitura abbreviata per riconoscerle.
Il [i]DELI[/i] ha scritto:a ufo ‘senza pagare, a spese altrui’ (av. 1676, L. Lippi).
La loc., che ha sbrigliato la fantasia degli etimologisti aneddotici, è considerata unanimamente [sic] di orig. onom. (REW, DEI, Migliorini-Duro, Devoto Avv.), secondo un passaggio semantico ingegnosamente illustrato con abbondanza di dati da L. Spitzer (Butlletí de Dialectologia catalana IX 1921 85-87): “uf! è una interiezione, che si realizza riempiendo le gote d’aria e poi espellendola, ciò che esprime sovrabbondanza corporale o dello spirito (il provz. ha tanto a oufe, quanto a boufe, a poufe). A questo punto (e la cronologia non lo contraddice, anzi un’annotazione del D’Ambra, lo confermerebbe), si può pensare, per l’it., ad un’importazione dalla penisola iberica, anche se altri (Corominas) pensano al percorso inverso”. Piú fantasiose e pittoresche spiegazioni si dettero nel passato, come quella delle Note al Malmantile del 1688 (p. 325): “A VFO. Senza spendere. È detto plebeo. Si scrivono da i Magistrati di Firenze lettere di commissioni a i Ministri forensi, le quali da coloro, che le chieggono, e le presentano, si pagano a i Magistrati, che le fanno, ed a i Ministri, che le ricevono; e quando non sono chieste, ma son fatte, e mandate per proprio interesse di quel Magistrato, che le fa, non vi è spesa alcuna, e però affinché tali lettere, le quali non si pagano, si possono distinguer da quelle, che si pagano, scrivono nella soprascritta ex offitio, ma l’abbreviano scrivendo ex Vffo, ed i tavolaccini, o donzelli, che le consegnano non leggono se non ex Vfo, e distinguono queste due specie di lettere, dando a quelle, che si pagano il nome di lettere col diritto, cioè con la dovuta spesa, ed all’altre il nome dell’Vfo, cioè senza spesa. E di qui è nato questo detto a Vfo, che vuol dir senza spesa, e serve in ogni occasione”, o come quella riportata dal Panz. Diz.: “Per la difficile etimologia di questa parola, si aggiunge anche la seguente: il materiale per la fabbrica di San Pietro era esente da dogana e portava la scritta ad urbis fabricam: dalle tre iniziali auf si fece a ufo”. A parte queste spiritose amenità, merita qualche attenzione anche l’opinione già espressa dal Diez, che ricordava il got. ŭfiô ‘abbondanza’, o, piú precisamente, il ‘superfluo’, ma gli argomenti a suo favore sono invero debolissimi (Corominas). Infine un’altra proposta: la presenza della base, ufo, ufa tanto in Italia (anche mer.), quanto nella penisola iberica, può indirizzare verso una comune base osco-umbra, rafforzata dalla caratteristica -f- intervocalica, cui corrisponde in lat. -b-, che V. Pisani (in Romanica 372-377) ritrova in un ricostruito òsco *ad ūfar, pari ad un lat. *ad ūber, col sign. dell’avv. ūbertim ‘abbondantemente, copiosamente’.
Si, è quella. L'«idea di furberia» rende bene il concetto.Ferdinand Bardamu ha scritto:Ho trovato, forse, la frase a cui lei fa riferimento [omissis] c’è comunque un’idea di furberia [...]
La ringrazio. A proposito, le è capitato di sentire anche il verbo ṡfroṡài (mi pare strana quella [z] davanti a una costrittiva non sonora) citato da Cortelazzo e Marcato?marcocurreli ha scritto:L'«idea di furberia» rende bene il concetto.
Il DELI conferma l'etimo *fraudiāre che avevo presupposto partendo dal ligure occ. anche se non spiega s-, per il quale è da ipotizzare ex-. Anche *frosāre, però, potrebbe essere alla base del lig. occ.Ferdinand Bardamu ha scritto:Riporto la voce «Sfroso» del Dizionario etimologico dei dialetti italiani di Manlio Cortelazzo e Carla Marcato, Torino: «UTET», 2005:
- Sfróṡo, sm. (lombardo, veneto). ‘Contrabbando’, usato specie nell’espressione di sfroṡo ‘di contrabbando, di nascosto’, nota anche nel lunigianese de sfroṡu.
Si tratta di forme deverbali dal lombardo e veneto sfroṡa(re), emiliano sfruṡàr, ligure (genovese) sfrožà, sfronžà (di qui passate al sardo campidanese ṡfroṡài), toscano settentrionale sfroṡare ‘frodare il dazio’, voci ricondotte ad un latino parlato *fraudiāre da fraus, fraude ‘frode’, oppure ad un *frosāre di tradizione semidotta costruito sul nominativo fraus. Deverbali sono anche il lombardo ed emiliano sfrus ‘contrabbando’.
No, non l'ho mai sentito. L'origine genovese del verbo campidanese è menzionata anche nel sito di Tonino Rubattu, sezione etimologie genovesi, dove per il genovese è riportata la voce sfrouxá.Ferdinand Bardamu ha scritto:A proposito, le è capitato di sentire anche il verbo ṡfroṡài (mi pare strana quella [z] davanti a una costrittiva non sonora) citato da Cortelazzo e Marcato?
sfrouxá: sfrosai