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Inviato: sab, 05 mar 2016 15:34
di Ferdinand Bardamu
Sixie ha scritto:Esatto! I
bagigi o, meno ricercato,
bajiji
I
bagìgi hanno al loro interno, dopo aver aperto la
sgussa, due semi che presentano una
pèle rossastra; si toglie anche quella , si aprono a metà e compare, se si è fortunati,
el frate.
Da me si chiamano anche
galetine.
Inviato: sab, 05 mar 2016 16:13
di lorenzos
Cara Sixsie, che bel suono antico bajiji, mi ricorda anche la parodia che in gita scolastica facevamo della nota canzone, in onore di Jijio, un assistente di nome Luigi:
"Tutti mi chiamano Jijio, ma io Jijio non sono..."
(il moderatore mi concederà questa piccola digressione)
Inviato: dom, 06 mar 2016 19:47
di Carnby
sempervirens ha scritto:Allude alle noccioline americane? Per intendersi, quelle già tostate?
Quelle tostate, anche perché la coltivazione di arachidi non è molto diffusa dalle nostre parti.
Inviato: dom, 06 mar 2016 21:22
di Millermann
Il Treccani ammette come
sinonimi di
guscio anche
buccia o
scorza e, nel caso dei legumi,
baccello. Non vale, invece, il contrario.
Dalle mie parti le arachidi si chiamano semplicemente «noccioline»; per i gusci della frutta secca e dei legumi si usa «scorza» (anche in dialetto), mentre il guscio dell'uovo è detto «crúocchiula», cosí come quello della chiocciola. Penso che derivi dal latino
cochlea (
chiocciola, appunto), magari con un'influenza onomatopeica del tipo "crocchiolare".
Invece il nome dialettale del simpatico gasteropode è «caracúellu», sicuramente derivato dallo spagnolo
caracol (mi risulta che un nome simile è usato anche in veneto, è vero?)

Inviato: dom, 06 mar 2016 21:37
di Ferdinand Bardamu
Millermann ha scritto:Invece il nome dialettale del simpatico gasteropode è «caracúellu», sicuramente derivato dallo spagnolo
caracol (mi risulta che un nome simile è usato anche in veneto, è vero?)

Uhm, non so da altre parti, ma da me la
chiocciola si chiama
bogón; le
chioccioline sono le
bogonèle. La
lumaca (altrimenti detta
limaccia o
lumacone: insomma, il gasteropode senza conchiglia) è la
luméga.
Inviato: dom, 06 mar 2016 23:31
di sempervirens
Carnby ha scritto:sempervirens ha scritto:Allude alle noccioline americane? Per intendersi, quelle già tostate?
Quelle tostate, anche perché la coltivazione di arachidi non è molto diffusa dalle nostre parti.
Era ciò che sospettavo. In Giappone il sostantivo che le denomina è
ràccasei 落花生, stranamente simile al nostro arachidi.
A proposito, un altro nome in italiano dell'arachide è spagnoletta.
Inviato: lun, 07 mar 2016 9:00
di Sixie
Millermann ha scritto: mentre il guscio dell'uovo è detto «crúocchiula», cosí come quello della chiocciola. Penso che derivi dal latino
cochlea (
chiocciola, appunto), magari con un'influenza onomatopeica del tipo "crocchiolare".
Invece il nome dialettale del simpatico gasteropode è «caracúellu», sicuramente derivato dallo spagnolo
caracol (mi risulta che un nome simile è usato anche in veneto, è vero?)

La coclea presenta uno sviluppo elicoidale come il guscio della chiocciola o
bogon o
bòvoli-bovoleti a Venezia;
s-cioxi a Treviso;
corniòi a Vicenza;
bogon- bogoni a Verona e Rovigo;
càpari a... non lo so.
Il simpatico gasteropode viene definito
b(u)òvolo o
bògolo (
bogolon) proprio a motivo della forma a spirale del guscio. Un
bòvolo è anche un vortice che si crea sulla superficie dell'acqua o, per analogia, nell'aria.
Creature meravigliose, i
bogoni, misteriose e arcane: "Bisognava avere pazienza e blandire e minacciare a lungo prima di ottenere il piccolo miracolo", scrive Luigi Meneghello in un suo testo intitolato proprio
Maredè,maredè....
Maredè, maredè... poi continua con una delle numerose filastrocche per far uscire i
corni del padrone di casa:
"Caparo caparetto,
meti fora i to corneti,
uno par mi, uno par ti,
do par la vecia che xe morta l'altro dì"
"Fora, fora,
tira fora i corneti,
senò te metto nei vasetti".
Nel veronese:
"Bogon bogonèa,
tira fora i corni,
se no te meto in padèa,
co to mama e to sorèa".

Inviato: lun, 07 mar 2016 9:23
di Carnby
sempervirens ha scritto:A proposito, un altro nome in italiano dell'arachide è spagnoletta.
In alcune zone
spagnoletta significa ‘rocchetto di filo’.
Inviato: lun, 07 mar 2016 10:51
di domna charola
Da me quello è lo spagnoletto (il gergo sartoriale mi viene da nonna e prozie veneziane).
Bovolo come spirale estesa in verticale si trova ad esempio nella ben nota "scala del bovolo" o "palazzo Contarini del Bovolo", da drio de campo Manin.
Per le conchiglie commestibili, invece, sentivo fare differenza fra i garusoli e i garagoi, credo fossero quelli del gruppo della Nassa rispetto ai muricidi, o viceversa... non mi piacevano, quindi non era importante per me ricordare la distinzione...
Il secondo termine si richiama comunque al termine spagnolo, come sopra citato.
Inviato: lun, 07 mar 2016 14:25
di Sixie
Spagnolette,
bagìgi e gallette hanno tutti la stessa forma, più o meno: di un piccolo corpo cilindrico quale potrebbe essere il rocchetto da filo o il bozzolo da seta (la
galetina di Ferdinand).
Ho chiesto conferma a dei colleghi venetofoni su
scorza,
guscio e
buccia ed è uscito quanto segue:
- scortsa per agrumi, zucca, anguria e melone;
- sgùssa per noci, arachidi, fagioli, piselli;
- pèle per mele, pere, banane.
Io, a dire il vero, avrei detto
scorza per le arachidi e non
guscio, data la consistenza del baccello che lo fa assomigliare alla corteccia, che, appunto, chiamiamo
scòrtsa.
I
garùxoli, citati da Domna Charola, vengono chiamati anche
bùli – Bullo è cognome diffusissimo a Chioggia – e non piacciono nemmeno a me. Sia di terra, sia di mare.
Inviato: lun, 07 mar 2016 14:50
di Ferdinand Bardamu
Sixie ha scritto:…
pèle per mele, pere, banane.
Non solo, in generale per tutti gli ortaggi e le frutta rivestiti di una buccia che assomigli, per l’appunto, a una
pelle (sing.
péƚa):
’na peƚa de pomidòro,
de pearón (=
peperone), ecc.