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Re: Posteriorità nel discorso indiretto

Inviato: dom, 14 mag 2023 17:42
di Enzo
Graffiacane ha scritto: dom, 14 mag 2023 10:51 Ma se sottintendessimo una frase ipotetica (Spererei che verrebbe, se fosse invitato), il condizionale presente sarebbe comunque da respingere?
Lei intende una protasi che dipende dall'oggettiva?
Spererei = verbo della principale;
che verrebbe (se fosse invitato) = oggettiva da cui dipende l'apodosi e la protasi implicita.
Spero di aver inteso bene.
Una buona giornata. :)

Re: Posteriorità nel discorso indiretto

Inviato: dom, 14 mag 2023 19:48
di Graffiacane
Sí, ha inteso bene. Infatti penso —anche se qualche dubbio ce l'ho— che un costrutto articolato in questo modo sarebbe accettabile, benché all'orecchio (perlomeno al mio) suoni male.
Una buona giornata anche a Lei. :)

Re: Posteriorità nel discorso indiretto

Inviato: lun, 15 mag 2023 1:46
di DON FERRANTE
Su due piedi, senza troppa meditazione, direi che va ben differenziato il peso semantico, comunicativo dei verbi introduttori.
Un "verbum dicendi" o un "verbum sentiendi" ben accettano un condizionale: dico/sostengo che verrebbe... penso/credo/suppongo/sospetto che verrebbe...
Salendo di grado verso i "verba affectuum" e "voluntatis" il condizionale perde di validità: mi dispiace/spero che verrebbe*... ordino/desidero che verrebbe*.
Parimenti se coniugo al condizionale (sia esso apodosi di periodo ipotetico o condizionale di modestia o attenuativo) il verbo introduttore.

Re: Posteriorità nel discorso indiretto

Inviato: lun, 15 mag 2023 9:11
di lorenzos
Graffiacane ha scritto: dom, 14 mag 2023 10:51 Ma se sottintendessimo una frase ipotetica (Spererei che verrebbe, se fosse invitato), il condizionale presente sarebbe comunque da respingere?
Mah... Forse forse potremmo immaginare:
"E se lo invitasse Giulia personalmente?"
"Allora sì, spererei che verrebbe".

Re: Posteriorità nel discorso indiretto

Inviato: gio, 18 mag 2023 0:18
di Enzo
Se spero che verrebbe o spererei che verrebbe è scorretto, quindi lo è anche speravo che sarebbe arrivato o avrei sperato che sarebbe arrivato?
Grazie.

Re: Posteriorità nel discorso indiretto

Inviato: gio, 18 mag 2023 10:09
di Infarinato
No, costí il condizionale composto esprime il futuro del/nel passato, quindi è correttissimo. ;)

Re: Posteriorità nel discorso indiretto

Inviato: ven, 19 mag 2023 4:46
di Enzo
Cortese @Infarinato, mi pare I verbi di volontà (preferire, volere ecc.) rifiutino sia il condizionale composto (passato) che semplice (presente) quindi, se il verbo sperare rientra in questa categoria, o così mi è parso di capire leggendo le risposta di Don Ferrante, come mai regge quello composto e non quello semplice? Cosa lo differenzierebbe dagli altri verbi di desiderio e volontà come i due verbi sopraccitati?
Grazie. :)

Re: Posteriorità nel discorso indiretto

Inviato: sab, 20 mag 2023 19:55
di Infarinato
Innanzitutto, i verba timendi, sperandi etc. non rientrano tra i verba voluntatis, né mi pare che l’abbia sostenuto don Ferrante, ma formano una categoria a sé. Poi don Ferrante non ha parlato di condizionale composto, che, quando esprime il futuro del/nel passato, è spesso modernamente classificato come un tempo dell’indicativo anziché del condizionale.

E i verbi in oggetto ammettono sicuramente il condizionale composto con quella funzione [in dipendenza da un tempo storico], in quanto ammettono [anche] il futuro semplice in dipendenza da un tempo principale:
  • Temo che la cosa non si faccia/farà → Temevo che la cosa non si facesse si sarebbe fatta;
  • Spero che venga/verrà → Speravo che venisse sarebbe venuto.
Incidentalmente, siccome il futuro del passato si poteva esprimere fino al primo Novecento [anche] col condizionale semplice, Manzoni avrebbe potuto usare (e magari ha usato —non ho controllato) tale tempo in dipendenza da un tempo storico di sperare. A ogni buon conto, ha senz’altro usato il condizionale composto: «tanto piú che Lucia sperava che le sue nozze avrebber troncata, sul principiare, quell’abbominata persecuzione». ;)

Re: Posteriorità nel discorso indiretto

Inviato: dom, 11 giu 2023 3:54
di Enzo
Infarinato ha scritto: sab, 20 mag 2023 19:55
  • Temo che la cosa non si faccia/farà → Temevo che la cosa non si facesse si sarebbe fatta;
  • Spero che venga/verrà → Speravo che venisse sarebbe venuto.
Se non sbaglio, però, a differenza del verbo sperare, verbi come temere o costruzioni come aver paura possono reggere un condizionale presente, mi sbaglio?
  1. Ho paura che (anche qualora
    ci provasse) non arriverebbe in tempo.
  2. A quel punto avrei paura che (anche qualora ci provasse) non arriverebbe in tempo.
  3. Temo che (anche qualora ci provasse) non arriverebbe in tempo.
  4. A quel punto logicamente temerei che (anche qualora ci provasse) non arriverebbe in tempo.
L'apodosi al condizionale ("non arriverebbe in tempo") e la protasi implicita/sottintesa (scritta fra parentesi) dipendono dalla proposizione oggettiva esplicita introdotta dal verbo temere o aver paura.

È tutto giusto?

Re: Posteriorità nel discorso indiretto

Inviato: dom, 11 giu 2023 17:12
di Infarinato
Enzo ha scritto: dom, 11 giu 2023 3:54 È tutto giusto?
Direi di sí, ma, se la protasi è sottintesa, dev’essere comunque facilmente desumibile dal contesto.